Tra gli ospiti della puntata de Le invasioni barbariche in onda stasera su La 7 ci sarà anche Silvia Layla Olivetti. Nata a Venezia nel 1965, come lei stessa afferma i genitori erano sessantottini e l’hanno cresciuta secondo principi di libertà personale. L’Olivetti dichiara, infatti, che la madre le ha sempre detto che nessuno doveva avere il potere di decidere come si doveva vestire e cosa doveva pensare. Ma quando Silvia Layla si è convertita all’Islam, nel 2004, la madre non ha esitato a criticare la sua decisione e a porsi in disaccordo con la sua scelta di portare il velo.
Le critiche non arrivano solo dalla famiglia, ma sui social network e sulla pagina dedicata alla associazione dai lei istituita (Movimento per la tutela dei diritti Musulmani) non sono pochi gli utenti che la disapprovano e disprezzano anche in maniera piuttosto dura. Al contempo, però, diventa una specie di figura di riferimento per le donne musulmane, soprattutto dopo la pubblicazione di Diversamente italiani. Si tratta di un libro inchiesta che raccoglie al suo interno 24 storie di donne e uomini italiani cristiani che si sono convertiti all’islamismo.
In passato sulle pagine de Il Giornale, si è potuto leggere che la scrittrice è una fiancheggiatrice dell’Isis. A far nascere questa convinzione è stata una dichiarazione della Olivetti stessa che ha chiesto all’Italia l’allontanamento dell’ambasciatore di Israele. La donna si è giustificata dicendo che la sua richiesta non era affatto un’imposizione da considerare contraria agli ebrei, ma piuttosto una condanna nei confronti dello Stato d’Israele.
Essere italiani e musulmani pare, attualmente, quasi impossibile. L’Olivetti sostiene che l’Italia si è trasformata in un Paese molto chiuso, per il quale chiunque sia musulmano deve per forza essere un fanatico e pericoloso terrorista. Anche sulla definizione di terrorista Silvia Layla Olivetti ha qualcosa da precisare. Secondo la scrittrice, infatti, terroristi possono essere considerati coloro che fanno attentati nelle metropolitane, sequestrano e decapitano persone, ma coloro che decidono di combattere per la libertà del proprio Paese non possono essere definiti in tal modo.
L’Olivetti ha infatti affermato che gli italiani che scelgono di andare a combattere contro Assad vanno stimati, in quanto Assad è un dittatore pericoloso. Al tal proposito l’Olivetti precisa che in un Paese di guerra chi lotta per la libertà del popolo è un combattente, nessuno penserebbe mai di definire i partigiani durante la Seconda guerra mondiale dei terroristi.