Lunedì 4 agosto è andata in onda su Rai Due una nuova puntata di Voyager. Il viaggio di Roberto Giacobbo inizia dalla chiesa di San Paolo Maggiore, situata in via dei Tribunali, strada che un tempo rappresentava il cuore pulsante della città, e da qui il conduttore ci porta nel ventre della città, quella che viene definita Napoli sotterranea. Non sono in molti a sapere che la città partenopea visibile a tutti ha sotto di sé, a 140 metri, uno smisurato spazio fatto di cunicoli, catacombe, passaggi segreti, che risale al tempo degli antichi Greci, quando qui sorgevano numerose cave di tufo. Lo sfruttamento delle cave ha poi lasciato il posto a immense cavità, utilizzate via via come pozzi, cisterne, fosse comuni o, più recentemente, rifugi di guerra. Girando per i locali della Napoli sotterranea, che secondo gli speleologi sono circa un migliaio, Giacobbo s’imbatte anche nella cantina del monastero di Santa Patrizia, mentre è lo speleologo Vincenzo Albertini a introdurlo in una tomba rimasta chiusa per circa 2000 anni, situata sotto il cimitero monumentale di Poggioreale e scoperta negli anni ’80 a causa di uno smottamento. Invece, collocato sotto un appartamento, sorge un grande teatro romano, che all’epoca molto probabilmente veniva frequentato anche da Claudio e Napoleone e la cui gradinata interna venne scoperta soltanto qualche anno fa. Parlando di Napoli, è d’obbligo poi un accenno al Vesuvio, che conferì ai terreni di queste zone un grande fertilità, anche se ovviamente obbligava gli abitanti a stare all’erta. Oggi, vivono a ridosso del Vesuvio circa ottocentomila persone e ciò ha indotto anche a mettere a punto un efficiente sistema in grado di monitorare il vulcano, per organizzare eventuali piani di fuga. Ma un tempo, quando non esisteva ancora la tecnologa, come facevano gli abitanti a proteggersi? Semplice: si rivolgevano al veneratissimo San Gennaro. Il santo, a quanto pare, salvò la sua gente con due interventi miracolosi: il primo si verificò nel 1526, quando la città pareva destinata a soccombere a causa di carestie, peste e dell’eruzione del Vesuvio che miracolosamente perse d’intensità non appena la statua del santo venne rivolta verso il vulcano. Per ringraziare il santo, venne eretta la Reale Cappella del tesoro di San Gennaro, situata all’interno del Duomo di Napoli, il luogo in cui è custodito il busto in oro e argento del santo e dove, ogni anno, si verifica il misterioso fenomeno dello scioglimento del sangue. L’obelisco che sta alle spalle del Duomo, invece, testimonia l’altro provvidenziale intervento attuato dal santo in soccorso della propria gente, quello con cui, si dice, riuscì a scongiurare il pericolo che l’eruzione del Vesuvio del 1631 mettesse a repentaglio la vita degli abitanti di Portici e Torre del Greco, che erano a pronti a soccombere a causa della furia del vulcano: infatti, pare che fu sufficiente semplicemente rivolgere la statua del santo verso il Vesuvio per far scemare la potenza dell’eruzione. Ma da dove trae origine la storia del sangue di San Gennaro? Quest’ultimo, vescovo di Benevento, andò incontro al martirio il 19 settembre del 305 e il suo sangue fu raccolto in due ampolle da una donna di nome Eusebia: da allora, pare che ogni anno il sangue del santo vada incontro alla liquefazione proprio nel giorno in cui la città ricorda il suo patrono. La Chiesa non ha mai parlato di miracolo per il fenomeno della liquefazione del sangue, ma soltanto di prodigio, e il mistero che avvolge il contenuto delle due ampolle non è stato ancora del tutto svelato. Anche la scienza se ne è occupata e i pareri in proposito sono stati contrastanti, perché se è vero che nel liquido contenuto nelle ampolle sono state rinvenute tracce di emoglobina, è stato anche accertato che il sangue, mischiato con particolari sostanze, potrebbe solidificarsi e poi andare incontro a liquefazione. Inoltre, se è certo che le due ampolle contengono del sangue, non esiste certezza del fatto che si tratti del sangue di San Genanro. Roberto Giacobbo si sposta poi nella Cappella di San Severo, lasciata dal principe di San Severo, Raimondo di Sangro, che a metà del Settecento, volendo restaurare la cappella di famiglia, chiamò a sé i maggiori artisti dell’epoca per far realizzare loro alcune opere destinate a dare lustro al luogo. E’ qui che sono contenute realizzazioni come il sorprendente Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, vero e proprio capolavoro di scultura realizzato in marmo, ma anche la statua raffigurante la Pudicizia, realizzata da Antonio Corradini, e il Disinganno di Francesco Queirolo. Nella cappella, però, oltre a mirabili opere d’arte, vi sono anche tanti simboli massonici, dato che il principe apparteneva all’associazione segreta e giunse ben presto a diventare Gran Maestro di tutte le logge napoletane. Raimondo di Sangro, che ebbe modo di approfondire la conoscenza in tutti i campi del sapere, conduceva i suoi esperimenti in un laboratorio privato, in cui sono state rinvenute anche le cosiddette macchine anatomiche, con cui il principe riuscì, sebbene con qualche inesattezza, a riprodurre il sistema circolatorio del corpo umano. Il conduttore ricostruisce poi la storia di Pompei, dal 79 a. C quando venne ricoperta di cenere assieme ai suoi abitanti a causa della potente eruzione del Vesuvio, fino agli scavi che hanno permesso di riportarla alla luce. Infine, Roberto Giacobbo si trasferisce nel Golfo di Pozzuoli per mostrare ai telespettatori una delle più grandi ville risalente al periodo della Roma imperiale, ormai sommersa dalle acque a causa dell’attività vulcanica verificatasi nel corso dei secoli.
Sarà visibile anche in diretta streaming la nuova puntata in programma questa sera di Voyager – Ai confini della conoscenza, in onda su Rai 2. La puntata condotta da Roberto Giacobbo vede protagonista la città di Napoli, cominciando dal sottosuolo: dalle tracce archeologiche lasciate dai greci e dai romani, esplorando una tomba sigillata da oltre 2000 anni. Poi una docu-fiction ripercorre la vita degli abitanti di Pompei. Quindi si parla del golfo di Pozzuoli. Poi, del duomo di Napoli e del caso del sangue di San Gennaro. Infine, si parlerà della vita del principe di Sansevero. Clicca qui per vedere la puntata in streaming
Questa sera su Rai 2 va in onda una nuova puntata di Voyager-Ai confini della conoscenza, il programma di divulgazione scientifica condotto da Roberto Giacobbo che in questo appuntamento ci porterà a Napoli. La trasmissione andrà infatti alla scoperta della città partenopea partendo dal sottosuolo e, in particolare, dalle tracce archeologiche più antiche lasciate da Greci e Romani: la squadra di Voyager esplorerà anche una tomba rimasta sigillata per oltre 2000 anni, dove nessuna telecamera è mai entrata. A seguire vedremo una spettacolare docu-fiction in cui si ripercorrono gli ultimi istanti di vita degli abitanti di Pompei, mentre Roberto Giacobbo si immergerà nel Golfo di Pozzuoli, dove l’attività vulcanica ha sommerso una delle più imponenti ville degli imperatori romani. Infine le telecamere di Voyager, presenti nel Duomo di Napoli, tenteranno di fare chiarezza sul miracolo del sangue di San Gennaro e indagheranno anche sulla vita del principe di Sansevero, una delle figure più enigmatiche e geniali legate alla città di Napoli.