Lech Walesa è sicuramente una delle figure più rappresentative e note degli sconvolgimenti avvenuti nel corso degli ultimi decenni del secondo millennio, in particolare degli eventi che hanno portato al dissolvimento del blocco sovietico nell’Europa orientale. Nato a Popowo, il 29 settembre 1943, Lech Walesa ha lavorato per molti anni in qualità di elettricista nei cantieri navali di Danzica, impegnandosi ben presto nella lotta sindacale. Un impegno continuo poi sfociato nella fondazione di Solidarnosc, primo sindacato indipendente dal potere politico nell’ambito del blocco comunista. 



La lotta intrapresa contro il potere comunista prese le mosse sin dagli anni ’70, quando proprio per aver preso parte a uno sciopero considerato illegale, culminato nell’uccisione di oltre ottanta lavoratori da parte delle forze dell’ordine, fu arrestato e condannato a una pena detentiva di un anno. Tornato al lavoro, nel 1976 perse però ben presto il suo posto dopo aver raccolto le firme in calce alla richiesta di erigere un monumento in grado di ricordare le persone che avevano perso la vita nelle proteste del 1970. 



Due anni dopo, insieme a Aleksander Hall e Andrzej Gwiazda, fondò la Wolne Zwiazki Zawodowe Wybrzeza, unorganizzazione sindacale clandestina operante in Pomerania. Il suo impegno a favore dei lavoratori e della libertà sindacale fu portato avanti di buona lena sino a culminare, nel 1980, nelle proteste all’interno dei cantieri navali, che costrinsero il governo a riconoscere Niezalezny Samorzadny Zwiazek Zawodowy “Solidarnosc” (Sindacato Autonomo dei Lavoratori “Solidarietà”), l’associazione sindacale di cui divenne presidente, mantenendone la guida sino al dicembre del 1981. Un accordo poi sconfessato dallimprovvisa decisione del Premier Wojciech Jaruzelski di dichiarare la legge marziale e di farlo internare nei pressi della frontiera con l’Unione Sovietica, dove sarebbe rimasto sino al mese di novembre del 1982. 



Nel frattempo la lotta dei cantieri navali di Danzica era ormai diventata nota in tutto il mondo, tanto da procurargli nel 1983 il Premio Nobel, ritirato dalla moglie Danuta, a causa della sua pratica impossibilità di lasciare la Polonia derivante dagli arresti domiciliari cui era stato condannato dal regime. 

L’attività del sindacato comunque venne da lui portata avanti anche in questo periodo, sfociando in un nuovo sciopero generale teso alla legalizzazione di Solidarnosc, nel 1988, che durò ben ottanta giorni. Nelle successive trattative con il governo, lo stesso Walesa guidò la delegazione che si confrontò con il governo, strappando un accordo che prevedeva non solo il riconoscimento dell’organizzazione, ma anche lo svolgimento di elezioni quasi libere, nelle quali sarebbe stata decisa la formazione del rimanente 49% non assegnato al Partito Comunista negli organismi parlamentari. Elezioni in vista delle quali guidò il comitato civile di presidenti del sindacato Solidarnosc, che stravinse la consultazione, collezionando quasi tutti i seggi messi in palio.

Il cambiamento ormai in atto, con la concomitante dissoluzione dell’Unione Sovietica, fu poi fortemente accelerato dalla formazione di un nuovo governo con l’esclusione dei comunisti, nel quale Tadeusz Mazowiecki andava a rivestire la carica di primo ministro polacco. Ormai la Polonia stava evolvendo verso la definitiva fuoriuscita dal comunismo, testimoniata del resto dall’elezione di Walesa a Presidente della Repubblica, avvenuta nel 1990. Una presidenza contrassegnata dalla forte competizione interna, con spezzoni del nuovo potere in lotta per affermare e consolidare la propria influenza e che fece perdere allo stesso Walesa molti consensi, sia in seno alla società che tra i partiti. 

Nelle successive elezioni del 1995 la sua sconfitta divenne perciò inevitabile, spingendolo infine a ritirarsi dalla politica attiva, pur conservando un ruolo da padre nobile all’interno di Azione Elettorale Solidarnosc (in polacco Akcja Wyborcza Solidarnosc), in una posizione defilata rispetto al nuovo numero uno, Marian Krzaklewski. Il suo declino era ormai evidente, con un drastico calo di consensi che divenne evidente nel corso delle presidenziali del 2000, quanto ottenne addirittura meno dell’1%. La società polacca, ansiosa di cambiare pagina, aveva ormai voltato le spalle all’uomo che aveva contribuito in così larga parte a battere il comunismo e a lui non rimaneva che prendere atto della nuova realtà. Negli anni successivi avrebbe iniziato a girare il mondo per una serie di lezioni in alcune università dell’Europa centrale e ricevere onorificenze di vario genere.