Edoardo Camurri ha iniziato ieri, lunedì 9 novembre 2015, questo viaggio tra I grandi della letteratura italiana partendo da Dante, il padre del capolavoro della Divina Commedia. La puntata si apre con una breve biografia del personaggio, nato a Firenze nel 1265: si ripercorrono quindi le tappe salienti della sua vita, la sua poetica concentrata nei differenti decenni e le sue opere, l’incontro con la donna che diventerà la sua musa ispiratrice e motivo di esistenza, Beatrice, il suo periodo politico, fino all’ esilio e alla morte a Ravenna nel 1321. Si può considerare Dante il più grande scrittore classico, un poeta epico, l’Omero della modernità. Le influenze artistiche del suo periodo sono caratterizzate dai grandi maestri come Orazio, Virgilio, gli scrittori latini, la tradizione filosofica – religiosa e i romanzi di intrattenimento scritti in francese antico: Dante non citerà mai letteralmente Omero, perché fa parte di tutta un’altra lingua, quella greca, a lui sconosciuta.



Un’altra scuola importante di questo periodo è quella siciliana, da cui nasce e si sviluppa il Dolce Stil Novo, una corrente che rivoluziona le tematiche e il modo di scrivere finora sperimentato: le rime si fanno meno oscure, più piacevoli e piane, ma soprattutto si connota il sentimento dell’amore come una forza luminosa che porta alla verità e alla conoscenza, non soltanto un insieme di passioni e tribolazioni. Oltre ad un poetare differente e a questa nuova visione dei sentimenti, lo Stilnovismo contempla una nuova figura della donna come entità positiva, buona, uno strumento divino che porta l’amato alla verità, alla purificazione mediante la parola, che è una chiave di svolta per affrontare e risolvere le insidie della vita e un’arma per vincere il male. Guido Cavalcanti è uno degli esponenti di spicco di questa corrente letteraria, mentre Dante si più considerare l’ideologo. Il programma ci riserva ora una piacevole e inaspettata sorpresa: oltre al conduttore che accompagna lo spettatore per mano attraverso storie e luoghi, l’atmosfera si fa appassionata grazie all’intensa interpretazione di una grande attrice italiana, Licia Maglietta (tra i suoi ruoli, “Pane e Tulipani” e “Agata e la tempesta” di Silvio Soldini), che legge alcuni passi tratti dalle opere prese in esame. Parlando del Dolce Stil Novo, si inizia con dei brevi estratti dalle “Rime”.



Lo Stilnovismo è la poesia del cuore nobile, intellettuale, che si distacca dal volgare “municipale” per arrivare ad una espressione artistica aulica, ricercata, raffinata, come nell’opera del Petrarca. Intervengono due critici e filosofi, Sergio Givone e Alfonso Berardinelli, trattando la figura di Beatrice che si sviluppa nell’intero corso della vita di Dante, da bambina fino a donna, e con diverse entità, prima più spirituali e via via più concrete, finché nel Paradiso all’interno della Divina Commedia, diventerà un vero e proprio personaggio in carne ed ossa con una sua precisa autonomia. Beatrice compare già nella “Vita Nova”; siamo nel periodo dell’inizio della maturità dello scrittore, intorno ai 25 anni. La Commedia è l’opera più monumentale di Dante, quella finale, e ci impiega ben 15 anni per scriverla tutta e ultimarla completamente: è la summa di una vita, un viaggio nell’aldilà e in senso più oceanico la metafora dell’umanità che procede dal negativo al positivo, attraverso delle prove, è l’espiazione dei propri peccati per giungere all’illuminazione e alla pura conoscenza. La Divina Commedia è la trasformazione della filosofia che diventa poesia. L’inferno è il primo dei tre grandi spazi che Dante e la sua guida filosofica Virgilio devono compiere attraverso il loro lunghissimo viaggio: è un imbuto, che man mano scende diventa più pericoloso e infausto.



Il Purgatorio invece è una montagna che va dai peccati più gravi, fino a quelli più leggeri, fino ad arrivare al Paradiso che è un insieme di cieli concentrici. Tornando all’Inferno, il conduttore Edoardo Camurri e i suoi illustri ospiti spiegano come questo sia il luogo dei mostri, come le arpie, le Erinni, i centauri, il cane Cerbero, lo stesso Lucifero; è il luogo anche dei suoni sgradevoli, dei continui lamenti delle anime dannate, percosse, è lo stridore di denti, è il dramma che si dimostra oltre che nei rumori, nei colori cupi, nella tenebra in contrapposizione della luce, della pesantezza opposta alla leggerezza dell’anima nel Paradiso. I contrasti si mantengono anche nelle pene che le anime devono subire per l’eternità, attraverso il principio del contrappasso: dal latino “contra” e “patior”, significa che la pena inflitta al reo è il contrario della sua colpa o l’ analogia ad essa. Per esempio, un uomo che ha seminato discordia cercando di dividere le persone, ora vivrà costantemente tagliato a pezzi.

Tra i dannati più celebri, Paolo e Francesca, Farinata, il Conte Ugolino e il grande condottiero Ulisse, che qui assume una valenza completamente differente dall’eroe Omerico. Ulisse qui è tra i peggiori dei personaggi, uno tra i consiglieri fraudolenti che si trova nell’ottavo cerchio, avvolto in una lingua di fuoco biforcuta, assieme a Diomede. Questi due personaggi hanno agito con l’acutezza spregiudicata dell’ingengo, che è dono di Dio, ma la loro brama di conoscenza è stata esagerata e ha portato alla perdizione. Ulisse, senza la giusta guida divina, è destinato a perire dopo le Colonne d’ Ercole. La trasmissione si conclude con la figura di Beatrice, che diventa la guida di Dante nel Paradiso: si tratta di un personaggio a tutto tondo con una precisa personalità e determinata facoltà di parlare, discutere e scegliere. E’ una figura autonoma che aiuta Dante nel suo viaggio verso Dio, verso la verità e la conoscenza attraverso la parola. La sua guida fisica e spirituale.

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