In molti, dopo la visione del suo ultimo film, American Sniper, hanno accusato Clint Eastwood di aver fatto un film che propaganda e glorifica la guerra. Uno su tutti, il collega regista Michael Moore che ha anche accusato i cecchini di essere solo dei vigliacchi che uccidono persone indifese colpendole alle spalle, citando il caso di un suo zio rimasto ucciso proprio da un cecchino durante la Seconda guerra mondiale. In molto comunque si sono chiesti se il film di Eastwood fosse una celebrazione della violenza e della guerra. Ha risposto a tutti lo stesso attore e regista parlando con alcuni giornalisti al Saturday’s Producers Guild Awards: “Il mio film contiene la più grande dichiarazione contro la guerra”. Di quale dichiarazione si tratti, lo ha poi spiegato lui stesso: “La più grande dichiarazione contro la guerra che qualunque film possa fare è raccontare ciò che la guerra stessa fa alle famiglie e alle persone che devono tornare a casa dopo aver combattuto, come successo a Chris Kyle”. Il film è infatti costruito sulla figura vera di Kyle, sulla quale Eastwood si è documentato a fondo parlando con i suoi familiari. “Sono andato da loro e ho incontrato la madre e il padre e le nipoti. E’ stato di grande valore per Bradley (l’attore che impersonifica Kyle, ndr) perché ha permesso di entrare nella storia della famiglia e dei loro sentimenti verso l’intera situazione”. Anche lo sceneggiatore del film, Jason Hall, ha commentato dicendo che se si capisse che prezzo pagano i soldati che tornano a casa e le loro famiglie, forse ci si penserebbe di più prima di iniziare una guerra.



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