Credo che oramai per tutti Massimo Boldi sia diventato un simbolo, un personaggio (cinematografico) con una schiera di fan che senza di lui potrebbero sentirsi persi. Quasi un ruolo più moderno, ma molto simile, all’intramontabile Fantozzi di anni or sono, che tuttavia ancora resta nei ricordi e nei cuori di grandi e piccini. I famosi cinepanettoni De Laurentiis precedentemente annuali e seguitissimi, con la coppia Boldi-De Sica, ormai son cosa fatta, anche perché è dal 2005 (pensate come vola il tempo, oramai 10 anni fa) che restano in “fuori produzione”. E così Boldi prosegue da tempo la carriera senza una spalla, con commedie in cui è lui a farla da padrone, e dove tuttavia non sembra manchi di niente. Ce lo riconferma anche stavolta con un film spassosissimo e non tremendo come molti hanno detto. Si intitola Matrimonio al Sud e più o meno la storia sin dal titolo la intuiamo senza sbagliare. 



Il bauscia Lorenzo Colombo – ovviamente impersonato dal nostro Massimo Boldi – è un po’ scettico su tutto ciò che non riguardi strettamente la bella vita milanese. Lui, industrialotto lombardo, infatti ama solo e soltanto il Nord. Tuttavia non tutto andrà come nei piani, perciò il suo piccolo pargoletto Teo (Luca Peracino dei PanPers, duo comico divenuto famoso grazie a Colorado su Italia 1) si innamorerà di una ragazza, tale Sofia, figlia di un “semplice” pizzaiolo e, soprattutto… napoletana sino al midollo! Proprio così, allora, vedremo Lorenzo costretto a scendere in “territorio nemico”, inserendosi in punta di piedi in un ambiente non suo e molto difficile, a suo dire, da apprezzare. 



Nel cast anche Biagio Izzo, nei panni del papà partenopeo della sposa, Paolo Conticini nelle vesti di un attore “sfigatino”, che nonostante l’insuccesso in carriera continua però a credersi superiore a tutti gli altri, Fatima Trotta (anche presentatrice di “Made in Sud”) nella parte di Sofia, la sposa, e ultime ma non meno importanti le due mogli e future consuocere Anna, mamma di Sofia, moglie del pizzaiolo Pasquale (Barbara Tabita) e Giulia, moglie dell'”imbruttito” Lorenzo e mamma di Teo (Debora Villa).

Per la regia di Paolo Costella, Matrimonio al Sud vede una sinossi sicuramente un poco scontata e molto prevedibile. Tuttavia non per questo si può davvero dire il film perda di qualità. Certo, i critici a tal proposito non la vedono in modo particolarmente positivo. Si sa infatti che nonostante i grandi incassi al botteghino, e nonostante il pubblico sempre pronto ad affollare le sale cinematografiche per film come questo, dalla parte giornalistica le critiche in quanto letteralmente tali non sono mai mancate. Ma io stavolta dico che non la penso come i più dei miei colleghi. 



Arrivati alla quinta collaborazione in pochissimi anni, Paolo Costella e Massimo Boldi mettono infatti in scena l’ulteriore sì commedia totalmente all’italiana, magari basata su stereotipi e produzione qualitativamente non troppo brillante, ma se dovessimo paragonarla a film dello stesso calibro e del medesimo genere, mentiremmo a definir questo un prodotto insoddisfacente.

L’errore spesso commesso, credo, è quello di paragonare il buon lavoro di un regista commediografo con quello di un film magari d’autore, o magari sì anche comico ma di diversa provenienza geografica. Allora è vero che in questo genere non è l’Italia nel mondo a spiccare. Di ben diversa fattura sono infatti – e pressoché da sempre – le commedie francesi per antonomasia, ma non quelle americane che invece talvolta possiamo dire siano addirittura inferiori alle nostre. Ma è pur vero che la commedia all’italiana così si chiama proprio per le personalissime qualità che riserva. E, forse forse, dovremmo allora ascoltare di più il pubblico e meno la tecnica, che a volte lasciatemelo dire non è proprio tutto.

Matrimonio al Sud si conferma a mio parere una commedia recitata da commedia. E per la regola – verissima ma sottovalutata – del “far ridere è più difficile che far piangere” sostengo che anche gli attori in scena siano stati tutto sommato più che sufficienti. E qui ritorna il mito Boldi. Chi va al cinema con l’intento di seguir l’ultimo film del Massimo Boldi nazionale, quasi sicuramente sarà consapevole del fatto che quest’ultimo non sia un attore da Oscar. A tutti gli effetti, infatti, non lo è. Però resta nei cuori di molti, che lo seguiranno sempre così come seguivano Fantozzi tramandandolo di generazione in generazione. Perciò se mi domandaste: è questo un film per cui vale la pena? Vi risponderei a piena voce di sì, ma non aspettatevi nient’altro che ciò a cui sapete benissimo di andar incontro. Siate leali, con voi stessi e col cinema italiano soprattutto.