La Befana vien di notte / con le scarpe tutte rotte / il suo sacco è pien di toppe / e le ossa ha tutte rotte. Chi, da bambino, non ha mai cantato questa filastrocca, la sera del 5 gennaio, in attesa di ricevere la calza piena di doni, dolci e magari un po di carbone? Eh sì, nellimmaginario collettivo la Befana è raffigurata come una donna vecchia, rugosa, incartapecorita. Ma è sempre stata così? No, la Befana in gioventù (stiamo parlando dei mitici anni 200, del milleduecento, per la precisione) era una bella signorina dal viso dolce, gli occhi azzurri e i capelli fulvi. Come mai poi si è trasformata in una signora bitorzoluta?
A svelarci il mistero è il solito Zingarelli, un vocabolario che sa tante cose perché le ha rubacchiate qua e là in giro per il mondo e parla per frasi fatte (avendole quasi tutte inventate lui): Cari bambini, provate a guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se è poi tanto difficile morire. Ehm scusate, mi son lasciato prendere la mano (questa frase fatta qui devo spostarla alla voce Lucio Battisti). Dicevamo: provate voi per secoli a viaggiare di notte – al freddo e al gelo, in sella a una scopa – a folle velocità, sorvolando la Foresta Nera, il lago di Loch Ness o il Monte Terminillo; dover volare a bassa quota per non lasciare trasparire il benché minimo segnale della vostra presenza, e nel contempo, causa labbassamento della vista (e una sopraggiunta lentezza di riflessi), non riuscire più a scorgere un cartello di pericolo, un segnale catarifrangente, una luce di lampione, seppur fioca, nella nebbia. Ce nè per continuare a schiantarvi. E il viso (insieme al resto del corpo), schianto dopo schianto, ne ha risentito. Come credete che possa essere andato a finire un insistito, secolare, brusco, siffatto maquillage della pelle? Inestetismi, raggrinzimenti, couperose, ingiallimenti vari, inbitorzolamento del naso. La Vecchia ogni tanto si abbatte di morale ma negli ultimi secoli ci ha fatto labitudine a questo aspetto trasandato, col vestito pieno di toppe (e aggiungiamoci le ossa tutte rotte).
E pensare che non è sempre stato così. Fanny, questo è il nome con cui la chiamano ancora gli amici più intimi (deriva dal più pomposo Epifània, da cui la sua festa, che si chiama Epifanìa), è sempre stata una ragazza a modo, forse solo un po più curiosa del normale. Di umile famiglia, – la mamma, donna delle pulizie, perciò sempre alle prese con stracci e scope, il padre minatore, quanti pezzi di antracite portava in regalo alla sua piccolina! – ha imparato i rudimenti del suo lavoro in maniera del tutto naturale. Una professione che le calza davvero a pennello.
Nella vita di tutti i giorni ha sempre amato e praticato le cose semplici: una vita sana e allaria aperta, la buona cucina (il suo roast-bef, si badi bene, con una e sola, ha un sapore divino), il gusto e il valore dellamicizia (una volta allanno, immancabilmente, invita presso la sua modesta dimora le sue migliori amiche, in una sorta di piacevole convenction chiamata La Cena delle Beef: si mangia, si chiacchiera, si gioca, preferibilmente a scopa, forse per deformazione professionale!).
Difetti? Certo, ne ha anche lei. A chi le contesta una certa sopravvenuta sciatteria, a riguardo dei suoi abiti e soprattutto delle sue scarpe, è solita rispondere: “Mai tenuto il piede in due scarpe: da secoli porto sempre quelle!”. Si diceva pocanzi della sua curiosità, per la quale è nota fin dall’antichità. Si narra addirittura che abbia incontrato i tre Re Magi, in viaggio per andare a rendere onore al Re dei Re, subissandoli di domande: “Ma voi chi siete? Da dove arrivate? Chi vi ha guidato fino qui? Perché chiedete a me? Ma io forse vi ho già visto? Siete sicuri di no? Mai, mai, mai? E allora perché le vostre facce mi sono note? A chi assomigliate? Avete forse amici o conoscenti da queste parti? Tu, per esempio, hai detto che ti chiami Gaspare? Sei per caso parente di quel tale che con il suo socio Orazio voleva rubare 101 cuccioli di dalmata? E tu? Melchiorre? Sei nipote di Melchisedec? No? Eppure Melchiorre mi ricorda qualcosa… Ah sì, abiti per caso a Milano, in via Melchiorre Gioia? No, Milano non c’entra? E tu, Baldassarre, che mi dici? Che avete seguito una stella cometa? Ma è vero che una cometa è composta di sostanze volatili come biossido di carbonio, metano e acqua ghiacciati, con aggregati di polvere di stelle e vari minerali e che la sublimazione delle sostanze volatili quando la cometa è in prossimità del Sole causa la formazione della chioma e della coda? Non lo sai? Non hai avuto tempo di consultare Wikipedia? Il tuo cammello non ha il collegamento wi-fi? Beh, lasciamo perdere… Dove pensate di andare? Da Erode Antipa? Sapete che viene chiamato Antipa perché è tutt’altro che simpatico? Ma è vero che è il figlio di Erode il Grande e della sua quarta moglie, la samaritana Maltace? E’ vero che, associato alla reggenza dal padre, gli è succeduto alla sua morte e…”
Schiantati da questa raffica di interrogativi, i re Magi – ormai mogi – si voltarono e decisero di partire senza ulteriori indugi, lasciando la povera Fanny a secco di risposte, e soprattutto, senza la possibilità di onorare il Bambinello. Per questo ogni 6 gennaio, memore di quanto aveva “incalzato” di domande i tre Magi, la Befana passa in tutte le case a portare regali ai bambini, lasciandoli nelle calze. Ma da allora ha imparato a far meno domande, a passare sempre più inosservata, a esaudire con meticolosa precisione i desideri di tutti i bambini del mondo, a evitare le insidie della minacciosa A.d.u.s.bef. (associazione difesa utenti servizi befana), un consorzio di ecologisti, animalisti, alternativi, equosolidali, no-global che “incalza” da tempo la vecchina, simbolo, a loro dire, di un retaggio di sfrenato consumismo, anch’esso figlio di un capitalismo, destinato a morire. Ma Fanny ha spalle grosse e di nemici alle spalle, durante la sua carriera, ne ha seppelliti tanti. Per cui, letteralmente, di nemici così se ne fa.. un beffo!”.
È l’immancabile Zinga a chiudere: “Ma un fitto e incombente mistero si annida nella misteriosa vita della Befana: se si porta via tutte le feste, dove se le tiene per l’intero anno? Ma soprattutto, cosa fa dal 7 gennaio, per i 364 giorni rimanenti?”.