Densa di momenti di emozione e rabbia, di gioia e imprevisti la scorsa puntata de “Il più grande pasticcere” si è svolta nel migliore dei modi. È iniziata con la presentazione del dolce profitterol realizzato a sei mani dai grandi maestri pasticceri: Leonardo Di Carlo, Roberto Rinaldini e Luigi Biasetto. La proposta di reinterpretare o essere fedeli alla tradizione nella preparazione del profitterol ha scatenato la fantasia, la voglia di osare o la pacatezza dei partecipanti che più d’una volta hanno stupito, non necessariamente in positivo, i tre giudici. L’uscita dal tema di alcuni, l’estrema sicurezza di altri, la sospetta mancata conoscenza addirittura di come procedere nella realizzazione del dolce e non per ultimo la mancanza di personalità e l’incapacità di risolvere i problemi hanno messo a dura prova le strategie dei partecipanti. Leonardo Di Carlo si è mostrato divertito nella preparazione di un profitterol dai bignè quadrati. Con tre ore a disposizione i concorrenti si sono cimentati al massimo delle loro possibilità. I sopravvissuti si incontrano a Napoli con il maestro dei maestri, Massari. Qui a suon di sfogliatelle speciali, coda d’aragosta, pastiere e babà sono chiamati ad affrontare i napoletani stessi allestendo tavoli all’aperto. Un susseguirsi di situazioni, delusioni ed errori. Gli eliminati della puntata sono Athina e Federico.
Personalità vincente, Leonardo Di Carlo riesce a coniugare pragmatismo e attenzione. Sempre attento ai partecipanti osserva ogni particolare della preparazione dalle forma alla sostanza. Definito nella presentazione al programma come un raffinato e unitamente umile alchimista della pasticceria, fa di quest’arte una vera e propria vocazione. Nell’ultima puntata ha osservato attentamente l’atteggiamento dei partecipanti di fronte alla sfida di un dolce della tradizione quale il profitterol. Identificato con il cioccolato quale uno dei componenti del dolce realizzato dai tre grandi maestri, rivela l’immagine della dolcezza dell’ingrediente quando vede una delle concorrenti Kanaco mortificata piangere, le dice che è buono forse al di là di quello che pensa veramente. Importantissima per lui la ricerca di un mondo umile, semplice, ma nello stesso tempo raffinato.