Questa volta non c’entra l’ammazzare, come recita il titolo italiano accorciato rispetto al primo film (evidentemente non si può vivere felici “ammazzando”), e nemmeno i capi orribili del titolo originale (Horrible Bosses). Ma ancora una volta il trio Charlie Day, Jason Bateman, Jason Sudeikis si trova ad affrontare le piaghe del capitalismo americano in Come ammazzare il capo 2, riuscendo nell’impresa di realizzare un seguito efficace e non deludente. 

Stavolta i tre cercano di aprire una loro azienda con la quale commerciare una doccia intelligente di loro invenzione: ma uno squalo dell’impresa, interpretato da Christoph Waltz, gliela soffia con un astuto girotondo finanziario. E allora le loro menti, tutt’altro che eccelse, non partoriscono altro che rapire il figlio dello squalo e chiedere il riscatto necessario per riappropriarsi dell’azienda. Ovviamente nulla andrà come previsto. 

Scritto dal regista Sean Anders, già al timone del primo film, con John Morris, Jonathan Goldstein e John Francis Daley, Come ammazzare il capo 2 è un thriller comico che conferma il brillante talento dei tre protagonisti e una verve abbastanza cattiva, vicina al cinema di John Landis, pur corretta con l’immancabile dose di volgarità e scatologia.

Un film che ha delle grosse debolezze di scrittura, soprattutto nel lato thriller che è sempre un po’ lasciato al caso o alla presenza di deus ex-machina, nell’abbondanza di personaggi e cameo che affollano lo schermo, nella sovrapposizione di alcune linee narrative non sempre utili, ma che riesce nell’intento di far ridere in modo non del tutto sciocco. 

E non semplicemente perché l’idiozia dei tre colpisce nel segno e rimanda ai I tre marmittoni” (con Charlie Day vincente ai punti sugli altri due: recuperate la serie tv C’è sempre il sole a Philadelphia che lo ha lanciato, non ve ne pentirete), ma soprattutto perché Anders sa gestire e costruire gag dando un senso all’uso della volgarità sessuale o scatologica, sa usare la macchina da presa e il montaggio  per creare humour. 

Come in una gag in cui i tre sono nell’armadio prima del rapimento e si addormentano da soli con il gas, oppure quando aspettano lo scorrere del treno durante un inseguimento, gestite con piani lunghi e senso dell’inquadratura. 

Nulla di rivoluzionario sia chiaro, ma nella commedia commerciale americana non lo fa quasi più nessuno, perdendo spesso il senso cinematografico dell’umorismo. E poi, un cameo come quello di Kevin Spacey o la prova di Jamie Foxx, a suo agio solo in vesti comiche, val bene qualche difetto.