Ieri sera è andata in onda la seconda puntata dell’anno di Servizio Pubblico, il talk show di Michele Santoro. Cliccate qui per rivederla. Ecco il riassunto di questa puntata dal titolo “L’Erede” e dedicata principalmente alle dimissioni presentate dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e ai possibili successori al Quirinale. Dopo l’editoriale, in cui Michele Santoro legge una lettera all’ex presidente, il conduttore presenta gli ospiti della puntata: il giornalista de “Il fatto quotidiano” Marco Travaglio (confermata la sua presenza in studio nonostante gli scontri con Santoro degli scorsi mesi), il direttore de “Il Foglio” Giulano Ferrara (alla seconda partecipazione consecutiva alla trasmissione) e l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari. Cacciari pensa che la situazione politica attuale sia radicalmente diversa da quella che ha permesso il secondo insediamento di Napolitano, che il Pd sia un partito molto più forte grazie a Renzi e ciò porterà ad una rapida elezione del nuovo presidente, diversamente da quanto avvenuto in precedenza. Per Ferrara Renzi, a differenza dei suoi predecessori, ha avuto il coraggio di scendere a patti con Berlusconi. Secondo Travaglio il vero problema dell’Italia è la mancanza di opposizione e cita a proposito le parole di Bobbio, secondo cui una democrazia funziona esclusivamente se i vari poteri entrano in conflitto tra loro, visione contraria rispetto a quella di Napolitano, Ferrara e Renzi, che dal suo conto è irriconoscibile rispetto a quando ha vinto le primarie. L’attuale “partito unico” è, secondo Travaglio, un inciucione con cui Renzi e Berlusconi si stanno spartendo l’Italia e quindi l’operato di Napolitano è stato esclusivamente un successo personale, nonchè per Renzi e Berlusconi. Cacciari condivide in parte il discorso di Travaglio, in particolare il suo riferimento a Bobbio e cita Machiavelli, secondo cui sono stati i tumulti a favorire la grandezza dell’impero romano e a sancirne la fine una volta terminati.



Secondo Cacciari, tuttavia, il conflitto deve essere ordinato e a tal fine è necessario mettere mani alla Costituzione. Cacciari si augura che il successore di Napolitano sia una persona super partes, seria, preparata e competente, una figura non semplice da individuare all’interno del mondo politico, ma crede, più realisticamente, che il nuovo presidente sarà uno tra Prodi, Amato e Mattarella. Va in onda una breve intervista a Beppe Grillo, secondo cui il successore al Quirinale dovrebbe essere l’esatto contrario di Napolitano. Grillo crede che i poteri del presidente della Repubblica dovrebbero essere diminuiti, e redistribuiti ai cittadini con i referendum. Secondo Travaglio il nome del nuovo presidente influenzerà l’attuale governo e per questo motivo Renzi starebbe pensando ad “un portachiavi o ad una pianta grassa”. Il giornalista ritiene che un’eventuale elezione di Romano Prodi, grazie ai voti del Movimento 5 Stelle, creerebbe problemi al governo. Sulla legge elettorale Cacciari sottolinea che Napolitano ha fatto bene a non intervenire nel merito mentre secondo Travaglio ha sbagliato a non bloccare l’Italicum, una legge anticostituzionale. Ferrara condivide la scelta di non permettere ai cittadini di scegliere i candidati, sottolineando che le preferenze sono state utilizzate in passato dalla mafia. Ospite in studio il deputato e Presidente del Partito Democratico Matteo Orfini. 



Nel suo editoriale, Marco Travaglio, parla delle nuove norme varate dal governo in materia fiscale, definite dal giornalista “Salva-Silvio”. Travaglio sottolinea che grazie ai fatti di Parigi e alle dimissioni di Napolitano i media non si sono occupati troppo del provvedimento, la cui entrata in vigore è stata solo rinviata. Travaglio ricorda le parole di Renzi, che nell’ultimo Consiglio dei Ministri aveva parlato di inasprimento delle sanzioni per gli evasori e aveva dichiarato di conoscere a memoria ogni articolo del testo. Renzi ha respinto le accuse di voler favorire Berlusconi con il decreto, spiegando che la legge avrà valenza per il futuro ma non ha tenuto conto della retroattività della legge penale, nel caso in cui sia più favorevole per il condannato, che cancellerebbe la condanna, con risvolti imprevedibili. Travaglio bacchetta Renzi, ritenendo inverosimile che un laureato in giurisprudenza non conosca una norma così elementare e che nessuno all’interno del consiglio dei ministri se ne sia accorto. Orfini ribatte alle accuse di Travaglio e parla di norma sbagliata e per questo motivo ritirata. Su Berlusconi, Orfini sottolinea che il governo Renzi è stato il primo a ridurlo ai minimi termini. Va in scena un battibecco tra Ferrara, che ricorda come a ridursi ai minimi termini siano, puntualmente, i partiti appoggiati da Travaglio, citando Italia dei Valori e Rivoluzione Civile, e Travaglio, che fa notare come invece i leader dei partiti sostenuti da Ferrara fuggano o finiscano in carcere. La trasmissione si chiude con le vignette satiriche di Vauro.