Dice il saggio: “Se l’erba del vicino è sempre la più verde, beh, ricordatevi anche voi di innaffiare ogni tanto il vostro giardino”. E “non calpestare l’erba” è un consiglio più che utile, perché oggi è possibile curarsi con le erbe, nutrirsi con le erbe, vestirsi con le erbe, amarsi con le erbe! Tutto lascia pensare che questa tendenza, germogliata negli ultimi anni, troverà completa affermazione in questo 2015 appena iniziato. Lo confermano anche corsi e convegni che prestigiose università italiane organizzeranno nei mesi a seguire e che interesseranno non solo semplici curiosi o studenti, ma specifiche categorie professionali: medici, farmacisti, veterinari, chimici e biologi verranno coinvolti così da essere in grado di fornire una completa preparazione teorica e applicativa sull’utilizzo delle erbe officinali e dei prodotti da loro ricavati.

Consci della nostra ignoranza in materia (in questa e in molte altre, invero), abbiamo cercato, con il doveroso rispetto che l’argomento induce, chi potesse fare luce sui nostri fito-dubbi, svaniti nel nulla dopo la conoscenza del dottor Walter ItaloLittorio Duce, titolare dell’erboristeria “D’ogni erba un fascio” di Erba (e dove se no?), ridente e naturalmente verde paesotto nelle vicinanze di Como. Per non perderci nelle solite interviste un po’ ridondanti, abbiamo chiesto al dottor W. IL. Duce (come si legge sul suo biglietto da visita) di elencarci le piante, in rigoroso ordine alfabetico, la cui conoscenza è indispensabile per il salutare e salutistico bagaglio dell’italiano medio. Prendere appunti, please

Aloe vera. Antiossidante, molto apprezzata già dai Romani (Cesare, per esempio, che la utilizzava per curare le creste di gallo, una volta esclamò: “Aloe iacta est!”). Non va confusa con l’Aloe vela, variante camuffa che viene importata dalla Cina.

Assenzio. Bevanda aromatica distillata ad alta gradazione, usata dai commercianti per rilassarsi. Tipica espressione del consumatore abituale: “M’assenzio un attimo: torno subito!”.

Bergamotto. Pianta agrumacea, probabilmente importata dalle isole Canarie a Bergamo (da qui il suo nome). “Pòta, ma l’è bùn!” (Caspiterina, quanto è buono!), pare abbia pronunciato il grande Cristoforo Colombo, di passaggio nella città lombarda (ma senza Caravelle).

Camomilla romana. Pianta erbacea da pennica. Si differenzia dalla camomilla per l’inconfondibile etichetta: “Ahò, ‘so ‘na camomilla de’ Tor Pignattara, io!”

Centaura minore. Erba rilassante, indispensabile per chi è sempre in moto.

Chinotto. Estratta dal frutto omonimo, è un’ottima bevanda digestiva; infatti si suol dire: c’è chi rutta e c’è chinotto!

Cicoria. Pianta erbacea di cui vanno ghiotti in modo particolare i felini; da qui il detto: Gatta cicoria.

Corbezzolo. Erba, dalla originalissima foglia a forma di capezzolo, ottima da succhiare.

Coriandolo. Erba febbraiola leggermente urticante, che fa vedere le stelle. Filanti.

Erba trinità. Piccola pianta ranuncolacea che si è fumata da sola e quindi si è un po’ montata la testa

Giglio caprino. Pianta selvatica da cui si trae un gustoso formaggio bianco con le erbe.

Lavanda Osiris. Profumatissima pianta, lenitiva per ugole ingrossate. 

Loppio. Erba stupefacente. Per i giardinieri, “loppio è il padre dei vizi”.

Luppolo. È un’erba cannabacea molto aggressiva, che se non assunta in modiche quantità può provocare licantropie acute. Per guarire, ritrovando comportamenti più mansueti, basta prendere un infuso di agnellolo.

Mazzasorda. Deve il suo nome a una favoletta non molto conosciuta, così come la stessa pianta. “C’era una volta un’ape che volava di fiore in fiore, chiedendo a ciascuno il nome: bel fiorellino, come ti chiami? (silenzio). Ehi, come ti chiami? (solo il rumore del vento). Dico a te, qual è il tuo nome? Ma che, sei mazzasorda?”. Come fitofarmaco, la posologia consigliata è di una mazza compressa ogni mazz’ora.

Ontano. Betulacea importantissima per l’ecosistema, ma talvolta – se non presa in piccolissime dosi – pericolosa per la salute dell’uomo, in particolare per chi soffre di malattie cardiovascolari e patologie dell’apparato visivo; proprio per questo si usa dire: l’ontano dagli occhi, l’ontano dal cuore.

Pervinca. Coloratissimo fiore dal pregiato pigmento. Nonostante la delicatezza e l’armonia delle sue forme, la pervinca è diventata suo malgrado un “insulto fitoterapeutico da stadio”. Pare abbiano cominciato i tifosi del Lecce (la squadra di calcio, ovviamente), urlando in un derby: “Pervinca o perperda, il Beri (traduzione: Bari) è sempre merda!”. A Bari, pardòn, Beri, l’han sempre pensata in maniera opposta, purtuttavia usando proprio la pervinca (sic!).

Poa. Erba galleggiante che affonda le sue brevi radici in mare, anche a grande distanza dalla riva; molto apprezzata dai velisti, che le girano sempre attorno.

Rododendro. Erba curativa per chi soffre di ulcera gastroduodenale.

Ruta. Conosciuta familiarmente in molte regioni d’Italia con il più semplice nome di “Maria Teresa”, è a buon diritto da considerarsi una pianta ormai scomparsa, anzi sparuta.

Salvia. Pianta dalle foglie profumatissime e salutari. La più salutare, però, è una specie molto tenera, la “salvia a tutti!”.

Sandalo. Pianta officinale dal cui legno si estrae una sostanza utilizzata per curare e profumare i piedi.

Sondalo. Erba valtellinese con le stesse proprietà del sandalo. Cura e profuma i piedi di sciatori, scalatori e guide alpine.

Timo. Erba lamiacea con notevoli proprietà antisettiche a livello gastrointestinale. Nella versione geneticamente modificata, chiamata “timone”, è un ottimo rimedio contro i disturbi gastrointestinali legati al mal di mare.

 

P.S.: Dall’umorismo e dalla satira dei giornalisti di “Charlie Hebdo” ci divide una visione completamente diversa della vita e del modo di far ridere, ma non possiamo non dire anche noi “Je suis Charlie!”.