La puntata di giovedì 29 gennaio di “Servizio Pubblico“, intitolata “Il prezzo“, si apre con l’editoriale di Michele Santoro, dedicato alle tensioni tra Berlusconi e Renzi sulla possibile nomina di Mattarella a presidente della Repubblica, che potrebbe mettere in discussione la tenuta del patto del Nazareno. Santoro presenta gli ospiti in studio, i giornalisti Giuliano Ferrara e Gad Lerner e i deputati Giuseppe Civati (Partito Democratico) e Mara Carfagna (Forza Italia). Secondo Ferrara ciò che sta avvenendo smentisce le tesi di chi sosteneva che il patto del Nazareno riguardasse anche l’elezione del Presidente della Repubblica e fa notare che curiosamente il presidente del Consiglio ha indicato il nome del presidente della Repubblica, in maniera inversa a ciò che dovrebbe avvenire in base a quanto prescritto dalla Costituzione. Secondo Ferrara Renzi sta forzando il patto del Nazareno e Berlusconi, pur avendo compreso le reali volontà di Renzi, non uscirà dal patto per evitare di restare ai margini della politica italiana. Secondo Gad Lerner i due firmatari del patto del Nazareno hanno posizioni di forza ben diverse e Renzi sta sfruttando la momentanea debolezza di Berlusconi: il giornalista crede che Mattarella non sia la prima scelta per Renzi. Mara Carfagna crede che Mattarella non abbia l’autorevolezza internazionale che dovrebbe avere il presidente della Repubblica e che la scelta sia stata fatta esclusivamente per mettere d’accordo le varie correnti del Pd, in barba alla larga condivisione auspicata dal premier.



Nel suo editoriale Marco Travaglio parla del legame tra Berlusconi e Renzi e nota che, diversamente da quanto proclamato dalla sinistra, Berlusconi è vivo e vegeto e ha anche un discreto colorito (al netto del trucco). Travaglio sottolinea che durante i 20 anni in cui Berlusconi è stato protagonista della vita politica italiana la sinistra ha proposto 10 leader, puntualmente rimpiazzati. Berlusconi, secondo Travaglio, ha paura di un solo leader della sinistra, Romano Prodi, l’unico a non essere sceso a compromessi, e per questo motivo ha posto un veto alla sua nomina. Grazie al governo delle larghe intese Berlusconi è risorto dal punto di vista politico, finanziario (Mediaset ha triplicato il suo valore) e giudiziario, ergendosi a padre ricostituente nonostante non possa votare (a causa della sentenza che lo ha condannato per frode fiscale nel processo Mediaset). Berlusconi è davanti a un bivio e deve scegliere tra il voto a Mattarella (come chiesto da Fedele Confalonieri) o il suicidio politico.



Mara Carfagna critica aspramente l’editoriale di Travaglio e ricorda che Berlusconi, a suo parere vittima di una persecuzione giudiziaria da 20 anni, continua a prendere milioni di voti, nonostante le ultime vicissitudini, e sia rimasto al centro della scena politica italiana e per questo motivo è giusto che contribuisca al processo riformatore del paese. Lerner trova l’editoriale di Travaglio anacronistico e sottolinea che Berlusconi non è lo stesso di 5 anni fa e alle ultime elezioni ha raccolto meno della metà dei voti del Partito Democratico. Secondo Lerner, Berlusconi, pur mantenendo un elevato potere economico, ha mostrato debolezza dal punto di vista politico e Renzi sta usando la sua posizione subordinata. Civati sottolinea che il Pd è compatto attorno a Mattarella, che sarebbe una personalità autorevole, ma non apprezza il modo in cui è stato trattato Romano Prodi. Il deputato sottolinea che le fratture nel partito emergono quando vengono votate, invece, misure care al centro-destra come il Jobs Act. Ferrara, in aperta polemica con Travaglio, smentisce che il patto del Nazareno sia una gabbia massonica e crede che Berlusconi dovrebbe appoggiare la candidatura di Mattarella, per il suo bene e per quello del paese.



Il giornalista critica aspramente il MoVimento 5 Stelle, che ha proposto Imposimato, ricordando che il magistrato ha sostenuto più volte stupide congiure complottiste. Secondo Ferrara gli appartenenti al MoVimento, che hanno preso il 25% dei voti si sono rivelati una banda di dementi, a dispetto dei proclami pre elettorali, in cui avevano promesso di aprire il Parlamento come una scatola di tonno. Santoro ironizza sull’intervento di Ferrara, asserendo che sarà presto insignito con il titolo di giornalista più odiato dagli attivisti del M5S mentre Travaglio crede che le critiche derivino dal fatto che il M5S è l’unico partito a cui Ferrara non ha ancora aderito.

Va in onda un’intervista al deputato del MoVimento 5 Stelle Luigi Di Maio, che ricorda come il voto di Imposimato sia stato espresso dagli iscritti e secondo cui il Pd è diviso anche sul nome del Presidente della Repubblica. Ferrara critica le parole di Di Maio e definisce gli iscritti 50.000 sfigati. Lerner sottolinea che dalla votazione sono emerse 2 linee contrapposte all’interno del MoVimento 5 Stelle e gli iscritti intenzionati a fare politica (quelli che hanno votato Prodi e Bersani) sono usciti sconfitti. Mara Carfagna chiede rispetto per il 25% di votanti che ha scelto il MoVimento 5 Stelle ma allo stesso tempo ritiene che le altre forze politiche abbiano il dovere di interrogarsi sul successo elettorale del partito di Grillo. Secondo la deputata il MoVimento 5 Stelle ha fallito su tutte le linee e non è stato in grado di dare concretezza alle proteste, disperdendo un capitale di voti che andrebbe intercettato e valorizzato. Civati smentisce la possibilità che i franchi tiratori tradiscano la volontà del partito, nonostante alcune correnti abbiano espresso nomi diversi, come ad esempio quello di Amato.La puntata si chiude con una cover satirica realizzata da Dado, che ironizza sui possibili candidati alla presidenza della Repubblica, in particolare su Romano Prodi, e con le vignette satiriche di Vauro, dedicate ai possibili candidati alla presidenza e alla vittoria di Tsipras nelle elezioni politiche in Grecia.

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