Sembra un flusso inarrestabile quello di migliaia di siriani che, dalla loro terra d’origine, martoriata dalla guerra civile e dal fondamentalismo islamico, si dirige verso il nord Europa, in particolare la Germania, passando attraverso la Turchia e la Grecia, risalendo i paesi balcanici da cui passano in Ungheria e in Austria per approdare, infine, in Germania, per molti di loro una vera e propria terra promessa. È il vero fenomeno eccezionale degli ultimi anni con il mondo europeo e non che sta cambiando notevolmente per via di questo flusso di migranti di proporzioni, per certi versi, davvero bibliche. Il reportage che stasera verrà presentato nel lungo servizio di Nina Palmieri a Le Iene Show tratterà del lungo viaggio dalla Siria fino alla Germania, con la pià grand sondata migratorio dopo la Seconda Guerra Mondiale. Milioni di profughi che questa sera si proverà a raccontare, seguendone in vari pezzi del cammino e con interviste esclusive ad alcune famiglie di migranti. A intraprendere questo viaggio sono infatti interi nuclei familiari di disperati che, preoccupati dalle atrocità di una guerra che non sembra finire mai, cerca di portare in salvo le proprie famiglie. La prima difficoltà che devono affrontare consiste nel decidere cosa portare e come. La maggior parte della strada verrà percorsa a piedi o con mezzi di fortuna, spesso portandosi in braccio bambini piccoli e quindi è necessario viaggiare leggeri, portando qualche indumento di ricambio, un po’ di cibo e acqua e, assolutamente necessario per ricevere le notizie e le indicazioni di viaggio, lo smartphone. Non stupisca che questi individui apparentemente miserabili viaggino con uno smartphone al seguito. La maggior parte dei migranti siriani, prima della guerra erano persone appartenenti ad un ceto sociale medio e benestante, si tratta spesso di professionisti laureati o tecnici specializzati, che partono perché temono per le loro famiglie o perchè le loro case, i loro paesi, sono stati distrutti dai combattimenti sul terreno e dai bombardamenti operati, di volta in volta, dai ribelli anti Assad, dall’Isis, dalla coalizione anti Isis e perfino dalle truppe governative. Per queste persone lo smartphone è uno strumento irrinunciabile sia per mantenere i collegamenti con parenti e amici rimasti a casa ma anche per verificare su internet le informazioni sulle rotte delle migrazioni, sulla disponibilità di un passaggio via mare verso le isole greche, da pagare profumatamente, e sui percorsi da seguire per evitare i controlli alle frontiere e non finire nei campi profughi allestiti dai paesi della Unione Europea dove il loro viaggio finisce per subire una sosta che può durare anche molti mesi.
Una volta messisi in viaggio i profughi siriani devono per prima cosa attraversare le regioni del territorio siriano in mano sia alle truppe lealiste sia ai ribelli o ai miliziani dello stato islamico, posso costituire un ostacolo mortale e quasi insormontabile. La prima fase del viaggio, dunque, fino al confine turco è, probabilmente, la parte più rischiosa. Si viaggia in piccoli gruppi, di notte e su strade poco battute e non sono pochi quelli che vengono fermati dai vari gruppi di miliziani che, quando va bene, li derubano di tutto e violentano le donne. Il problema di superare il confine con la Turchia è forse il meno difficile da risolvere, La frontiera turca è estremamente permeabile ed è facilmente attraversabile tramite percorsi largamente collaudati negli anni e con la consapevolezza che le organizzazioni che gestiscono i traffici clandestini di persone e merci da e per la Turchia possono ormai usufruire di una rete di connivenze fatte di mazzette e corruzione. I migranti siriani, una volta giunti in Turchia cercano di sapere a chi rivolgersi per acquistare a caro prezzo un biglietto su una delle tante bagnarole o sui gommoni che fanno la spola tra le coste turche e le isole greche o, in alternativa, sugli autocarri che attraversano via terra il confine nord-occidentale. Presi gli accordi e pagato un anticipo per il passaggio è necessario aspettare il proprio turno e città come Istanbul e Izmir hanno interi quartieri abitati unicamente da migranti in attesa di poter partire per l’Europa. Istanbul è il punto di partenza per chi può permettersi un passaggio via terra mentre chi partirà via mare dovrà trasferirsi a Izmir in attesa del proprio turno.
La traversata verso le isole greche è difficile e pericolosa. Il percorso effettivo è abbastanza breve ma la guardia costiera greca quando intercetta i natanti dei migranti ha spesso comportamenti piuttosto duri, arrivando ad affondare i barconi una volta riavvicinatili alle coste turche. Messo finalmente piede sui territori europei i migranti puntano a trasferirsi dalla Grecia alla Macedonia via treno o con mezzi di fortuna. Una volta qui, è ancora via treno che si cerca di risalire gli stati derivati dalla dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Bosnia e Slovenia sopratutto sono gli stati attraversati dall’anabasi compiuta da questa gente sfortunata che, a secondo dei percorsi scelti, deve poi entrare in Austria o Ungheria. Sopratutto il passaggio attraverso l’Ungheria costituisce un momento particolarmente difficile. Gli Ungheresi hanno alzato una barriera di rete e filo spinato lungo quasi tutto il confine con la Slovenia e i militari di guardia alle frontiere non hanno certamente un atteggiamento amichevole nei confronti dei migranti. È cronaca della scorsa estate il racconto delle cariche della polizia ungherese contro migranti ammassati sui treni per l’Austria e tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini di centinaia e centinaia di persone che percorrevano, incolonnate a bordo strada, l’autostrada che da Budapest porta verso l’Austria. Il passaggio dall’Austria alla Germania è forse il momento meno difficile, gli austriaci apparentemente aperti all’ospitalità, in realtà fanno ponti d’oro ai migranti diretti in Germania, organizzando, in collaborazione con le autorità tedesche, treni che hanno come destinazione la Germania e le aree di accoglienza e identificazione previste dalla regolamentazione europea.