morto all’età di 92 anni il regista Francesco Rosi, un vero innovatore del cinema d’inchiesta con film del calibro de “Le mani sulla città” e “Salvatore Giuliano”. Solo due anni fa Rosi vinse il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia, in occasione del quale pubblicò il suo libro “Io lo chiamo cinematografo”, un testamento artistico in cui discute insieme al collega e amico Giuseppe Tornatore il significato dei suoi film, le epoche storiche in cui sono stati realizzati e l’evoluzione del cinema italiano dagli anni Sessanta ad oggi. Rosi è morto a Roma, dove si era trasferito parecchi anni fa dopo una gioventù fervente a Napoli. Girò alcuni dei suoi film più celebri negli anni Settanta, dopo essere stato regista e sceneggiatore di Luchino Visconti. Con “Uomini contro” (1970), parlò dell’assurdità della guerra poi trattò la scottante morte di Enrico Mattei ne “Il caso Mattei” (1972) e sempre tematiche sociali in “Lucky Luciano”(1973). Nella maggior parte dei casi si avvalse del grande talento di Gian Maria Volontè. Notevole successo ebbe il capolavoro “Cadaveri eccellenti” (1976, tratto dal romanzo Il contesto di Sciascia), con Lino Ventura. In seguito realizzò l’adattamento cinematografico di “Cristo si è fermato a Eboli” (1979), tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Levi e sempre con Volonté protagonista.