Si intitola Into the storm e la pubblicità di questamericanata di film ci tampina oramai da settimane. Certo, forse definirlo immediatamente americanata non è carino, ma, mi spiace dirlo però così la penso, credo sia questo uno dei peggiori disaster-movie che abbia mai avuto il (dis)piacere di recensire. Sì perché forse gli effetti speciali non sono malaccio, nonostante tutto sia fatto a computer (e si vede), ma rimane insufficiente il fatto che Into the Storm non ha cast, non ha capo e non ha coda. Probabilmente non ha nemmeno una vera e propria sceneggiatura, che chissà se in questo caso sia mai esistita per davvero.

Diretto da Steven Quale e scritto da John Swetnam, vede Richard Armitage e Sarah Wayne Callies nei panni dei primi protagonisti, ma resta faticoso raccontarvi di cosa tratti la sinossi. Sinteticamente, un tornado distrugge tutta la città, e causa decine di morti. caratterizzato peraltro da un forte utilizzo di un simil found-footage, e vede infatti lintero racconto (o quasi) registrato live dagli stessi protagonisti che, armati di videocamera, documentano qualsiasi avvenimento li circondi, a costo di rimetterci la stessa vita. Tecnica che, purtroppo, a me ha particolarmente infastidito, poiché (ma questa resta una cosa puramente soggettiva) a me inquadrature su e giù danno sempre molta noia. Ed è proprio così che, 18 anni dopo il più famoso Twister torna nelle sale cinematografiche, un nuovo film con un tornado distruttore. Che però non riesce a scavalcare in bellezza lantenato intramontabile Peccato!

Sicuramente low-cost, Into the Storm porta su grande schermo un cast poco conosciuto che lascia altresì spazio allimmaginazione (tanto che la bella Kaitlyn ricorda Miley Cyrus, ma non lo è affatto). Da sempre tacciata desser troppo buona, stavolta però non riesco proprio a trovare un motivo, uno soltanto, per consigliare la visione di questo prodotto cinematografico al grande pubblico. Non pagherei per vederlo e, purtroppo o per fortuna, non sfrutterei nemmeno la connessione internet per scaricarlo.

Into the Storm è davvero bruttino, e me ne convinco anche ripensando alle ultime assurde battute del film. Perché proprio sul finire del racconto, come se non bastasse, i video ricordo dei sopravvissuti lasciano spazio alle più mielose morali, che sì, forse, finalmente, lo spettatore un po lo fanno sorridere, ma, al tempo stesso, a me hanno anche aiutato a capire che il mito americano del superuomo non mi piace proprio.

“Dopotutto sono felice di esser ancora vivo. Esser un sopravvissuto ti rende un mito, e questo mi piace”, dice guardando in camera un signore anziano, capelli bianchi e sorriso grande. Certo, perché dopo che un tornado ha ucciso mezzo paese e distrutto tutto ciò che ti circonda, è normalissimo pensar solo alla personale gloria. Classico sogno (o illusione?) statunitense? Non saprei, ma il mito di esser infallibili e di averla vinta sempre non mi garba, soprattutto se si dimentica poi che, forse, la cosa più bella è proprio quella di esser fragili, umani, e col cuore straziato dalle difficoltà.

Into the Stom è quindi un… “no, grazie”. Non amo esser cattiva nel raccontare di un film, ma stavolta non ho proprio potuto farne a meno… In America, però, lo testimoniano anche i milioni di cinguettii su Twitter, ha fatto successo. E i teenager, soprattutto, ne vanno pazzi. Non riesco a capacitarmene, ma ognuno ha i suoi gusti. Magari quella che non ha capito nulla sono io, e a voi questo film disastroso piacerà moltissimo… Tenetemi aggiornata.