Dopo Porta a Porta, diMartedì e Ballarò, anche a Servizio pubblico si parla delle votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Nella trasmissione di La7 però non cè stato quello spirito da Festival di Sanremo o da candidati al Pallone DOro, ma la formula (che può piacere o meno) tipica di Michele Santoro. La puntata inizia col classico dibattito politico-politichese con Mara Carfagna di Forza Italia e il democratico (di minoranza) Pippo Civati a parlare dei nomi per la presidenza della Repubblica, Italicum e Silvio Berlusconi. Dalle loro parole si nota che nonostante la diversità di partito, cè avversione verso il governo Renzi. Segue poi leditoriale di Marco Travaglio, in cui spiega che solo Romano Prodi (da giorni nella rosa dei papabili al Colle e votato con qualche voto ieri in seduta comune) è riuscito a impensierire Berlusconi. Gli altri, da Achille Occhetto a Gugliemo Epifani passando per Massimo DAlema, non gli hanno mai fatto paura. Addirittura ha detto il condirettore del Fatto Quotidiano con Renzi è risorto.
Ad accendere gli animi ci pensa Giuliano Ferrara. L’ex direttore de Il Foglio se la prende con il Movimento 5 Stelle per aver votato Ferdinando Imposimato, un uomo che Ferrara definisce matto e complottista. Poco tenero anche con gli utenti che hanno partecipato alle consultazioni online per lelezioni del nuovo capo dello Stato, che definisce degli sfigati. La presenza di Giuliano Ferrara ha certamente dato più movimento alla puntata.
Da qualche tempo si parla di crisi dei talk-show politici, con cali di ascolto notevoli. Servizio pubblico ha avuto un andamento altalenante con share molto alti nella seconda e terza stagione, mentre in questultima ha registrato dati non oltre il 6,24% di giovedì scorso. Ad alleggerire la serata ci ha pensato Dado, il comico che ha dedicato una canzone a Romano Prodi. Nellinsieme il programma sta avendo un buon andamento, ma nemmeno eccellente. Buon gli elementi di novità ma la ricetta rimane quella di sempre.
(Matteo Melani)