Proprietario di una delle pasticcerie più rinomate d’Italia con sede a Padova, Luigi Biasetto nativo di Bruxelles, nel 1998 consegue il diploma di Diplomato “maitre patissier chocolatier confiseur glacier”. Giudice de Il più grande pasticcere, trasmette sempre energia e incita i concorrenti con forza. Nella scorsa puntata la prima prova porta a un’eliminazione. Uno dei dolci più amati, il profitterol mette a dura prova i partecipanti dell’accademia. Ma qual è la loro idea? I giudici li sfidano a reinterpretare il dolce o a personalizzarlo ma nella tradizione. Per Mario la pasticceria è creatività, per Athina è preparazione e ricerca di risultati, Lorenzo sente la responsabilità nei confronti di chi non è riuscito a entrare. Ma se la passione fa partire tutti con entusiasmo, l’incertezza è sempre alle porte e basta un’osservazione, uno sguardo a far creare continue scuse sulla non riuscita del proprio dolce. Emerge il timore di aver una sola occasione per andare in dispensa, paura di non aver ricordato tutti gli ingredienti e quindi di trovarsi completamente in una situazione critica. Puntata all’insegna della tensione pone l’accento sui tempi lenti dei concorrenti ma nello stesso tempo sulla loro serietà. Lorenzo effettivamente, pur essendo molto bravo non riesce a dominare il tempo. A seguito della prova in esterna a Napoli dove i concorrenti si cimentano con i dolci tipici, babà, coda d’aragosta e pastiera al cospetto del mostro sacro Massari, in accademia vengono eliminati Athina e Federico.



In quest’ultima puntata Bisetto è emerso come  un raffinato esteta e nel contempo conoscitore della storia e delle origini dei dolci proposti. La sua caratteristica? Guardare negli occhi chi ha realizzato il prodotto. I concorrenti lo temono per il suo sguardo che a detta di taluni ti paralizza. Attento ai minimi particolari, fa togliere il braccialetto a una concorrente nella fase di preparazione e questo lo fa percepire quale giudice attento e al contempo autorevole anche se gentile e rassicurante in molti momenti. Ottimo osservatore si accorge di una concorrente che piange in preda all’emozione pur trovandosi alla postazione assieme agli altri partecipanti. Aperto alla sperimentazione aggirandosi tra i tavoli nel corso della preparazione regala informazioni sull’origine del profitterol, sottolineando a un concorrente che si stava preparando alla sua esecuzione chiamando i bignè alla francese che i bignè sono nati in Italia e non in Francia ed esattamente nel 1535 e quindi di chiamarli così. Nel profitterol realizzato a sei mani dai giudici viene identificato con la vaniglia per la delicatezza del comportamento. 

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