Stasera Rai Tre trasmette il film The Lady lamore per la libertà (titolo originale è The Lady) sulla vita del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi e in particolar modo sui rapporti che lei ha avuto con la sua famiglia. Il film è stato girato nel 2011 per la regia di Luc Besson e la sceneggiatura di Rebecca Frayn. Nel cast figurano Michelle Yeoh, David Thewlis, Jonathan Raggett, Jonathan Woodhouse, Susan Wooldridge, Benedict Wong e William Hope. Aung San Sun Kyi (Michelle Yeoh) è una donna nata in Birmania e figlia di un generale molto impegnato socialmente e politicamente per rivendicare una libertà, che al popolo non è mai stata riconosciuta dagli uomini che si sono succeduti al potere. Una volta morto il padre, Sun ha deciso di lasciare il proprio Paese, nel quale ha trascorso tutta la sua infanzia e parte della sua adolescenza, anche su insistenza della propria madre che vorrebbe per lei un futuro migliore. La madre però non può lasciare il Paese per un diktat di natura politica che somiglia tantissimo ad una sorta di punizione per il colore politico del marito. La giovanissima Sun va a vivere in Inghilterra e per la precisione a Londra, dove si integra benissimo seguendo il proprio percorso scolastico prima e professionale poi. Sun cresce diventando una bellissima ed affascinante ragazza, molto generosa e che fa breccia nel cuore di Michael Aris (David Thewlis). Fra i due nasce un amore molto profondo che li porterà a prendere la decisione di mettere su famiglia. La loro unione è molto felice e lo viene resa ancora di più grazie alla nascita di due bellissimi bambini a cui viene dato il nome di Kim (Jonathan Raggett) e Alexander (Jonathan Woodhouse). Insomma, i tristi ricordi di una infanzia comunque travagliata per via delle faccende politiche del padre sembrano essere soltanto un lontano ricordo che, tuttavia, riaffiorano quando viene a sapere dello stato di salute della madre piuttosto compromesso per un attacco cardiaco abbastanza serio.



Sun allora decide di andare in Birmania per stare al capezzale della madre, anche se sa benissimo che il suo ritorno potrebbe creare dei problemi politici e sociali. In ragione di ciò è costretta con suo grande rammarico a separarsi dalla propria famiglia facendo in modo che essi non la seguano per via dei rischi che potrebbero correre. Per la Birmania è un periodo particolarmente irrequieto con le rivolte studentesche che si ripetono con ritmo incalzante. Sun appena rientrata sente dentro di sé di dare una mano al suo popolo che, nonostante sia arrivata lalba del terzo millennio, è ancora costretto a fare i conti con delle restrizione nonché mancanza di libertà che in altre zone del mondo più evolute da un punto di vista civile, hanno ormai superato da diversi secoli. Sun decide di impegnarsi da un punto di vista politico diventando la leader di un partito che va contro il regime presente nel partito cosa che pagherà a caro prezzo. 



Infatti, Sun verrà costretta agli arresti domiciliari mentre tutte le persone che hanno deciso di seguire le sue ideologie politiche vengono perseguite anche in maniera brutale e sfruttando diversi modi. Un clima insomma molto pesante, tra l’altro reso ancora più complesso per la stessa donna dal fatto che il Governo Birmano non consente alla sua famiglia di entrare nei confini per poterle dare manforte. Nonostante questo Sun non chiederà mai di poter lasciare la Birmania, sacrificando l’affetto della propria famiglia per quello nei confronti del suo popolo e per la libertà. Le cose migliorano ma non troppo quando a sorpresa con il proprio partito riesce a vincere le elezione per cui per forza di cose viene liberata dagli arresti domiciliari a cui era stata costretta. Nonostante questo non può ancora vivere la quotidianità con la propria famiglia nei confronti della quale permane il divieto di superare il confine birmano. Passano sei anni dalla vittoria alle elezioni ed al marito Michael viene diagnosticato un terribile cancro che nel giro di pochi mesi lo porterà alla morte. Questo però non la indebolisce con la donna sempre più convinta della battaglia che sta portando avanti anche in memoria dello stesso Michael, che l’ha sempre appoggiata, fino a riuscire nel proprio scopo nel 2010, anno dal quale viene definitivamente liberata.

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