Ieri, martedì 13 gennaio 2015, è andato in onda su Canale 5 lultimo appuntamento con la saga di Twilight, The Breaking Dawn – Parte 2. Per la tristezza dei fans e la gioia dei suoi detrattori si è concluso, anche sul piccolo schermo, l’ultimo fatidico atto delle esuberanti vicende degli innamorati di Twilight che dal 2008 hanno dato un volto ai romanzi di Stephenie Meyer. Con The Breaking Dawn – Parte 2 c’è chi grida al pessimo adattamento additando la travisata interpretazione della narrazione della Meyer come uno dei tanti tasti dolenti della saga, c’è chi la disprezza per la discutibile qualità tecnica, c’è chi la osanna a prescindere da tutto, sospendendo ogni giudizio di qualità, perché ancora cede al fascino del tenebroso Edward che nei primi capitoli aveva letteralmente dato vita a un mito tra le teenagers e non solo. E infine c’è chi non reagisce né con amarezza e disprezzo, né tantomeno con entusiasmo. Ad emergere è un sentimento di noia e stanchezza, quella stucchevole sensazione del già visto che si traduce in un’ostinata e ingiustificata volontà di reiterare storie, fin troppo battute. Tutto ruota attorno alla figura ibrida e misteriosa della figlia dei Cullen, una bimba prodigio che dopo un mese è già un gigante ma che nasconde dietro le guance paonazze un animo da umana. L’unica ventata di novità in un capitolo finale che altrimenti non avrebbe avuto ragione di esistere. Nonostante il ritmo più dinamico, la sceneggiatura fa abbastanza acqua: il motore della vicenda e della lotta tra vampiri, licantropi e Volturi?nUn banale fraintendimento di cui non si capiscono le origini e che avrebbero potuto risolvere in un secondo. The Breaking Dawn – Parte 2 abbandona la nota romance e un po’ emo degli esordi per cedere alla pura action, anche se in tutto quel correre c’è ragione di pensare che i protagonisti abbiano smarrito l’orientamento! “Breaking Dawn Parte 2” si stacca dai precedenti capitoli senza riscattare la saga dalle sue carenze, non le dona un finale stellare ma solo un epilogo già scritto, lasciando maturare sempre di più la convinzione che l’unico modo per non svilire il senso di alcune saghe è quello di non protrarle in infiniti e superflui capitoli. Twilight ne è un esempio. (Chiara Temperato)