Enigma: così si chiamava la macchina che, durante la Seconda guerra mondiale, ha permesso alle forze dellAsse di scambiarsi messaggi e pianificare strategie belliche senza il rischio di venire intercettati dagli alleati. Definita macchina di morte dalle forze alleate, Enigma era il modo più sicuro e infallibile per cifrare e decifrare messaggi, e i tedeschi ne facevano così largo uso che, se si fosse riusciti a intercettare e comprendere quelle criptiche comunicazioni radio, la guerra avrebbe avuto vita breve. per questo motivo che la Gran Bretagna ha riunito, in un progetto di massima segretezza, alcune delle menti più brillanti in circolazione, con il solo scopo di sconfiggere Enigma e vincere la guerra.

Tra questi spicca Alan Turing, geniale e tormentato padre dellinformatica nonché inventore di quello che noi conosciamo come computer; la sua vita, fatta di drammi, segreti e intrighi, diventa il soggetto di The Imitation Game, diretto dal norvegese Morten Tyldum. Il film è, di fatto, la biografia di una delle figure più immeritatamente dimenticate del secolo scorso, capace però di affascinare non solo gli addetti al mestiere, ma anche chi, pur non masticando una parola di informatica, riconosce in lui genio tragicamente incompreso.

Alla luce di ciò, la scelta dellattore protagonista non poteva che ricadere su Benedict Cumberbatch: acuto, magnetico, la sua partecipazione al serial TV Sherlock nei panni dellomonimo detective gli è probabilmente valsa il passepartout per qualsiasi ruolo da cervellone eccentrico e un po misantropo da qui al termine della sua promettente carriera. Ma Turing non è stato solamente cervello e scarso senso dellumorismo: il suo rapporto con i colleghi, e in particolare con la brillante Joan Clarke (Keira Knightley), vengono tratteggiati con cura; ma è lamore per un compagno di college, narrato via flashback durante tutto larco del film, ad assumere una tragica importanza allinterno della biografia. Omosessuale in unepoca in cui lomosessualità era condannata dallo Stato stesso, Turing deve fare i conti con una società che tende a emarginarlo sia come intellettuale che come persona.

Di fronte a una prova attoriale non facile, Cumberbatch si dimostra nuovamente allaltezza, e le scene drammatiche, non eccessive o stucchevoli, riescono a dare delluomo una visione a trecentosessanta gradi. Il resto del film mantiene un buon ritmo, destreggiandosi tra salti temporali, elementi da spy story e un umorismo di fondo che fa sempre piacere, pur non brillando per originalità. Ottima la ricostruzione storica, e coraggiosa lidea di abbandonare i filtri cupi e grigiastri, onnipresenti nei film ambientati nel periodo di guerra, in favore di tinte più calde e realistiche.

Il genere biografico ha i suoi limiti, primo tra tutti l’obbligo di condensare una vita in una pellicola di due ore scarse. Qui il tentativo è riuscito alla grande, e criticare The Imitation Game perché tende a “saltare” da una situazione all’altra è come criticare un horror perché fa paura. 

In sostanza, un’ottima biografia che ha il valore aggiunto di far conoscere un uomo che per anni è passato sotto silenzio, e senza il quale l’informatica per come la conosciamo noi non sarebbe mai esistita.