Quale Paese non vorrebbe avere il petrolio? Se ne è parlato ieri sera, domenica 13 dicembre 2015 a Report: nel programma di Milena Gabanelli si è trattato anche il tema del fotovoltaico e dell’energia rinnovabile. Nel Palazzo dell’Alta Corte di Giustizia a Londra, nasce per caso la storia di quella che si sospetta essere una delle più grosse tangenti mai pagate al mondo. Il tutto è venuto fuori in una disputa tra la società Malabu Oil, dell’ex Ministro del petrolio della Nigeria Dan Etete e la Energy Venture Partners, società delle British Virgin Islands, proprietà del mediatore nigeriano, Emeka Obi. I soldi sono usciti dalla nostra Eni, ma non si sa in quali tasche siano finiti. L’Eni all’epoca era guidata da Scaroli, che pagò per poter esplorare i fondali delle coste nigeriane. Nell’ambito della trattativa spunta anche il nome di Luigi Bisignani. OPL 245 è il blocco petrolifero in questione e la storia è molto complicata. Si parla di circa un miliardo di euro sborsati. Dalle intercettazioni si capisce che l’Eni temeva la concorrenza, in particolar modo quella della francese Total. Bisignani dice che non ha mai preso neppure un euro. La sua versione dei fatti Eni l’ha raccontata nel 2014. Si è detto che non c’è stata alcuna intermediazione e alcuna trattativa con Obi, perché l’Eni tratterebbe solo con il governo. L’ex ministro della giustizia nigeriano, che è anche ex procuratore generale, dice che anche la Malabu di Dan Etete fu coinvolta in tali fatti. Il governo doveva assicurare fiducia e trasparenza. Trasparenza però in questa vicenda è una parola grossa. Etete avrebbe collaborato con gli italiani. La trattativa sarebbe andata avanti per un intero anno. Ma un’azianda come Eni non ha certo bisogno di mediatori, tratta direttamente con i governi. Questo però è venuto fuori dopo l’uscita dello scandalo di questi intermediari di cui l’Eni si avvaleva. Una gran parte delle somme versate dall’Eni non sarebbero rimaste al governo nigeriano, ma sarebbero andate a società private. Più di un miliardo di dollari sono stati bonificati su un conto a Londra, poi trasferiti in Svizzera su un conto di una società chiamata Petrol Service. Poi la banca svizzera li avrebbe respinti proprio per l’ambiguità del tutto. A questo punto si è fatto dunque il tentativo di traferire i soldi su un conto libanese, ma anche questo tentativo è fallito, così infine il denaro è finito su due conti intestati alla Malabu. Ma chi sono le società che hanno preso i soldi? Ad esempio 157 milioni sono andati alla Group Construction, il cui indirizzo è fasullo. A Lagos il numero civico che dovrebbe corrispondere alla sua sede addirittura non esiste e gli abitanti del luogo garantiscono che non c’è nessuna azienda lì. Stessa cosa per la Novel Property. Si tratta insomma di società fasulle con indirizzi taroccati. Mediatec è invece un’altra società che si trova nel nord del Paese e che fa parte del gruppo Monument. L’inviato è andato a vedere sul posto per chiedere di incontrare il proprietario della Monument ma non c’è riuscito. Il procuratore generale nigeriano ha affermato che qualcuno lo chiamò dall’Italia per chiedere il trasferimento di somme di denaro. Si è trattato di due persone diverse. In Nigeria, alla Camera di Commercio risulta che tra le società che si sono spartite i soldi compare il nome di un personaggio, Aliyu Abubakar, che viene definito ‘Mister corruption’. La licenza OPL 245 è stata valutata come una delle più produttive in Nigeria. Se è vero che il miliardo e passa è entrato in tasche private e non è andato allo sviluppo della Nigeria, il governo deve dirlo. La legge non vieta di usare gli intermediari, ma sul bilancio occorre dire quanto è stato speso per l’acquisto di un bene e quanto è costata la mediazione. Poi occorre capire se è normale trattare con uno che si è assegnato un pezzo di mare e ha sulle spalle anche corruzione e riciclaggio, però questo è un altro discorso. A Gela intanto una perizia del tribunale ha stabilito che le emissioni del petrolchimico di Eni sarebbero la causa di malattie, deformazioni nei neonati e morti. Il polo industriale produrrebbe in pratica delle sostanze chimiche che favorirebbero lo sviluppo delle malattie. Ormai a Gela anche l’acqua di falda è stata compromessa. Due genitori hanno raccontato ai microfoni di Report di come il loro bambino sia nato senza il labbro superiore e senza il palato. Mai avrebbero potuto immaginare che una cosa del genere potesse capitare proprio nell’ambito della loro famiglia, eppure è successo, così come a tanti altri abitanti di Gela in questi ultimi anni. Come avvengono le bonifiche? A gestirle c’è una società, con la supervisione del Ministero dell’ambiente. La società si chiama Sogesit e vi lavorano giovani, alcuni laureati altri no. Finora nessuna bonifica è stata portata a termine, nonostante i finanziamenti del Ministero. Il Cnr insieme all’Università Federico II di Napoli ha calcolato che ammonterebbe a 6,6 miliardi di euro il risparmio totale sulle cure dei malati, se si bonificasse Gela. Sul clima si è discusso a Parigi e si pensa alle energie rinnovabili. Le city car sembrerebbero essere la nuova frontiera dell’automobilismo. Ricaricarle è facile come ricaricare un telefonino e costa pochissimo, si parla di 1 euro contro i 14 di benzina. A Oxford si fa inoltre ricerca sulla transizione energetica e si è scoperto che l’energia del futuro sarà l’elettricità, che si presta agli usi più disparati ed è molto pulita quando la si utilizza. La stessa viene prodotta tramite il fotovoltaico, ma ormai gli studi hanno dimostrato che i pannelli non è detto che abbiano poco impatto sull’ambiente solo perché sono dei semplici pannelli posizionati su un tetto.



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