Ugo Pagliai torna al Meeting di Rimini dopo quasi trent’anni. Era il 1985, infatti, quando, con la regia di Krzysztof Zanussi, si esibì nell’adattamento del “Giobbe” di Karol Wojtyla. «Ho un ricordo straordinario di quella volta», ha detto Pagliai a ilsussidiario.net. «Il Meeting è sempre un grande momento di incontro su temi importantissimi per tutto il mondo». Ridacchiando, ricorda poi come quella volta la regia spettacolare di Zanussi scatenò anche il panico tra il pubblico: «Una Renault rossa, identica a quella usata per nascondere il corpo di Aldo Moro, fece irruzione improvvisa sul palcoscenico scatenando la reazione delle guardie del corpo dei tanti ministri presenti. Insomma, quando la finzione supera davvero la realtà…». A Rimini questa volta il noto attore invece sarà protagonista di “Attaccato alla vita. Frammenti dalla Grande guerra” (Teatro Novelli, ore 21:30), con la regia di Roberto Ravaioli, interpretando testi di Giuseppe Ungaretti e Emilio Lussu dedicati alla Prima guerra mondiale di cui quest’anno ricorre il centenario dell’inizio.
Ci può presentare brevemente lo spettacolo?
Di questo bisognerebbe parlarne con il regista, io sono un esecutore. Comunque mi sembra uno spettacolo importante, ci voleva una visione particolare di questa Grande guerra, visto che purtroppo ancora oggi il nostro pianeta è fatto di guerre. Sono felice di fare questo spettacolo. Ungaretti poi è il gigante che sappiamo, sia come personaggio che come poeta.
In un breve video (lo potete guardare alla fine dell’articolo, ndr) che presenta lo spettacolo, la si vede recitare “Dannazione” di Ungaretti: tre versi “potentissimi”. Si può dire che racchiudano un po’ il senso dello spettacolo?
Indubbiamente sì, ma tutti i versi di Ungaretti sono straordinari come quelli de “I fiumi”, dove trova tutte le sue origini, la sua vita. Lo spettacolo non l’ho visto nella sua completezza, l’ho letto ovviamente nella sua interezza, ci sono anche delle parti di immagini e filmati della guerra e credo parleranno molto sufficientemente queste immagini.
Dei racconti di Lussu che ne dice?
Sono racconti molto sintetici, non c’è compiacimento nella pietà, contengono immagini molto belle, nitide e viene fuori il carattere, l’arroganza e la prosopopea dei grandi. Sono testi che fanno soprattutto pensare all’inutilità dell’essere umano che muore davanti a un altro essere umano.
Ecco, la guerra: che sentimenti le ha suscitato lavorare a questo spettacolo?
Ho pensato a quell’uomo che non ha il coraggio di sparare quando vede l’altro come uomo. Il nemico sì, quello è qualcuno da uccidere; ma quando quest’uomo pensa: sto uccidendo un uomo e me stesso. Questo è un messaggio che bisogna assolutamente ricordare a tutto il mondo in un momento in cui ci sono tante guerre. La Grande guerra, con quella carneficina che fu, ci fa ancora di più rendere conto di come sia inutile e sbagliato questo assalto alla baionetta, questo sparare davanti a degli occhi impauriti di una parte e dell’altra.
In effetti, il centenario della Grande guerra cade in un periodo in cui i conflitti non mancano, tanto che il Papa ha recentemente parlato di una “Terza guerra mondiale” in atto, seppur combattuta “a pezzetti”. Cosa ne pensa?
Siamo tutti coinvolti. Penso al boia che tiene per la collottola un uomo come un animale e poi gli taglia la gola, una cosa di una atrocità assoluta. Non voglio essere giudice di nessuno, ma sono cose che non dovrebbero accadere e tutta l’umanità dovrebbe lottare per la salvezza dell’essere umano.
Lei ha partecipato a un altro spettacolo ospitato al Meeting, ma ai suoi inizi (era il 1985, con “Giobbe” di Karol Wojtyla). Che ricordo ha? E cosa pensa della kermesse riminese?
Il Meeting è sempre un momento molto ricco, si trattano temi importantissimi, ci sono sempre personaggi di grande spicco di tutto il mondo per esternare la propria visione del mondo stesso. I temi sono tanti ma si intersecano benissimo tra di loro. Ho un ricordo straordinario di quella volta che venni, al punto che Zanussi aveva rielaborato il testo del Papa e faceva vedere i Giobbe moderni da Aldo Moro al vescovo Romero.
Il grande pubblico l’ha rivista recentemente in tv con la fiction Rai “Tutta la musica del cuore”. Quando la rivedremo sul piccolo schermo?
In realtà, avevo fatto un’altra fiction un paio di anni fa, ma non è mai stata trasmessa, chissà perché. Diciamo che oggi la televisione si è un po’ adagiata su certe fiction eccessivamente fiction, ma non disperiamo che i temi vengano approfonditi in modo giusto in un prossimo futuro.
(Paolo Vites)