Sono molto nostalgici in queste ore gli italiani. Lo sono in queste ore mentre riascoltano le canzoni di Pino Daniele che ci ha lasciato stanotte e lo erano quelli che ieri seguivano lo speciale di Sfide dedicato a Marco Pantani. La riprova è stato l’hashtag #sfidepantani che è stata per tutta la serata tra le primissime posizioni nella classifica dei trend topic. Qualche polemica ma soprattutto parole e dimostrazioni di affetto per uno degli indimenticabili campioni di ciclismo, venuto a mancare troppo presto per poter dare prova del suo valore umano oltre che sportivo. Nostalgia, lacrime, dolore e celebrazione questo alla base del successo di Sfide e dell’attenzione dei telespettatori che premiano il talento e la professionalità di Alex Zanardi.



Lo speciale di “Sfide” dedicato a Marco Pantani ha conquistato ieri sera 1.216.000 spettatori con uno share del 4.67%. Bisogna precisare che si tratta di una replica di una puntata andata in onda su Rai Tre diversi anni fa, con i dovuti aggiornamenti. Presto comincerà sulla stessa rete la nuova stagione di “Sfide” con otto puntate dedicate agli sportivi più amati/odiati della storia italiana e non solo. Al di là di qualsiasi controversia legata alla sua morte e alla sua condotta, Pantani rimarrà sempre uno dei ciclisti più grintosi degli ultimi vent’anni, uno dei pochi a non essere mai squalificato per doping. Contrariamente a quanto si possa pensare Pantani non ha mai visto revocare nessuna delle sue tante vittorie.



Ieri sera, domenica 4 gennaio 2015, è andata in una su Rai Tre la prima puntata di Sfide dedicata al ciclista Marco Pantani. Cliccate qui per rivederla. Eccone il riassunto. Alex Zanardi precisa che in questa puntata di “Sfide” si parlerà principalmente delle imprese sportive di Marco Pantani, tralasciando le ultime novità che hanno portato alla riapertura del caso sulla morte del ciclista, avvenuta il 14 febbraio del 2004, che saranno accennate solo a fine puntata. Alex Zanardi esprime tutta la sua stima nei confronti di Pantani, uno che non si arrendeva mai e si è rialzato dopo ogni caduta, ad eccezione di una. Gli appassionati di ciclismo hanno conosciuto Pantani il 4 giugno del 1994, quando lo scalatore romagnolo si mise in mostra nella quattordicesima tappa del Giro d’Italia, ottenendo la prima vittoria da professionista dopo un allungo irresistibile in montagna e la picchiata verso Merano. Il giorno successivo Pantani staccò la maglia rosa Berzin, Miguel Indurain e il suo compagno di squadra Chiappucci, ottenendo la seconda vittoria consecutiva che gli permise di classificarsi al secondo posto alle spalle di Berzin. Dopo pochi mesi, al Tour de France, Pantani si mise in mostra nelle tappe con arrivo all’Alpe d’Huez e a Val Thorens, dove riuscì a staccare Indurain di un minuto e mezzo, nonostante una caduta nelle fasi iniziali della tappa, e concluse al terzo posto in classifica generale: il ciclismo italiano ha trovato un nuovo campione. Il giro del 1995 sembra fatto apposta per Pantani, costretto a rinunciare a causa di un automobile, che lo investe l’1 maggio del 1995 mentre si allenava. Pantani partecipà al Tour, dove ottenne la prima vittoria il 12 luglio del 1995, nella tappa con arrivo all’Alpe d’Huez. Nell’ottobre del 1995 Pantani rischia di concludere prematuramente la sua carriera, investito nuovamente da un automobile durante la Milano-Torino: nell’impatto il ciclista si fratturò tibia e perone ma grazie alla sua forza di volontà riuscì a tornare in sella ad una bici il 23 marzo del 1996. Il 1997 è l’anno della svolta: Luciano Pezzi riesce ad allestire