Il Corriere della Sera ha dedicato a Krzysztof Charamsa, teologo gay con compagno, l’apertura del sito online di sabato e una paginata intera nella versione cartacea. Tutti i media hanno ripreso poi la notizia, come se fosse un grosso scoop. Il tutto amplificato a dovere, non a caso, nel giorno dell’inizio del Sinodo sulla famiglia. Ingerenze e pressioni Lgbt? A pensar male si fa peccato (questo forse lo dice il teologo gay).

Sempre sabato sera ho visto un film che mi era sfuggito per questioni di tempo. Coincidenza: si parla di preti, di gay, di famiglia e… si ride. Se Dio vuole di Edoardo Falcone con Alessando Gassmann e Marco Giallini. Questi interpreta un famoso cardiochirurgo, indisponente e presuntuoso. La realtà non si discosta mai dalla finzione, anzi l’inverso. La situazione familiare è critica, ma cova sotto la cenere: la moglie, nullafacente, è dedita all’alcol, la figlia sposata con un agente immobiliare, sono mal sopportati e sul figlio universitario ha riposto i propri progetti.

Questi deve fare un annuncio e riunisce la famiglia. Tutti pensano che si dichiari gay, invece annuncia che entrerà in seminario

La coppia scoppia, il medico, ateo non contempla la decisione del figlio, mentre la madre entra in una crisi profonda col marito. Il bel sacerdote, Gassmann, che secondo il chirurgo ha influenzato il giovane, viene pedinato, e indagato da uno scalcagnato detective. E qui riscopriamo la vecchia commedia italiana, dove si sorride per la semplicità e la brillantezza delle battute.

Il padre si finge un disperato con moglie violenta e fratello handicappato al seguito per entrare nelle grazie del prete, che invitato dal figlio scopre invece la verità. Per non inguaiarlo di fronte al giovane, il sacerdote obbliga il medico ad aiutarlo nella ristrutturazione di una chiesetta. I due pian piano diventano amici, sempre nelle rispettive distanze delle proprie convinzioni, il sacerdote non vuole convincerlo a credere in Dio, ma stimola la sua libertà.

Altro colpo di scena, rientrando a casa, il chirurgo scopre il figlio pomiciare con una ragazza e gli svela che da più di un mese ha ormai abbandonato il desiderio di entrare in seminario, confortato dai consigli del sacerdote. Capisce perciò che prima di obbligarlo nei lavori della chiesetta, il furbo Gassmann sapeva già della rinuncia all’ingresso in seminario. Prima dell’ultimo colpo di scena finale, che non svelo, si ricompone l’unità familiare e la recuperata stima verso la figlia e il genero.

Un film semplice, in cui si sorride, una comicità non banale e neppure offensiva. Ne esce bene la figura del sacerdote, alla mano e non giudice; la famiglia viene esaltata; la figura gay non viene giudicata, ma si coglie come la mentalità attuale abbia capovolto i valori. E l’arcigno chirurgo cambia umanamente. Profetici anche i nomi scelti, don Pietro il sacerdote e Tommaso il medico.