Kingsman è un film sugli agenti segreti che salvano il mondo, ma non aspettatevi uno spy movie serio ed eroico. Follia, esagerazione e divertimento sono gli ingredienti che il regista Matthew Vaughn ha cercato di miscelare nella pellicola, lanciando più di una frecciatina in direzione della saga di James Bond e provocando lo spettatore con battute tutt’altro che politically correct.
Eggsy è un adolescente sveglio e sfortunato che vive con il patrigno violento e la madre sottomessa in un quartiere popolare, dominato da una banda di delinquenti. A salvarlo da una situazione critica è un gentleman ben vestito interpretato da Colin Firth, Harry Hart, che per saldare un debito con il padre di Eggsy offre al ragazzo una nuova vita, invitandolo a diventare un Kingsman.
Una sartoria di Savile Row nasconde un mondo di spie conosciute con i nomi di Merlino, Galahad, Lancillotto, Artù, dotate di armi straordinarie e alla ricerca di un nuovo agente segreto. Per ottenere il posto, Eggsy deve vedersela con i laureati nelle migliori università inglesi (ovviamente insopportabili e pieni di sé), ma trova un’alleata e riesce a superare le prove a cui i candidati sono sottoposti, per dimostrare infine di essere in grado di salvare il mondo.
Il grande nemico degli agenti segreti è un miliardario pazzo, vestito in stile street chic e con il volto di Samuel L. Jackson, convinto che gli esseri umani siano il virus che la Terra sta cercando di espellere alzando la temperatura globale. Il suo piano? Portare gli uomini a uccidersi tra loro per “ripulire” il pianeta.
Basato sui fumetti di Mark Millar, il film procede tra sequenze adrenaliniche, teste che saltano, attacchi violenti e ombrelli neri che parano i colpi, mentre il contrasto comico tra l’impassibilità inglese e la violenza assoluta di certe sequenze invita lo spettatore a non prendere nulla sul serio. Nell’universo di Kingsman esistono gli aristocratici e i plebei, entrambi in lotta per salvare se stessi anche se in modo diverso: i primi si chiudono in un egoismo che procede per eliminazione, i secondi, rassegnati all’impossibilità del riscatto, ripiegano sul disimpegno e sulla provocazione.
Recuperando la sua dignità e diventando un giovane uomo elegante, Eggsy si impegna a cambiare il proprio destino e, a sua volta, trasforma l’ambiente circostante. La sua è una storia di formazione e di riscatto, in cui l’eroe cresce, impara ad assumersi le proprie responsabilità e risana un mondo in declino. Il nobile gruppo delle spie non è puro come sembra e soltanto Eggsy, cresciuto per strada e abituato a guardarsi le spalle, sa riconoscere lo strappo nel tessuto apparentemente perfetto della società segreta.
Ma il tono del film resta soprattutto ironico, perciò è con questo stato d’animo che bisogna seguire la storia: pronti ad assistere a momenti divertenti, sequenze eccessive, riferimenti e battute che strizzano l’occhio ai precedenti “seri” del genere e a una buona dose di provocazione. In questa chiave vanno lette certe scene che sono palesemente portate all’eccesso, come il regista stesso ha voluto precisare.
Assistiamo così a un altro esempio d’incontro tra fumetto e cinema, che diverte (e si diverte) puntando a uno degli obiettivi primari dello spettacolo: l’intrattenimento puro.