Provate a fantasticare: gli uomini neri dell’Isis e i curdi in battaglia si fermano, cantano e pregano insieme. Impossibile, fantascienza. Siamo in guerra, in pochi lo dicono, molti lo contraddicono non allestendo i presepi, togliendo i crocifissi, evitando nelle scuole i canti religiosi natalizi. Una deriva che mina, distrugge e non tiene conto delle nostre radici. Non solo europee, ma di ciascun uomo. La nostra, la mia non coscienza della venuta di Gesù sulla terra.



Dieci anni or sono eravamo già in guerra, ma ci pensavamo meno. Nel 2005 uscì nelle sale questa perla di film, Joyeux Noel – Una verità dimenticata dalla storia. Una storia vera tratta dalle lettere dei soldati al fronte nel 1914 che hanno vissuto questo fatto miracoloso. Allora il libro con le testimonianze era solo in inglese, ma da qualche anno c’è anche la versione italiana edita da Lindau. Compratelo.



Il film è emozionale, in alcuni momenti sentimentale, come la storia d’amore dei due cantanti lirici. Ma, c’è un filo rosso. È la preghiera iniziale a Maria che continua nelle trincee di fango. Non vedetela come una favola o come un’estasi religiosa. Ci sono le storie umane di tedeschi, scozzesi e francesi che arrivano a incrociarsi con il Dolore e la Morte. 

Ma la bellezza dei canti Astro del Ciel e Adeste Fideles  risveglia nei cuori dei soldati il desiderio profondo di bene e di pace. Un evento che accade inatteso e che fa decidere ai comandanti delle varie nazioni una tregua natalizia. La celebrazione dell’Eucarestia riunisce le fazioni in guerra e riporta gli uomini alla loro vera origine, a ciò che li ha creati. A Chi ci da la vita. E il canto finale dell’Ave Maria è una vera e propria invocazione sia musicale che cinematografica (eccezionale la carrellata sui volti dei soldati silenti che ascoltano). I brutali combattenti ridiventano uomini.



Nel giorno del Santo Natale i comandanti si pongono la domanda: Ha un senso seppellire i morti il giorno della nascita di Cristo? Sì ha senso. La venuta di Gesù ha intrinseca la sua morte che è per la Resurrezione dai nostri peccati.

Le truppe mangiano, bevono, giocano a carte insieme, fraternizzano. La seconda fede è quella calcistica e perciò ecco una bella partita di calcio tra le nazionali. Ma i tedeschi avevano sei giocatori di una squadretta chiamata Bayern (senza Guardiola) e pare abbiano stravinto.

Arriva poi il potere politico che rimette tutti in caccia e tutto a norma continuando la guerra come se nulla fosse accaduto. Potere anche ecclesiale con un vescovo che inneggia alla crociata contro i tedeschi, mentre il prete fedele ai suoi ragazzi che ha accompagnato in guerra (come farà anche don Carlo Gnocchi) si scandalizza alle elucubrazioni del porporato, si toglie la croce e se ne va. Un neo, anzi due, sopra le righe su cui papa Francesco sta lavorando alacremente.

Buonissimi il soggetto, la sceneggiatura e regia, tutto di Christian Carion, non molto conosciuto, con pochi film nel suo carnet.