A pochi giorni dal Giorno della Memoria, Rai Tre ha trasmesso una puntata speciale della trasmissione “La grande storia“, intitolata “In nome della razza. Auschwitz, Mengele, SS“. Il 27 gennaio del 1945 l’esercito sovietico giunse davanti ai campi di lavoro di Auschwitz e scoprì uno spettacolo terrificante: nei 42 chilometri quadrati circondati da filo spinato c’erano cataste di cadaveri e 7.000 persone vive, tra cui molti bambini che si erano salvati in quanto gemelli da utilizzare nelle sperimentazioni scientifiche. I sovietici ripresero tutto ciò che era davanti ai loro occhi e l’orrore divenne una prova contro i criminali nazisti al processo di Norimberga. All’interno dei campi erano presenti 4 forni crematori, 46 inceneritori, camere a gas dove i detenuti venivano uccisi con lo zyklon b. I prigionieri dormivano anche in 6 su un tavolaccio, in maniera da sfruttare tutto lo spazio a disposizione. I cadaveri vennero esaminati e si scoprì che in molti casi erano stati utilizzati come cavie umane, con l’obiettivo finale di impedire la riproduzione di persone indesiderate per ragioni razziali.



Joseph Mengele è uno dei personaggi chiave della Germania nazista, noto per le sperimentazioni sui gemelli; il suo personaggio è stato inserito in due film “I ragazzi venuti dal Brasile” e “Il maratoneta”. Mengele si laureò in medicina nel 1938, in un’era in cui il razzismo aveva inquinato anche il mondo scientifico e il culto della razza padrona veniva definito antropologia. L’obiettivo degli scienziati nazisti era quello di creare la razza pura ariana, effettuando manipolazioni genetiche. Mengele giunse in Polonia nel 1943, mentre è in corso il programma di sterminio denominato “Soluzione finale” e viene assegnato al campo di prigionia di Auschwitz, dove ha potere di vita e di morte sui prigionieri. Mengele eseguì sui prigionieri una serie imprecisata di esperimenti, che molto spesso portavano alla morte o alla mutilazione delle cavie, come ad esempio, amputazioni senza anestesia, prelievi massicci di sangue, trasfusioni tra gemelli, iniezioni di sostanze tossiche. In molti i casi i prigionieri venivano uccisi con il solo scopo di poterne sezionare il cadavere. Dopo la fine della guerra Mengele riuscì a fuggire in Sud America, dove morì molti anni dopo, senza aver mai pagato per i suoi crimini.



Julius Streicher è stato il creatore dello stereotipo dell’ebrei ripugnante e per tale motivo è stato processato a Norimberga e impiccato, al termine della guerra. Direttore del giornale Der Stürmer, Streicher ha dedicato la sua esistenza alla diffusione dell’odio antisemita e per tali motivi viene considerato uno dei maggiori responsabili dell’olocausto. Sin dai suoi esordi, Streicher addossava agli ebrei una serie di aspetti ripugnanti, dipingendoli come esseri rivoltanti, grassi, sporchi, bavosi, ricchi, dal naso aquilino e sessualmente pervertiti. Il giornale attribuiva periodicamente scandali e crimini agli ebrei ed ottenne il successo popolare grazie al suo stile semplice e immediato. Nel 1930 Streicher divenne uno dei principlali finanziatori del partito nazista, grazie agli introiti derivanti dalla vendita del giornale, e viene spesso invitato a tenere comizi, diventando uno dei principali oratori del partito. Il successo elettorale del partito nazista venne ottenuto anche grazie a personaggi come Streicher, che inculcavano nei tedeschi la paura nei confronti degli ebrei, scrivendo che gli ebrei erano seduttori e corruttori di ragazze con metodi diabolici (a volte anche corruttori di ragazzi e di bambini), che i macellai ebrei vendessero carne di ratto e così via. L’obiettivo di Streicher era quello di far credere ai tedeschi che non esistono ebrei per bene e che è meglio non avere alcun rapporto con loro. A partire dal 1935, Der Stürmer iniziò a pubblicare periodicamente l’elenco delle persone che intratteneva rapporti sociali con gli ebrei, comunicando i loro nomi e cognomi e persino l’indirizzo. Allo scoppio della guerra Streicher criticò apertamente l’esercito tedesco e per questo motivo venne allontanato dalla partecipazione attiva nel partito e relegato in una grande tenuta agricola, in un esilio dorato, dove continuò a pubblicare il giornale. Il 21 aprile del 1945 Streicher fuggì in un piccolo villaggio alpino ma venne ritrovato un mese dopo. In carcere Streicher scrisse il suo testamento politico e non rinnegò il passato, negando l’esistenza dell’olocausto. Durante il processo vennero utilizzate come prove a suo sfavore molti articoli del suo giornale in cui si parlava di sterminio e annientamento degli ebrei, e Streicher venne condannato per aver preparato la via per il genocidio, che senza la sua propaganda non sarebbe mai avvenuto.



Adolf Eichmann fu uno dei principali artefici della soluzione finale e si occupò di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo e la minima spesa. Eichmann progettò dettagliatamente le modalità con cui sterminare gli ebrei, proponendo, in veste di esperto della questione ebraica, di arrestare tutti gli ebrei, cedere i loro beni al Reich, avviarli verso la scalo ferroviario e condurli verso le destinazione finale, stimando in 11 milioni il numero di ebrei eliminabili con il suo piano. Il ragioniere della morte dopo la guerra si diede alla fuga e si trasferì a Buenos Aires con una nuova identità ma venne scovato nel 1960 dal Mossad (servizi segreti israeliani), che aveva scatenato una vera e propria caccia senza tregua nei confronti dei criminali nazisti e riportato a Tel Aviv, dove venne processato e condannato all’impiccagione. Durante il processo Eichamnn definì un orrore quanto accaduto ma precisò di aver solo eseguito gli ordini.

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