Si intitola Tutti pazzi in casa mia, è il nuovo film del regista francese Patrice Leconte, tratto dalla pièce teatrale “Une heure de tranquillité” (Un’ora di tranquillità), con Christian Clavier – reduce dal successo dello spassosissimo Non sposate le mie figlie del febbraio scorso – Carol Boquet, Valérie Bonneton, Rossy De Palma e Stéphane De Groodt. La pellicola purtroppo non convince, con una regia probabilmente poco chiara e assolutamente non focalizzata su quello che avrebbe dovuto esser uno degli scopi principali del prodotto stesso: far divertire il pubblico. Quello che invece in primis si nota è il corpo di una comicità mancata, fatta di battute difficilmente ritenibili tali, con una lentezza narrativa sfortunatamente capace di annoiare lo spettatore.
La penna registica di Leconte ci propina una visione sicuramente ben recitata, di classe, ed elegante, ma che assolutamente non raggiunge la sufficienza. Con l’ausilio della steady-cam (camera “a spalla”, in sostanza) utilizzata per tutto il corso del racconto, le scene acquistano di veridicità, quasi stessimo noi in primis spiando la realtà di una casa non nostra. Ma, nonostante ciò, la sinossi non è comunque fluida, risultando – al contrario – poco interessante, e non a causa di una sceneggiatura mal fatta, ma, probabilmente, per colpa di un ritmo mancato, eccessivamente finto. Quasi una farsa, sicuramente adatta a una recitazione tipicamente teatrale, ma fuori luogo e inadatta a un prodotto da grande schermo come questo. La sceneggiatura, così come la storia di per sé, non risulta niente male, motivo per cui spiace ulteriormente il dover constatare il fallimento narrativo che Leconte stavolta ci propone.
Michel Leproux (Christian Clavier), dentista impegnato e un pochino egoista, vuole godersi il suo giorno libero. È infatti sabato e passando per il Mercatino delle Pulci di Parigi la fortuna vuole che Michel trovi un disco in vinile rarissimo, ricercato da anni e introvabile per gli appassionati di jazz come lui. Si intitola “Me, Myself and I”, ed è il sogno nel cassetto che sempre Michel ha tenuto nascosto al mondo. “Mi sono sempre detto che nel momento in cui avessi trovato questo disco, sapendo di poterlo acquistare, mi sarei potuto dire un uomo completo e felice”, dice alla moglie rientrando in casa.
E qui inizia il bello. Tutto ciò che effettivamente Michel desidera è soltanto un po’ di tranquillità. Silenzio, assoluto, e disco in vinile che suona a tutto volume. Ma nella sua enorme casa, purtroppo, non tutti sembrano volerlo assecondare. È così che, uno dopo l’altro, vengono presentati allo spettatore i personaggi secondari ma fondamentali nel racconto. La moglie di Michel è depressa, perché ha tradito il marito più di 20 anni prima, e per due settimane soltanto, ma non riesce più a far la parte della bugiarda tenendosi tutto per sé. Il loro piccolino, ormai ultra trentenne, è peraltro un artista eternamente disoccupato, che decide di lasciare gratuitamente la sua monocamera a una famiglia di emigrati per non lasciarli in mezzo a una strada.
Dal siparietto puramente famigliare arrivano poi l’amante di Michel e miglior amica di sua moglie, il muratore polacco che in realtà è portoghese, la domestica argentina e il vicino del piano di sotto con più di 30 ospiti al seguito, dato che la “Festa del vicinato” è una ricorrenza da non perdere per nulla al mondo.
Quello che allora poteva effettivamente divenire l’ulteriore prodotto cinematografico francese di qualità, lascia deluso il pubblico intero presentandosi come una commedia poco comica, e soprattutto noiosetta. Un gran peccato perché, a esser sinceri, la voglia di vedersi l’originale pièce teatrale Leconte te la fa venire. Il grande errore, probabilmente, sta proprio qui dunque; la trasposizione da teatro a cinema si è stavolta inceppata. Tutti pazzi in casa mia risulta molto avvincente, ma solo se traslato in un contesto però differente. Non è certo semplice adattare un prodotto nato per il palcoscenico a quello che è il linguaggio simile ma molto diverso del grande schermo, e anche per questo Leconte ha commesso un fallo che – ahimè – credo gli costerà un insuccesso non da poco.
Perciò, why not, sì a “Une heure de liberté” a teatro, ma assolutamente convinta nello sconsigliarvi di vedere Tutti pazzi in casa mia al cinema.