Tutto pronto per una nuova puntata del programma di approfondimento Che fuori tempo che fa, in onda su Rai Tre per la conduzione di Fabio Fazio. Tra i personaggi che animeranno l’appuntamento televisivo c’è anche il regista ed attore italiano Sergio Rubini che tra pochi giorni sarà anche protagonista al cinema con il suo ultimo film intitolato Dobbiamo parlare. Un film di genere commedia nel cui cast sono presenti tanti altri attori di livello come Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ragonese e Maria Pia Calzone, nel quale viene raccontata una divertente storia di una coppia costretta ad ascoltare le difficoltà sentimentali di una coppia di amici in piena crisi. Clicca qui per vedere il trailer



Nuovo appuntamento questa sera, 21 novembre 2015, con il programma Che fuori tempo che fa, in onda su Rai Tre e condotto da Fabio Fazio. Tra gli ospiti vi sarà anche Sergio Rubini. Attore, regista e sceneggiatore, attivo in vari periodi tanto in radio quanto al cinema, in televisione e teatro. Pugliese della provincia di Bari, classe 1959, di gavetta ne farà eccome. Nasce nella piccola Grumo Appula, figlio di capostazione, ma ben presto il piccolo paese gli sta stretto. Finirà quindi la scuola superiore non troppo lontano, ad Altamura, per poi lasciare la regione natia alla soglia dei 19 anni per trasferirsi a Roma. Capisce che la sua strada può essere il mondo dello spettacolo, in qualsiasi forma, ed è per questo che per due anni frequenterà l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, interessandosi nel frattempo anche allo studio del pianoforte. Pur non completando gli studi farà comunque incontri grazie ai quali comincerà a farsi le ossa, soprattutto in teatro grazie a registi come Antonio Calenda, Ennio Coltorti e Gabriele Lavia, e in radio. Anni dopo, ospite allo Jonio Educational Film Festival di Taranto, ricorderà molto positivamente la sua gavetta radiofonica, giudicandola un periodo formativo fondamentale per fargli guadagnare maggior spontaneità e capacità di improvvisazione.



Il suo esordio sul grande schermo arriverà nel 1985 in due pellicole quasi contemporanee: Figlio mio infinitamente caro (di Valentino Orsini, nel quale sarà il coprotagonista), e Desiderando Giulia (di Andrea Barzini, nel quale invece avrà un ruolo più circoscritto). Entrerà quindi a contatto con attori all’epoca emergenti o già famosi, come Ben Gazzara, Mariangela Melato, Serena Grandi e Valeria Golino (a riguardo circolavano anche voci di un flirt, mai confermate). Bastano solo altri due anni perchè la sua carriera arrivi ad un’altra piccola svolta: nel 1986 è nel cast del docu-fiction Il Caso Moro, per la regia di Giuseppe Ferrara, mentre nel 1987 lavorerà con il maestro Federico Fellini in Intervista. Anche di Fellini conserverà un ottimo ricordo, raccontando di un’intesa quasi immediata e di un ghiaccio immediatamente rotto con una battuta dello stesso regista di La Dolce Vita, il quale con disinvoltura afferma che Rubini sia stranamente molto somigliante alle proprie fotografie, circostanza che considerava rara per un attore. All’inizio degli anni ’90 arriva anche l’esordio come regista, con gli apprezzati La Stazione (1990), La Bionda (1992) e Prestazione Straordinaria (1994), mentre allo stesso tempo prosegue anche la carriera di attore in pellicole come Al Lupo Al Lupo (1992, di Carlo Verdone) e Una Pura Formalità (1994, di Giuseppe Tornatore). Verso la fine degli anni ’90 sarà Gabriele Salvatores a prenderlo sotto la propria “ala”, cominciando con il regalargli un ruolo di primo piano nel particolare lungometraggio cyberpunk Nirvana (1997). Nel 1998 un’ulteriore consacrazione grazie allo sceneggiato di produzione italo-francese Il Conte di Montecristo, nel quale offrirà un’eccellente prova recitativa stagliandosi al pari di un grande attore francese come Gerard Depardieu.



Negli anni 2000 tornerà a lavorare con Salvatores in Denti (2000) e Amnesia (2002), per poi catturare l’attenzione dell’attore e regista australiano Mel Gibson che lo prenderà con sè nel suo The Passion (2004). La sua carriera continua a essere piuttosto prolifica, alternando lavori dal tono più irriverente ad altri più seriosi. Fra tutti spiccano soprattutto i due Manuale d’Amore (2005 e 2007, entrambi con Giovanni Veronesi alla regia), Colpo D’Occhio (2008, di cui curerà la regia), L’Uomo nero (2009, ancora una volta dietro la cinepresa) e L’Ultima Ruota del Carro (2013, di nuovo con Giovanni Veronesi). Alla fine di quest’anno lo si rivede nuovamente alla regia con Dobbiamo Parlare, un lavoro intenso e particolare, quasi “claustrofobico” con la sua ambientazione: un appartamento, nel quale alcune circostanze particolari fanno ritrovare due coppie di amici, per i quali sarà l’occasione di tirar fuori anni e anni di “non detto”. E chissà se c’è anche in lui del “non detto”, nel pugliese a cui il siciliano Camilleri aveva consigliato di dimenticare temporaneamente le proprie origini per potersi creare un futuro nel quale la “pugliesità” rischiava di non avere molto spazio.