La prossima puntata di Che tempo che fa vedrà protagonista anche Daniele Luchetti, uno dei più popolari registi italiani, autore di Chiamatemi Francesco, una pellicola su Papa Bergoglio che si appresta ad uscire nelle sale cinematografiche italiane, il prossimo 3 dicembre. Nato a Roma nel luglio del 1960, Daniele Luchetti ha iniziato la sua carriera nel cinema in qualità di assistente alla regia. Alla metà degli anni ’80 ha poi avuto modo di frequentare la scuola di cinema creata da Renzo Rossellini jr. all’interno della Gaumont, affinando i suoi mezzi tecnici. La sua prima prova di un certo rilievo è stato Nei dintorni di mezzanotte, un cortometraggio entrato a far parte di Juke box, il film che raccoglieva le opere brevi prodotte dagli allievi della scuola. Proprio nel corso di quella esperienza ha peraltro avuto occasione di conoscere Nanni Moretti, per il quale ha poi ricoperto la funzione di assistente in Bianca, film in cui h interpretato una piccola parte, replicando in seguito in La messa è finita.



La produzione di Domani accadrà, il suo primo lungometraggio diretto nel 1988, da parte della Sacher Film, la casa fondata da Nanni Moretti, è stato quindi il logico corollario ad un rapporto di antica data. L’opera di esordio si è fatta subito notare con grande forza, vincendo il David di Donatello come Miglior pellicola di esordio, partecipando poi al Festival di Cannes, fuori concorso, dove è stata premiata con la Caméra d’or. In seguito il film è stato premiato anche in altri Festival, tra cui Bruxelles, Tokyo e Rio de Janeiro, ampliando enormemente la popolarità di Luchetti. Dopo questa prima prova, il cineasta romano ha poi consolidato la sua fama con La settimana della sfinge (1990) e, soprattutto, con Il portaborse, uscito nel 1991 e diventato un vero e proprio caso. Il film, infatti, se pur opera di fantasia, andava ad anticipare alcune tematiche poi rivelate dall’inchiesta di Mani Pulite, costituendo una precisa critica alla degenerazione della politica. Il film, oltre a provocare una larga discussione nel Paese, ha anche partecipato, stavolta in gara, al festival di Cannes, oltre a vincere quattro David di Donatello e tre Ciak d’oro. Negli anni successivi ha poi girato Arriva la bufera (1993), L’unico paese al mondo (1994) insieme ad altri registi, La scuola (1995), tratto dai racconti di Domenico Starnone, e I piccoli maestri. Nel nuovo millennio è tornato a far parlare di sé soprattutto per Mio fratello è figlio unico, tratto da Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi.



Il film raccontava gli estremismi degli anni ’70, attraverso il percorso parallelo di due fratelli, interpretati da Riccardo Scamarcio e Elio Germano. Nel 2010 ha poi girato La nostra vita, unica pellicola italiana ammessa al Festival di Cannes, per il quale Elio Germano ha trionfato nel premio riservato al Miglior attore. La sua ultima opera, prima del biopic su Papa Francesco, è stata Anni felici, diretta nel 2013, in cui ha messo in scena alcune vicende autobiografiche, ambientando il tutto alla metà degli anni ’70. All’attività sul grande schermo ha anche affiancato la direzione di una serie di spot pubblicitari, che hanno confermato la sua notevole bravura.

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