La quarta puntata di Squadra Antimafia 6, in onda questa sera su Canale 5, si preannuncia imperdibile. Al centro della scena vedremo infatti Rosy, ma anche una Duomo in difficoltà: Lara è stata sospesa e nessuno sembra sospettare che ci sia Pulvirenti, in contatto con De Silva, dietro la morte di Palladino. Un personaggio che non è mai mancato allinterno della squadra della fiction firmata Taodue, fin dalla seconda stagione in cui è entrato a far parte del cast, è Benito Caputo, interpretato da Roberto Salemi, protagonista di questa intervista.
In un certo senso sei un veterano di Squadra Antimafia, dato che fai parte del cast di questa fiction dalla seconda stagione. Il tuo personaggio, Benito Caputo, è stato però finora un po nellombra. Ci può descrivere bene che tipo è e quanto ti somiglia?
Caputo è un fido componente di una squadra inseparabile, nonostante i vari problemi e le differenti personalità che la compongono. un riferimento a livello di azione e di presenza per le anime della Duomo. Al personaggio, poi, manca una storia personale a livello di scrittura e drammaturgia nella fiction, e quindi posso dire che un po mi somiglia perché lui vive grazie alla mia personalità. In un certo senso, sono stato io a donare la personalità a Benito Caputo.
Quale stagione di Squadra Antimafia ti è piaciuta di più, sia dal punto di vista di spettatore che da quello di interprete?
Devo ammettere che la sesta stagione, in onda adesso, è stata molto bella da girare e lho apprezzata molto anche a livello di trama. Dal punto di vista di spettatore, non seguendo noi attori tutta la parte del montaggio, rimane ancora una scoperta e una sorpresa per quanto riguarda quello che succederà e come è stato costruito. Devo ammettere però che la stagione più toccante è stata certamente la quinta, che ha visto svariatissime vicissitudini e persino la morte del figlio di Rosy Abate, Leonardino.
Lavori da tanto tempo in teatro, hai diretto anche degli spettacoli: questa esperienza ti ha aiutato in qualche modo nellaffrontare il lavoro in una fiction o, al contrario, ti ha creato delle difficoltà?
Fondamentalmente la mia esperienza televisiva si può riassumere in quella avuta sul set di Squadra Antimafia. Devo ammettere che la formazione e lesperienza teatrale rendono il lavoro in televisione più semplice, perché il teatro è un luogo dove le difficoltà sono molto diverse e superiori a quelle che si incontrano nel recitare in una fiction. Quindi, sì, posso dire che il mio lavoro in ambito teatrale mi ha solo aiutato: sono stato, per esempio, in grado di rendere un personaggio che non ha un profilo e non ha una storia ben definita proprio grazie a un lavoro con il regista e con i colleghi, sulla base del retaggio avuto nella mia formazione teatrale. Ho costruito la realtà intorno a quel personaggio, e questo mi è molto utile quando devo interpretarlo e devo calarmi nella parte.
Viste le tue origini siciliane, cosa pensi delle polemiche che spesso nascono dalle fiction che descrivono la Sicilia come terra di mafia?
ovvio che non bisogna dimenticare che il termine fiction ha un significato preciso: si tratta semplicemente finzione. Però ho potuto vedere con i miei occhi come a volte la finzione sia addirittura inferiore alla realtà. Amo molto la Sicilia, è la mia terra e ci torno sempre volentieri, nonostante mi sia trasferito due anni fa: non sono un criminale, non sono neanche un poliziotto vero (ride, ndr); ma bisogna considerare che il problema della mafia, a mio parere, è più che altro un problema culturale, ancor prima che essere un problema criminale. In tutte le zone più povere del Sud dItalia questa cultura mafiosa, purtroppo, tende ad attecchire: il fatto che ci siano delle fiction che mostrino come in realtà siano regolate le vicende e che cosè questo fenomeno, secondo me, è un bene.
Rimaniamo sempre sulle tue origini, con una domanda meno seria: nel cast ci sono anche degli attori che non sono siciliani. Come se la cavano con laccento?
Sul set siamo molto attenti al riguardo: i miei colleghi imparano sia il dialetto, sia la cadenza. L’approccio è assolutamente serio e professionale, e per questo molto meritevole: studiano in ogni caso una lingua che non gli appartiene. Per il grande pubblico italiano credo che il livello raggiunto sia assolutamente soddisfacente, anche se è vero che molto spesso gli stessi siciliani quando li sentono recitare in un dialetto che non è assolutamente perfetto e naturale storcono il naso. Ma non sono io a dover giudicare.
Passando alla trama, la Duomo sta vivendo un momento difficile. Nella scorsa puntata abbiamo visto che Lara Colombo è stata sospesa dal servizio, che Pulvirenti è in combutta con Crisalide e che l’ex membro della squadra Palladino è stato ucciso. Arriverà qualche altra brutta sorpresa?
Devo dire che quando leggo le sceneggiature faccio sempre un po’ fatica, perché ne succedono sempre di tutti i colori. Le trame sono sempre molto complesse e ci sono tantissimi colpi di scena. È una delle forze e uno dei difetti di Squadra Antimafia: rende difficile l’intuizione dello sviluppo degli eventi, ma tiene assolutamente incollati allo schermo gli spettatori. In moltissimi ancora mi chiedono se Leonardino è morto per davvero oppure ricomparirà in questa stagione o nella prossima. Posso sicuramente affermare che questa stagione ha ancora molte cartucce da sparare.
Ci sarai anche nella settima stagione di Squadra Antimafia?
Sì, ci sarò. Abbiamo iniziato le riprese a settembre, e piano piano Caputo diventerà protagonista perché è immortale (ride, ndr). No, a parte gli scherzi, le prime riprese le abbiamo fatte a Roma e andremo avanti fino a ottobre, per poi spostarci a Catania, continuando fino ad aprile. Ci saranno vecchi e nuovi personaggi; e una trama ancora più ingarbugliata. Scoprirete tutto l’anno prossimo.
(Maria Ravanelli)