Per la prima volta dopo il tragico suicidio del marito l’attore Robin Williams nell’agosto dello scorso anno, la moglie Susan Schneider ha accettato di parlare pubblicamente della sua morte. Lo ha fatto in una intervista per il canale televisivo americano Abc News spiegando molti dettagli ancora oscuri. Si era infatti parlato di depressione che aveva spinto l’attore a togliersi la vita, in realtà, ha spiegato, pochi mesi prima del suicidio a Williams era stato diagnosticato il morbo di Parkinson. L’autopsia ha poi rivelato che Williams soffriva anche di demenza da corpi di Lewy, una malattia neurodegenerativa, una forma di demenza strettamente correlata alla malattia di Alzheimer e a quello di Parkinson, molto difficile da individuare e di cui soffre circa un milione e mezzo di persone al mondo. La malattia porta al rapido declino nelle capacità di ragionare e di pensare. Probabilmente Williams lo sapeva e tutto questo deve aver prodotto quello stato di ansia e depressione in cui aveva vissuto nei suoi ultimi mesi e aver giocato il ruolo principale nella sua decisione di impiccassi a 63 anni. Per la vedova, suo marito è stato un uomo coraggioso e non lo incolpa di nulla: “Deve aver pensato: no, non voglio vivere in queste condizioni”. I suoi sintomi di malattia, ha detto ancora, erano cominciati nel novembre del 2013: dolori allo stomaco, problemi urinari, insonnia. A maggio 2014 era affetto da rigidità, incapacità a muoversi, e perdita della voce. Nelle ultime settimane di vita i medici volevano farlo ricoverare, e gli erano stati dati al massimo tre anni di vita. Robin Williams e Susan Schneider era stati insieme per sette anni e sposati da tre: “E’ stato l’amore più bello che potessi mai sognare” ha commentato.