In merito alla Legge di stabilità 2016, che sta seguendo il suo tradizionale iter parlamentare, il nostro premier Renzi non si è lasciato sfuggire l’occasione di spiegare, attraverso i suoi tradizionali tweet, come, al momento del varo, la manovra contenesse una serie di misure per un’Italia “più forte, più semplice, più orgogliosa, più giusta. Pensateci bene (ci sembra di sentirlo, il nostro Matteo, con quella sua voce calda e suadente e il tono schietto arricchito da quell’inflessione toscana, che trasuda credibilità da tutte le sillabe): il pagamento del canone Rai con la bolletta della luce è o non è una bella ‘scossa’ all’intero Paese?”. E ancora: “Lo stanziamento per ultimare la Salerno-Reggio Calabria va o non va nella direzione giusta?” (a condizione che – siamo sempre noi a mettere i puntini sulle “i” e le puntine sotto la sedia del premier – si possa finalmente completare l’opera). Per poi subito incalzare: “Togliere Imu e Irap agricoli è o non è un intervento terra terra, ma che darà buoni frutti?”. Non è finita: “Destinare 111 miliardi di fondi alla sanità è o non è una salutare iniezione di fiducia?”. E avanti Savoia: “Il super-ammortamento del 140% per le imprese che investono in nuovi macchinari è o non è un gesto da vero Superman al 140%? Volete che continui?”.
No, Matteo, ci arrendiamo al cospetto di cotanta sicumera! Anche perché non sappiamo bene perché – in fondo in fondo, zitto zitto, sopito sopito – ci rimane un interrogativo inespresso, un quesito tignoso, un dubbio amletico: basteranno o non basteranno tutti questi interventi per uscire finalmente dalla crisi e imboccare la strada della ripresa? Come e quanto verrà stravolta la Legge di stabilità dopo aver subìto il solito “assalto alla diligenza” dell’iter parlamentare?
“E chi acciderbolina lo sa? Chi vivrà vedrà che stabilità sarà” ci ha risposto il buon Zingarelli, a cui abbiamo girato il nostro quesito esistenzial-economico. “Chi è lo Zingarelli?” potrebbe domandarsi qualche sprovveduto lettore dell’ultima ora. È il nostro caro amico, un (presumibilmente “il”) vocabolario che sa molte cose perché le ha rubacchiate stabilmente nelle Leggi di stabilità dei cinque continenti.
Da noi risollecitato, lo Zinga non ha certo esitato a puntualizzare: “Un dato si appalesa con la stessa evidenza di un inestetico brufolo sul naso: alla manovra, nel suo iter parlamentare, non mancano certo gli animal spirits“. E che roba sono, di cosa si tratta? Lo Zingarelli si fa serio: “L’espressione fu coniata dall’economista J.M. Keynes, il primo a intuire che la maggior parte delle nostre decisioni che agiscono verso il positivo possono essere considerate come il risultato di uno stimolo spontaneo all’azione invece che all’inazione, e non come risultato di una media ponderata di vantaggi quantitativi, moltiplicati per probabilità quantitative. Parole dalle quali si evince che per far muovere l’economia occorrono qualità bestiali, quelle che vengono definite, appunto, animal spirits. Siete ancora scettici? Allora vi rivelerò alcuni retroscena, raccolti da ‘Le Oche del Campidoglio’, la gazzetta ufficiosa di rumors, gossip e pettegolezzi di Palazzo, che ben rendono l’idea di quanto la Legge di stabilità 2016 si stia adeguando a un perfetto animal spirits style“.
Si prenda, per esempio, Palazzo Madama, il primo ramo del Parlamento che ha iniziato a discutere la manovra. Proprio qui la senatrice Maria Grazia Gatti (Pd) ha raccolto un pugno di senatori (che in aula vengono bonariamente denominati “i soliti quattro gatti”, tra cui non possiamo non citare le colleghe di partito Annalisa Silvestro e Sandra Zampa) tra i quali ha iniziato a gattonare (cioè a muovere i primi passi) un’idea a dir poco gattopardesca: cambiare tutto il testo, per non cambiare nulla.
A stoppare l’iniziativa, con fulminea e tempestiva rapidità, è stato Stefano Lepri, dem pure lui, considerato tra i senatori più veloci nella presentazione di emendamenti efficaci. Lepri, alla sola idea che “qui Gatti ci cova”, non ha esitato a convincere il collega Raffaele Ranucci (Pd) a gettare un bel sasso nello stagno: un ulteriore emendamento teso a concedere un bonus a tutte le belle ragazze capaci con un bacio di trasformare un rospo in un bel principe. Ranucci però ha espresso serie perplessità sul fatto che la stessa Gatti potesse baciarlo, facendogli pure le fusa. A ben vedere, una bella Gatti da pelare…
Per fortuna, a trarre tutti fuori da questo impaccio è stato Raffaele Volpi, probabilmente il più furbo e scaltro senatore della Lega, a cui è bastato pronunciare poche, ma lapidarie, parole – “Non dire Gatti se non l’hai nel sacco” – per chiudere lì la vicenda. Alla povera senatrice Gatti altro non è rimasto se non finire in sala stampa, tra i cronisti parlamentari, a fare la Gatti morta.
E cosa succederà alla Camera, dove le schermaglie sugli emendamenti hanno preso il via già nelle commissioni parlamentari? La deputata del Movimento 5 Stelle, Giulia Grillo (nemmeno lontana parente del Beppe nazionale), saltando repentinamente da un articolo all’altro della Legge di stabilità, ha suscitato le ire di Barbara Pollastrini (Pd), che ha letteralmente cercato di saltarle addosso per zittirla. A frenarla lo sguardo, più duro dell’immaginabile, con cui la fissava Michele Dell’Orco (M5S), soprannominato “Shrek”, seppure Emanuele Cani, collega di partito della Pollastrini, gli abbia abbaiato contro con fare feroce. Fortunatamente dai banchi del centrosinistra è stato immediatamente lanciato il deputato Matteo Dall’Osso: tanto è bastato a far calmare Cani e a spegnere la cagnara sul nascere.
Sembrava tutto finito, quando Giovanni Falcone di Scelta Civica si è librato in un discorso suggestivo quanto inconcludente, un volo pindarico nel tentativo di perorare l’emendamento proposto dai colleghi deputati Ricardo Merlo (Movimento Associativo Italiani all’estero), Teresa Piccione (Pd) e Marco Rondini (Lega Nord) riguardante la completa detassazione dei costi di viaggio sostenuti dagli italiani che migrano o volano all’estero per lavoro.
Nelle fila del centrodestra, invece, Antonio Palmieri ed Elio Palmizio (Forza Italia) hanno gandhianamente deciso di ritagliarsi un’oasi di pace, intrecciando amabili chiacchiere con Giovanna Palma (Pd), nel tentativo bipartisan di trovare un’intesa sugli strumenti più adatti a contrastare la desertificazione industriale del nostro Paese.
Infine, mentre nel cortile di Montecitorio il grillino Filippo Gallinella trovava il modo di consolare il collega di partito Riccardo Gallo Afflitto, che in un battibecco con la Pollastrini aveva fatto la figura del pollo, la deputata Pd Alessia Mosca, ronzando fastidiosamente nelle aule delle varie commissioni, non esitava a togliere pervicacemente la parola a qualsiasi collega le capitasse a tiro… Zitti e Mosca!
P.S.: I fatti narrati da “Le Oche del Campidoglio”, per lo Zinga, sono puramente casuali. Noi però sappiamo per certo che ogni riferimento ai cognomi dei parlamentari citati (tutti attualmente eletti) è da considerarsi voluto.