Era il 2003 quando La città incantata di Hayao Miyazaki vinse lOscar come miglior film danimazione. Un premio che testimonia il valore di una storia (da oggi fino al 27 giugno il film sarà di nuovo nelle sale italiane) che si rivolge a tutti grazie alla delicatezza dei toni e alla bellezza delle immagini e del contenuto, nello stile tipico del maestro giapponese. La protagonista, Chihiro, è una bambina di dieci anni, scontrosa e testarda, in collera con i genitori che la costringono a cambiare scuola e città. Quando il padre sbaglia strada e ferma lauto di fronte a un misterioso tunnel, la famiglia si ritrova in una città in apparenza abbandonata, dove però il cibo sembra a disposizione dei passanti.

Mentre i genitori si abbuffano, Chihiro incontra, su un ponte, un ragazzo affascinante di nome Haku che le intima di tornare indietro: al calare delle tenebre, infatti, il posto si anima e si rivela per quello che è, la città degli spiriti, in cui i nuovi arrivati sono trasformati da esseri umani in maiali. la sorte che tocca ai genitori di Chihiro, che invece si salva grazie allaiuto di Haku e alle sue preziose indicazioni. Per sopravvivere, Chihiro deve ottenere un lavoro e rendersi utile in una società che bandisce la pigrizia e lo spreco. Incontra così la severa Yubaba, che dirige le terme dove le divinità vanno a riposare, e la convince a firmare un contratto.

Nel corso della storia ritroviamo i temi cari a Miyazaki, come lecologia – i fiumi che devono essere ripuliti – e la dignità del lavoro, un elemento che avvicina La città incantata a Kiki – Consegne a domicilio. Chihiro non è una ragazzina simpatica, allinizio. lenta, imbranata, a tratti irritante. Lamicizia con Haku, lincontro con i buffi personaggi delle terme e limpegno quotidiano la trasformano, dandole maggiore fiducia in se stessa e negli altri.

Lintenzione del regista era quella di rivolgersi principalmente alle ragazzine, per dimostrare che è possibile trovare la propria indipendenza e assumere il controllo della propria vita. Chihiro ci conquista quando diventa coraggiosa, si spende per i suoi amici e, nella sua purezza, rifiuta loro offerto da Kaonashi, il personaggio Senza Volto, perché lavidità non le appartiene. La figura di Kaonashi assume un rilievo particolare nella storia e diventa il simbolo della società contemporanea, in cui si crede che i soldi assicurino la felicità. Invece, soltanto lamicizia sincera e un luogo a cui appartenere riescono a dare pace a unanima tormentata.

Nel capolavoro di Miyazaki, il microcosmo rappresentato ritrae in un certo senso l’organizzazione dell’azienda moderna, con una figura manageriale “sdoppiata” – Yubaba è crudele e inflessibile sul lavoro, la gemella è mite e gentile a casa – e il ritmo frenetico a cui sono costretti i dipendenti (Kamaji, l’uomo delle caldaie, ha diverse paia di braccia e non lascia mai la sua postazione, nemmeno quando dorme). I riferimenti alla vita contemporanea sono però calati in un immaginario che si lega al folklore giapponese, alla tradizione secondo cui i Kami (gli dei) e i Rei (gli spiriti) vivono ovunque.

Le splendide immagini del film, come il treno che corre sull’acqua e le lanterne che si accendono sul mare, nascono dal connubio tra le tecniche moderne e i metodi classici, tra i disegni fatti a mano e i dettagli realizzati in forma digitale. Il risultato è una storia in grado di appassionare e incantare, offrendo una trama di riferimenti, simboli e significati che vanno decifrati a vari livelli.

Un film da rivedere più volte, perché, come tutti i grandi classici, non stanca mai.