una squadra su misura per lo scalatore (Mercatone Uno), con l’obiettivo di vincere i grandi giri. Il 24 maggio nella tappa del giro d’Italia con arrivo a Cava dei Tirreni, Pantani è costretto al ritiro a causa di una caduta in discesa, provocata dall’attraversamento della strada di un gatto nero. Pantani non si abbatte e decide di prendere parte al Tour de France, dove fa il vuoto nella tredicesima tappa con arrivo all’Alpe d’Huez, e si classifica al terzo posto nella classifica generale, alle spalle di Ullrich e Virenque. Nel giro del 1998 Pantani riesce a staccare in classifica generale il favorito Alex Zuelle, decisamente più forte nelle prove a cronometro, e indossa per la prima volta in carriera la maglia rosa, grazie ad un attacco decisivo nella tappa con transito sul Passo Fedaia. Il 4 giugno nella tappa con arrivo a Montecampione va in scena un duello d’altri tempi tra Pantani e il russo Pavel Tonkov, staccato a pochi chilometri dall’arrivo. Pantani si aggiudica il suo primo Giro d’Italia e mantiene la promessa fatta a suo nonno, il suo più grande fan, morto poco tempo prima. Dopo il trionfo Pantani decide di riposarsi ma il 26 giugno muore Luciano Pezzi e il ciclista decide di partecipare al Tour, per onorare la sua memoria. L’inizio è scoraggiante, con un notevole distacco da Ullrich ma il 27 luglio, nella tappa Grenoble-Les Deux Alpes, Pantani attacca sul Galibier, molto distante dal traguardo e fa il vuoto. Ullrich, vittima del freddo e della fame, arriva al traguardo con un distacco d’altri tempi, superiore ai 9 minuti. Pantani vince il Tour de France, a 33 anni di distanza dall’ultima vittoria di un italiano (Felice Gimondi) ed è il secondo italiano a realizzare l’accoppiata Giro-Tour nello stesso italiano, dopo Fausto Coppi. Pantani domina sin dalle prime tappe il giro del 1999, sente attorno a se l’affetto della gente ma anche l’invidia da parte dell’ambiente ciclistico. In quel giro Pantani riesce a vincere in solitaria la tappa con arrivo al Santuario di Oropa, nonostante un salto di catena ad inizio salita. Il 5 giugno 1999 è il giorno in cui la vita del ciclista cambiò per sempre: a seguito di un controllo antidoping, l’UCI rilevò un ematocrito superiore a quello consentito, costringendo Pantani a lasciare il Tour. Secondo il compagno di squadra Roberto Conti, quel giorno Pantani morì come atleta e anche come uomo. Il ciclista era sicuro di essere vittima di un complotto, tesi sostenuta anche da sua madre Tonina, e nei mesi scorsi la procura di Forlì ha aperto un’inchiesta sui fatti di Madonna di Campiglio, in seguito alla testimonianza di Renato Vallanzasca, che ha sentito parlare di un giro di scommesse clandestine contro Pantani, circostanza confermata anche da altri detenuti. Per Pantani cominciò la lenta discesa all’inferno e il ciclista decise di barricarsi in casa e di disertare le gare, nonostante non fosse stato squalificato. Pantani decise di provare nuovamente a vincere partecipando al Tour del 2000, dove riuscì ad aggiudicarsi due tappe, al Mont Ventoux e a Courchevel, ma non riuscì a scalfire il predominio dell’emergente Lance Armstrong, il campione che aveva preso il suo posto anche ei cuori di molti tifosi, ritenuto un esempio da seguire per la sua particolare storia personale (Armstrong era guarito dal cancro ma al termine della sua carriera confessò di aver fatto uso di sostanze dopanti e perse i 7 Tour de France vinti). L’inchiesta sulla morte di Pantani venne archiviata in soli 55 giorni ma è stata recentemente riaperta, a causa delle tante incongruenze presenti sulla scena del crimine.