Stasera su Cielo va in onda il film fi Joseph Zito dal titolo Red scorpion – Scorpione rosso. Nella pellicola il protagonista, interpretato da Dolph Lundgren, è un ufficiale sovietico in missione segreta in Africa. Il suo compito lì sarà quello di eliminare il capo dei ribelli locali, un gruppo in rivolta contro il regime comunista. Ecco il trailer del film
Cielo manda in onda stasera “Red Scorpion – Scorpione Rosso“, pellicola del 1989 per gli amanti di Dolph Lundgren e che vede alla regia Joseph Zito. Il film rientra nel filone dei film USA degli anni ’80 aventi un carattere fortemente anti-sovietico e ha un “sequel”, uscito nel 1995. Nel corso di un incontro tra le alte sfere del governo sovietico si deve decidere chi avrà il compito di recarsi in un paese africano per schiacciare un movimento di ribelli che minaccia gli interessi di Mosca. Alla fine viene scelto Nikolai Petrovich Ravchenko (Dolph Lundgren), un esperto ufficiale dell’Armata rossa che dovrà quindi far tacere per sempre la guida dei ribelli. Della missione sono al corrente solo coloro che l’hanno autorizzata, i quali decidono di darle subito il via. Nikolai riesce a incontrare Kallunda Kintash (Al White), uno dei più stretti collaboratori di Ango Sundata (Ruben Nthodi), la guida dei ribelli. Kallunda è finito in prigione e Nikolai vuol fare in modo di farlo evadere per guadagnare così la sua fiducia e farsi portare dai ribelli e dal loro capo, in modo di poterlo eliminare. Arrivato nella capitale del paese africano mette in atto il suo piano e riesce a farsi arrestare e mettere nella stessa cella di Kallunda. Da lì a breve nella stessa cella verrà messo anche un giornalista USA, il cui nome è Dewey Ferguson (Michael Emmet Walsh). Il rapporto tra i tre carcerati è buono, anche se Ferguson si mostra restio a dare confidenza a Nikolai, non avendo simpatia per i russi. Ad un certo punto il capo delle guardie, per divertirsi, decide di picchiarli: Nikolai approfitta di quanto sta avvenendo e dopo aver messo fuori combattimento tutte le guardie, mette in atto il piano e fa fuggire il braccio destro di Ango Sundata. Usciti dalla struttura vengono però inseguiti dagli altri soldati presenti nella base dove vi era il carcere: ne nasce un lungo inseguimento alla fine del quale Nikolai fa saltare in aria il camion, per far pensare agli inseguitori che lui e gli altri due fuggitivi siano morti. Ora i tre fuggiaschi devono attraversare il deserto ma vengono attaccati dalle forze regolari. Tuttavia sono proprio i ribelli a salvarli e Kallunda afferma che Nikolai è persona fidata. I tre arrivano quindi nel villaggio dove vi è il capo dei ribelli e vengono accolti con grandi feste. Nikolai viene comunque per sicurezza chiuso dentro una cella, ma la notte, elusa la sorveglianza si dirige coltello in pugno dove dorme Sundata: quest’ultimo ha però capito tutto e lo sta aspettando.
Dopo averlo stordito lo fa lasciare nel deserto. Viene subito arrestato da poliziotti del regime e riportato alla base da cui era fuggito viene sottoposto a un duro interrogatorio, alla fine del quale viene decretata la condanna a morte. Questa avverrà attraverso una serie di indicibili torture. La forza della disperazione aiuta però Nikolai, il quale riesce incredibilmente a salvarsi e a fuggire, con l’esercito regolare che però è sulle sue tracce, deciso a ucciderlo. Nikolai è ormai senza forze e alla fine viene salvato da un boscimano, il quale decide di farlo diventare parte della propria tribù, dandogli modo di imparare questo nuovo stile di vita. Nikolai alla fine sembra quasi diventare uno di loro, tanto che sul petto gli viene tatuata una figura che ricorda come lui sia un cacciatore. Nel frattempo il villaggio dove si nasconde il capo della resistenza è stato trovato dalle truppe regolari e l’attacco contro questo avamposto è violentissimo: anche Snudata risulta ferito in modo serio. Contemporaneamente Nikolai, che ormai sente di aver trovato una famiglia, di ritorno dalla caccia scopre che il villaggio dove viveva è stato raso al solo da un elicottero militare dell’URSS. Decide quindi di vendicare chi lo aveva salvato e gli aveva offerto una nuova vita e di eliminare la presenza dell’URSS nel paese: torna da Sundata, ma fa appena in tempo ad ascoltare le sue ultime parole, perchè quest’ultimo poi muore, non prima di avergli chiesto di combattere a fianco della sua gente. Dopo le esequie del leader ribelle arriva la risposta contro le autorità governative e i sovietici presenti nell’area: e nulla nel paese sarà più come prima.