Odio e amo, cantava il poeta latino Catullo. Due sentimenti opposti che possono però convivere nello stesso cuore. Tutta colpa del vulcano, la commedia di Alexandre Coffre, esplora lodio che nasce da un amore passato e finito male, quello tra due ex coniugi che ormai, in comune hanno solo la figlia. Ma siamo sicuri che tanto astio non nasconda unemozione diversa, ancora viva?
Alain e Valérie, un tempo marito e moglie, ora nemici giurati, si incontrano sullaereo che deve portarli in Grecia, dove la figlia si sta per sposare. I loro programmi sono sconvolti dalleruzione del vulcano islandese Eyjfjallajökull, che costringe a un cambio di rotta e a un atterraggio in Germania. Quando Alain noleggia una costosissima auto per raggiungere la Grecia via terra, Valérie si aggrega, dando inizio a un viaggio infernale durante il quale i due cercano di boicottarsi a vicenda, in una lotta senza esclusione di colpi.
Persa lauto in seguito a un litigio in mezzo alla strada, sono costretti a ricorrere ai mezzi di fortuna: un autobus gremito di tifosi sfegatati, un passaggio a bordo di un camper guidato da un ex detenuto ossessionato dalla redenzione, il furto di un furgone e infine di un aereo che li porta a due passi dalla meta, dove ad aspettarli trovano la polizia greca. E dove scoprono che, forse, dietro lodio e il desiderio di distruggersi a vicenda si nasconde un legame che ancora sopravvive, un patrimonio di ricordi e di piccole cose contro cui combattono invano.
Paradossale, dissacrante e, in certi momenti, molto divertente, il film prende spunto dal vulcano per raccontare la storia di un viaggio che passa attraverso i pregiudizi, il rancore, le recriminazioni, la gelosia, in unesplosione di sentimenti negativi covati sotto la cenere di un matrimonio fallito. In una girandola di comparse, eventi sempre più stravaganti, dialoghi taglienti, la commedia di Coffre finisce per reggersi sulle spalle dei due attori protagonisti, Dany Boon (Giù al Nord) e Valérie Bonneton, senza offrire soluzioni narrative originali.
Inserendosi in un genere ben preciso, a cui appartiene il celebre Allinseguimento della pietra verde di Zemeckis, Tutta colpa del vulcano trova la sua strada nel crescendo di tensione, di pericoli e di follia che accompagna le disavventure della coppia. Le sequenze del camper e dellaereo rubato sono gustose nella loro assurdità: bisogna partire dal presupposto che il regista spinge le situazioni al limite, sempre in bilico tra realismo e parodia, per godersi la commedia.
Se gran parte della storia è un susseguirsi di azioni distruttive e spesso esagerate, il finale tenta invece una riconciliazione, moderando i toni e trovando, nel matrimonio romantico della giovanissima figlia, un’occasione di incontro e di riflessione sulla realtà.
L’abito da sposa che i genitori devono portare alla loro “bambina” e che sopravvive ai disastri, al contrario dei soldi, dei documenti e della dignità, diventa la metafora di qualcosa che rimane, nonostante tutto: l’amore per la figlia, la determinazione a non rinunciare a una promessa (partecipare al matrimonio) e, di conseguenza, a essere genitori.