Questa sera, sabato 5 dicembre 2015, su Iris va in onda il film ”Nell’anno del Signore”. Film storico appartenente al tris della Roma sotto il dominio papalino, è la prima delle tre pellicole girate da Luigi Magni, che vede tra i protagonisti un giovane Nino Manfredi e Claudia Cardinale. La pellicola è ambientata in un periodo dove la violenza e le repressioni sono presenti in gran numero: la Roma del 1825 è caratterizzata dalla costante presenza della polizia del pontefice, la quale utilizza mezzi tutt’altro che corretti e pacifici nei confronti della popolazione. Ad esempio, gli ebrei sono costretti a stare in una zona del quartiere ed a subire le angherie della polizia e dei vescovi, tra i quali spicca Rivarola, il quale si dimostra essere tanto spietato quanto violento e desideroso di imporre la sua legge. La popolazione ebrea costretta a subire ed il malcontento della popolazione fanno nascere le primissime società segrete come la carboneria: ma anche in questo ambiente, la situazione risulta essere tutt’altro che sotto controllo dato che, i componenti di tale associazione non riescono ad andare d’accordo. L’unico punto in comune dei carbonari è la mancanza di pietà nei confronti dei traditori e di chi ama parlare troppo: una triste sorte toccherà al principe Filippo, che verrà pugnalato a morte da due suoi compagni, ovvero Leonida e Angelo. La motivazione di tale gesto è molto semplice: il principe, che capisce che sua figlia avrà vita breve, si lascia fuggire di bocca il fatto che egli partecipa alla carboneria, rivelando alcuni dettagli che dovrebbero essere segreti. L’uomo però, con grande stupore della polizia pontefice, riesce a sopravvivere all’attentato: per vendicarsi del tradimento da parte dei suoi compagni, che riteneva anche amici, decide di raccontare tutto alle autorità ed al suo confessore.
La punizione per gli attentatori sarà esemplare: il vescovo Rivarola deciderà infatti di condannarli pubblicamente a morte, optando per la ghigliottina, ricordando che alla popolazione che, i ribelli, non hanno vita lunga contro il potente stato e controllo che sta esercitando la Chiesa in quel periodo a Roma. La notizia che i due sono condannati a morte giunge alle orecchie del ciabattino Cornacchia e della sua amante Giuditta, la quale è innamorata follemente di uno dei due condannati. Il ciabattino decide quindi di recarsi dal vescovo e di fare un patto con lui: se gli rivelerà l’identità di Pasquino, ovvero uno dei fondatori delle società segrete, lascerà liberi i due condannati a morte. Purtroppo per lui, le tante menzogne gli si ritorcono contro: Pasquino è infatti un uomo poco colto e rude, mentre Cornacchia, seppur povero, gode di una cultura media. Il ciabattino quindi non sa come comportarsi: se consegnerà la lettera, i due verranno liberati ma lui verrà perseguitato, mentre in caso contrario, i due perderanno la vita e lo stesso potrebbe accadere a Pasquino. L’uomo decide quindi di farsi frate, per evitare delle conseguenze negative, ed allo stesso tempo, sfruttando la sua identità di Pasquino, scrive una lettera nella quale spiega che la condanna a morte è corretta. Questo perché la rivoluzione potrà proseguire, mentre in caso contrario, la sete di vendetta della popolazione, potrebbe facilmente placcarsi. I due condannati a morte credono che la popolazione sia dalla loro parte, salvo poi scoprire che, i loro concittadini, vogliono che l’esecuzione venga svolta immediatamente.
Entrambi verranno decapitati senza che vengano assolti: il cardinale Rivarola sosterrà che la popolazione non vuole affatto ribellarsi, ma vuole semplicemente vivere la propria vita con allegria e tranquillità.