C’è molta attesa per Jaco Van Dormael, che sarà ospite negli studi di Che tempo che fa, la trasmissione condotta da Fabio Fazio sul terzo canale della Rai. Il regista belga è infatti uno dei grandi nomi della cinematografia mondiale, nonostante una attività abbastanza ridotta, ma contrassegnata da grande qualità. Jaco Van Dormael è nato a Bruxelles, nel febbraio del 1957, per poi trasferirsi in Germania al seguito della famiglia. Tornato in patria all’età di sette anni, ha poi iniziato a esercitare come clown, una attività legata al suo particolare amore per i bambini. L’interesse per il cinema, però, lo ha poi spinto a iscriversi all’Insas, a Bruxelles, trasferendosi quindi all’Istituto Lumiere, a Parigi, con lo scopo di affinare i suoi mezzi tecnici. Nel corso degli anni ’80 ha diretto una serie di cortometraggi che hanno fatto immediatamente capire agli addetti ai lavori la sua bravura. Documentari in cui sono presto riemersi i suoi interessi per il mondo dell’infanzia e della disabilità. Il suo primo lungometraggio è arrivato nel 1991, quando ha diretto Toto le héros – Un eroe di fine millennio.
Un film estremamente originale, capace però di vincere la Camera d’Or, il premio riservato al Festival di Cannes per la miglior opera prima, oltre ad una ricca messe di riconoscimenti internazionali. Un biglietto da visita autorevole, seguito da una seconda opera non meno brillante, L’ottavo giorno, uscito nel 1996 e ancora una volta gratificato di premi e recensioni favorevoli, oltre che da un ottimo risultato al botteghino, 33 milioni di euro, del tutto inaspettato per un’opera di questo genere. La pellicola, infatti, raccontava l’esplorazione del mondo filtrata dal punto di vista di una persona affetta dalla sindrome di Down. Per il terzo atto della sua filmografia sono quindi trascorsi altri cinque anni, al termine dei quali Van Dormael ha girato Mr. Nobody, incentrato sulle ultime ore di vita di un ultracentenario. Una pellicola assolutamente sorprendente, ma allo stesso tempo capace di suscitare curiosità nello spettatore, premiata come al solito da critiche favorevoli e premi a non finire.
Ora il regista belga torna a far parlare di sè per l’uscita di “Dio esiste e vive a Bruxelles”, il suo quarto lungometraggio. Un film ancora una volta sorprendente, che racconta l’esistenza di Dio a Bruxelles, da dove si diverte a governare il mondo tramite un computer. Ad ostacolarlo è Ea, sorella di Jesus Christ, decisa a fuggire anche lei come il fratello, per cercare di conoscere il mondo esterno. Evasa dall’oblò della lavatrice e terminata dentro una lavanderia self-service, la bambina decide di reclutare sei apostoli e di combattere l’ira di Dio, dopo averne manomesso il computer e denunciato il sadismo, facendo sapere agli uomini la data del loro decesso, tramite un messaggino. Una tematica quindi assolutamente originale, cui Van Dormael apporta un ulteriore contributo tecnico, con la voce fuori campo e una serie di sequenze oniriche. Un modo di girare tale da spingere la critica cinematografica a paragonarlo a Federico Fellini, cui del resto lo stesso regista belga non ha esitato ad accostarsi.