Scott Frank è un nome che da un po di tempo risuona nel settore cinematografico, cioè da quando, tra la fine degli anni 80 e linizio dei 90, inizia a occuparsi di una serie di sceneggiature, tra cui solitamente si ricordano Minority Report e Out of Sight. Nel 2007 approda alla regia con Sguardo nel vuoto, e ora, a distanza di sette anni, Scott è pronto a ribadire a gran voce la sua passione per il genere thriller.
La preda perfetta (titolo originale A Walk Among the Tombstones) sviluppa tutti gli elementi più classici del genere – detective privato, omicidi seriali, una città corrosa dal crimine – per imbastire un intreccio di forte impatto. La trama, tratta da un romanzo di Lawrence Block, non è di certo delle più originali: un ex agente di polizia (interpretato da Liam Neeson) viene ingaggiato da un trafficante di droga per indagare sullomicidio della moglie, perpetrato da un gruppo di ignoti rapitori. Come in ogni thriller che si rispetti, però, la trama non è nulla se non viene supportata da un ritmo adeguato; ed ecco che da un caso apparentemente isolato inizia a dipanarsi, davanti agli occhi dellinvestigatore Scudder, una fitta rete di omicidi, tutti accomunati dallo stesso modus operandi.
Fin dai primi minuti Frank dimostra di volersi sbizzarrire dietro la macchina da presa, ora con lunghe inquadrature statiche, ora con carrellate che seguono il protagonista in una Brooklyn minacciosa e sfocata. A volte si ha come limpressione che il regista abbia voluto sperimentare più per soddisfazione personale che per effettiva funzionalità ai fini della storia – e forse ciò gli è stato permesso dal budget -, ma questo non va assolutamente a inficiare limmedesimazione dello spettatore.
A conti fatti, però, è la formazione da sceneggiatore che permette a Frank di dosare con maestria rivelazioni, misteri e colpi di scena. Sembra quasi di vedere un thriller vecchio stile, in cui le scene dazione si concentrano allinizio e alla fine, e proprio per questo risultano efficaci. Per quanto riguarda la violenza psicologica, invece, la pellicola lascia ben poco spazio alla risata e anche nelle sequenze più rilassate (lincontro con TJ, ragazzino affascinato dalla figura del detective) si respira uninquietudine di fondo che sembra volersi rifare ai capolavori del noir anni 40.
L’escalation di suspense raggiunge il culmine a tre quarti del film, dove il regista dimostra di sapersela cavare anche nelle sequenze più concitate. Da lì in avanti la pellicola vira nettamente sull’action, ma lo fa con una progressione tale da risultare perfettamente credibile.
In definitiva, La preda perfetta è un film che funziona. Funziona come giallo, come action e infine come noir, dal quale ha ereditato la visione irrazionale e caotica del mondo. Da evitare se si cercano personaggi integerrimi “a la Hercule Poirot”.