Sabato 3 gennaio su Rai Due è andata in onda l’ultima puntata della seconda stagione di “Elementary“. Ecco come si è conclusa la serie con Jonny Lee Miller e Lucy Liu. Sherlock Holmes (Jonny Lee Miller) ha scoperto che le impronte digitali ritrovate sull’arma che ha ucciso l’ex collaboratore della MI6 Artur West appartengono a suo fratello Mycroft (Rhys Ifans), che con ogni probabilità è stato incastrato dalla talpa scoperta da West. Sherlock sostiene che suo fratello sia in pericolo di vita e riesce a provarlo azionando a distanza la sua automobile, che esplode immediatamente, e decide di nasconderlo in un edificio isolato. Sherlock è intenzionato a non svelare nulla agli uomini della MI6, poiché la talpa potrebbe essere chiunque, e si presenta all’appuntamento con Tim Sherrington (Ralph Brown) e Sir James Walter (Jim Norton), promettendo di fare il possibile per ritrovare Mycroft, con cui è in pessimi rapporti anche in virtù della relazione con la sua assistente Joan Watson (Lucy Liu). Le indagini di Sherlock e Watson si concentrano sul proprietario della libreria Julian Afkhami (Nasser Faris), che secondo West era coinvolto nella vicenda. Intento a spiare l’iraniano, Sherlock chiede a Watson quali siano i motivi alla base del cambiamento nei suoi rapporti con Mycroft, avvenuto repentinamente, ma Joan preferisce non rispondere. Nella perquisizione della libreria, Sherlock scopre un distorsore, utilizzabile per criptare le telefonate: Afkhami lo utilizzava per parlare con la talpa? All’interno della libreria è presente anche una cimice piazzata da West e Holmes riesce a comprendere il significato dei numeri che l’ex collaboratore si era fatto tatuare sulle braccia dalla sua ex moglie: si tratta di metadati e i numeri indicano l’ora della telefonata e la posizione geografica di chi ha eseguito le chiamate. Mycroft, dopo aver analizzato i tabulati, scopre che tutte le chiamate ricevute da Afkhami provenivano da luoghi in cui era presente e poiché non è stato lui la talpa deve essere necessariamente un uomo costantemente al suo fianco: i maggiori indiziati sono Tim Sherrington e Sir James Walter. Sherlock riceve una chiamata da Sherrigton che gli chiede se è riuscito a rintracciare suo fratello ma il detective decide di depistarlo. Sherlock e Joan scoprono che poche settimane dopo tutte le chiamate sono avvenuti importanti fatti inspiegabili, riguardanti cittadini iraniani, e comprendono che Sherrington o Walter vendevano i segreti all’Iran e che Afkhami agiva da intermediario. C’è solo una chiamata a cui non ha fatto seguito un fatto significativo, la numero 17.
Il capitano Thomas Gregson (Aidan Quinn) e il detective Marcus Bell (Jon Michael Hill) hanno scoperto che le impronte ritrovate sulla pistola che ha ucciso West appartengono a Mycroft e decidono di emettere un ordine di cattura, nonostante Sherlock assicuri che suo fratello è innocente. Sherrington si reca personalmente a casa di Sherlock per comprendere se ha delle novità su Mycroft ma vi trova solo Joan che, preoccupata dalla visita inattesa, lo fa attendere qualche secondo prima di aprire. Joan cerca di depistare Sherrington ma, inavvertitamente, fornisce una versione diversa da quella di Sherlock e il referente del MI6 le intima di dire la verità, minacciandola di morte. Joan riesce ad uscire indenne poiché è riuscita ad azionare una videochat con gli hacker di “Everyone”, pronti a rivelare al mondo tutto, e l’uomo è costretto ad abbandonare la casa. Sherlock ha scoperto che alla diciassettesima telefonata è seguita la misteriosa morte di un cittadino iraniano, apparentemente ucciso per un debito di gioco, ma la scena del crimine, riesaminata da Sherlock, lascia molti dubbi. Holmes rivela tutto a Joan e continua ad attaccare il comportamento di suo fratello, assolutamente inaccettabile, ma la sua assistente decide di rivelargli che Mycroft era tornato nella MI6 per salvarlo dall’incriminazione. Sherlock va da suo fratello e decide di ringraziarlo per quello che ha fatto, promettendogli di sistemare la faccenda.
Il detective ha scoperto che l’iraniano è stato ucciso da Afkhami, che lo ha lapidato a morte in quanto aveva una relazione con sua moglie. Messo alle strette dagli uomini della NYPD, Afkhami ammette di avere avuto contatti telefonici con Sherrington, che da quel momento è ufficialmente ricercato: le accuse nei confronti di Mycroft sono cadute. Intanto in obitorio viene ritrovato il corpo di un cittadino inglese: si tratta di Sherrington e Mycroft è il maggiore indiziato dell’omicidio. Mycroft incontra Sherlock e Joan e spiega loro di non aver ucciso direttamente Sherrington ma di aver ricevuto l’aiuto degli uomini della Sicurezza Nazionale. Dopo l’omicidio gli agenti speciali hanno simulato la morte di Mycroft, per evitare di subire vendette da parte del clan franco-corso, vittima di un incendio nel suo ristorante. Secondo Mycroft quello era l’unico modo per risolvere la situazione e conseguentemente è costretto a sparire dalla circolazione e a rifugiarsi in un altro paese. Joan, in lacrime, lo accusa di non aver avuto fiducia in loro, mentre Sherlock lo saluta affettuosamente, ricordandogli, tuttavia, di essere una persona pigra ed egoista, come lo aveva definito molti anni prima. Nonostante non possa più vivere la sua storia con Mycroft, Joan ha deciso di lasciare in ogni caso la casa di Sherlock e di andare a vivere da sola. Sherlock incontra il capo della MI6 Sir James Walter e gli chiede se la proposta di lavorare per l’intelligence britannica sia ancora valida. Sherlock Holmes lascia il suo incarico di consulente alla polizia di New York e lavorerà nella MI6.