Si intitola Asterix e il Regno degli Dei e fa capolino nelle sale cinematografiche di tutta Italia già dal 15 gennaio. Nati nel lontano 1959 con la prima comparsa sulla rivista numero zero Plote, i Galli Asterix e Obelix impersonano la creatività fatta fumetto dalla mano autoriale di Albert Uderzo. L’intento, racconta Uderzo, “era quello di creare un giornale per i bimbi francesi, di modo che potessero divertirsi ma anche allenare la lettura”. E allora quale migliore idea se non quella di coniugare cultura francese, storia e allegria? Così nasce Asterix, inizialmente ideato per essere un Gallo fiero, unico eroe nelle sue avventure. “Ma volevo dar luce anche a un combattente di quelli che immaginavo io; che fosse grosso e potente! Non ho dato retta a nessuno e ho soltanto… disegnato. Così nacque Obelix!”. 

Il diciassettesimo albo vendette, nel 1971, più di un milione di copie. E così, a cinquantacinque anni di distanza dalla nascita di uno dei fenomeni editoriali più importanti di sempre, proprio quell’omonimo diciassettesimo albo, grazie alla mescolanza di competenze di Alexandre Astier e Louis Clichy, diventa film di animazione. 

Distribuito in Italia da Koch Media, e prodotto da M6 Studio, Belvision ed M6 Films, Asterix e il Regno degli Dei vede stavolta tutta la Gallia occupata dai Romani, i quali vogliono costruire proprio in mezzo al verde e alla natura tanti palazzi regali per poter avvicinare alla civilizzazione anche i barbari meno educati. Ma il piccolo villaggio d’Armorica resiste e non ammette per nessun motivo che l’arrivo dei popolani da Roma possa rovinare la loro quiete immersa nella flora rigogliosa. Riusciranno i nostri amici Galli a resistere al lucro e agli agi della vita cittadina? Asterix e Obelix faranno tutto il necessario per salvar la situazione.

Un racconto simpatico, quello portato su grande schermo stavolta. Certo una storia che, povera Italia (è proprio il caso di dirlo!), un po’ sminuisce i burberi e stolti combattenti romani, quasi dipinti come incapaci e fessi. Ma, tant’è, di questo non possiamo lamentarci dato che sinossi e tema nascono anni or sono. Pecca notevole, invece, l’eccessiva alterazione delle voci dei personaggi che, doppiati certo a maestria, con un effetto quasi metallico dovuto alla post produzione presentano toni poco credibili ed eccessivamente farsi.
I bambini in sala con me hanno sì riso, certo, ma solo nel corso dei primi minuti di film. Poi, purtroppo, un susseguirsi di noia e lentezza. Un gran peccato quello che vede un insieme di eventi tanto avvincenti quanto ricchi di aspettative, ritratti in un modo poco interessante e quasi superficiale. Gli spunti per trarne uno dei film di animazione più belli degli ultimi tempi c’erano tutti, ma non credo siano stati colti nella maniera opportuna.

Un dolce e sonnacchioso naufragar in un mare di alti e bassi, che vede l’attenzione dello spettatore, purtroppo, salire a punta massima il minuto prima, per poi cadere al picco più profondo il secondo dopo. Poco avvincente ma certo intrigante la sequenza allietata dall’italianissima “Sarà perché ti amo”, probabilmente spezzone tra i più interessanti del film. Ma, anche stavolta, ciò che attrae è la colonna sonora, e anche in questo caso le immagini fanno da misera cornice al contrario – probabilmente – di quanto avrebbe dovuto essere.

“Non ci siamo spinti oltre, come invece ha fatto Spielberg reinterpretando lo stile puro di Tintin”, spiega Louis Chlichy, produttore. “Nonostante il tocco decisamente realistico dato alla grafica, abbiamo conservato i personaggi classici intatti”. Certo non mi permetto di commentare la frecciatina francese diretta oltreoceano al regista diJurassic Park, ma non posso che non concordare con Chlichy nel dire che i personaggi siano rimasti effettivamente intatti. Perché, sia chiaro, la grafica è davvero molto curata come dice, ed è anche realistica e viva, ma i personaggi proprio no. Asterix e Obelix, purtroppo, sono stati raccontati male. Sono stati raffigurati in un modo decisamente più noioso di quanto avrei mai immaginato. 

Uno spiacevole errore quello di non aver azzardato nel corso della produzione filmica con colori ed emozioni meno pacate e più sincere di quelle che Asterix e il Regno degli Dei racconta. Forse un target sbagliato quello che etichetta questo come un prodotto per la famiglia, il nuovo film d’animazione tutto Gallico sarebbe adattissimo a bimbi piccoli piccoli. A causa della discrepanza tra racconto e narrazione, tuttavia, probabilmente una storia troppo complessa per chi non abbia almeno compiuto i 4 anni. Altresì troppo sciatta per chi i 5 li ha superati da un po’. Prova non superata.