La puntata di Quinta Colonna, di lunedì 19 gennaio 2015, inizia con l’intervista di Paolo Del Debbio al capo del governo Matteo Renzi, presente in studio. Si inizia parlando della situazione generale del paese e Renzi è convinto di poter risolvere le cose se gli italiani la smetteranno di piangersi addosso e si convinceranno che le cose possono cambiare. Renzi riconosce il gran merito del dimissionario Napolitano, che ha accettato il secondo mandato per il bene dell’Italia e dovrebbe essere ringraziato da tutti per questo. Il successore di Napolitano per Renzi, che preferisce non fare nomi, dovrebbe essere un arbitro e non un giocatore e dovrebbe essere in grado di mettere tutti d’accordo. Per quanto riguarda la disoccupazione, che ha toccato livelli record, Renzi crede che con le nuove misure la situazione migliorerà e cita come azioni importanti di governo lo sgravio per le aziende che assumeranno a tempo indeterminato, che per 3 anni non pagheranno i contributi. Il premier vede dei piccoli segnali di miglioramento, non sufficienti tuttavia se gli italiani non la smettono di autodistruggersi. Renzi ricorda, in ogni caso, che il nostro paese ha un debito pubblico elevatissimo ma allo stesso tempo un livello di risparmio privato tra i più elevati al mondo e resta uno dei paesi dove si vive più a lungo, con una qualità della vita tra le più alte. Per quanto riguarda la contestata norma che depenalizza l’evasione fiscale al di sotto del 3%, Renzi spiega che in questi casi la sanzione dovuta viene raddoppiata e che quindi non si tratta di un meccanismo in grado di favorire gli evasori, anzi si tratta di un tentativo per evitare processi chilometrici (dove poi nessuno viene condannato) e migliorare un sistema che non funziona. Sull’abbandono del Partito Democratico da parte di Cofferati, Renzi smentisce i brogli e ritiene il comportamento di Cofferati poco rispettoso nei confronti dei 54.000 elettori che hanno votato alle primarie in Liguria. Renzi non ha apprezzato il tentativo di attaccare il meccanismo delle primarie solo per aver perso. L’intervista si chiude con una domanda sugli attentati di Parigi. Renzi boccia l’ipotesi di sospendere la libera circolazione delle persone, ricordando che gli attentatori erano parigini, e ritiene sia necessario un maggior dialogo tra le intelligence dei vari paesi.



In collegamento diretto da Roma Est Roberto Poletti mentre l’inviata Nausica Della Valle si trova nella sede ARCI di Livorno. Ospiti in studio Paolo Brosio, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, Laura Ravetto (Forza Italia), il direttore del Tg4 Mario Giordano, Ernesto Carbone (Partito Democratico) e Gianluca Salviato, il lavoratore italiano rapito in Libia, a Tobruk, il 22 marzo 2014 e rilasciato lo scorso novembre. In un servizio di Valerio Minelli viene introdotto il tema della puntata: gli stranieri rappresentano un pericolo per gli italiani, dal punto di visto lavorativo e per la sicurezza? Secondo Mario Giordano a causa del buonismo, che in alcuni casi ci guadagna dall’immigrazione clandestina, come nel caso di Mafia Capitale, si è perso il controllo di vaste zone del territorio dove comandano abusivi e potrebbero essere presenti potenziali terroristi.



Dal’Arci di Livorno i presenti contestano Salvini e le leggi sull’immigrazione degli anni precedenti come la Bossi-Fini e ricordano al leader della Lega che l’Italia ha firmato convenzioni internazionali ed è obbligata ad ospitare i richiedenti asilo. Salvini è convinto che non si tratti di profughi ma di furbetti che dovrebbero tornare a casa loro e che in questo momento è necessario dare la priorità ai milioni di disoccupati senza lavoro. In un servizio si parla di campi rom e altre strutture occupate abusivamente. Secondo Carbone servono politiche diverse da quelle degli ultimi anni che hanno favorito i campi rom. Salvini contesta le sue parole e spiega che il piano rom di Maroni avrebbe portato alla chiusura dei campi rom ma è stato bloccato dalla caduta del governo Berlusconi. Ravetto propone di far scontare la pena a chi delinque nel proprio paese, stringendo accordi internazionali, per evitare l’affollamento delle carceri e il successivo decreto svuota carceri. Brosio non è d’accordo con Salvini e ritiene che non si possa scaricare la colpa sugli extracomunitari che in molti casi fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare ma che la colpa sia dei politici che sprecano molti soldi, come dimostrato dagli ultimi casi di corruzione. Salvini ricorda che i milioni di disoccupati italiani farebbero quei lavori ma non pagati come schiavi in nero per 2 euro all’ora.



Dal circolo Arci Salvini viene attaccato e accusato di analizzare in maniera superficiali problemi complessi, fomentando l’odio e coltivando l’inimicizia al pari degli imam da lui tanto contestati. La tensione sale e c’è un reciproco scambio di accuse. Salvini ribadisce che l’immigrazione controllata è un valore positivo per il nostro paese mentre quella incontrollata, come quella degli ultimi anni, porta allo scontro sociale e che gli italiani sono stanchi di questa situazione. Al circolo Arci prende la parola una donna albanese, da 16 anni in Italia, che lo invita a non generalizzare e gli ricorda che molti stranieri studiano in Italia e non vanno a prendere la laurea in Albania (riferimento alla vicenda del figlio dell’ex leader della Lega Umberto Bossi). Ravetto ribadisce che gli italiani non sono razzisti ne xenofobi e non lo sono mai stati e che la colpa maggiore è del governo che non fa aumentare il tasso di occupazione con le sue politiche. 

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