Ospite di questa puntata da “Che tempo che fa” c’è Dario Fo, nato a Sangiano, in provincia di Varese, il 26 marzo del 1926. Cresciuto in una famiglia intellettualmente curiosa, è proprio nel corso dell’infanzia che l’attore, incantato dalle narrazioni dei cantastorie, apprende quasi inconsciamente le capacità di affabulazione che hanno fatto di lui un personaggio peculiare nel panorama culturale italiano e internazionale. Anni dopo si arruola nella Repubblica Sociale Italiana (circostanza che non mancherà di causargli qualche problema una volta raggiunta la notorietà, quando sceglierà di appoggiare tante battaglie condotte dalla sinistra) e dopo la guerra invece porta a compimento il suo percorso di studi a Milano, presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Comincia a lavorare nel mondo dello spettacolo nel 1950, quando approda in RAI in qualità di scrittore di testi satirici e attore, mentre nel 1952 presta la sua voce alla radio con “Poer nano”, una serie di monologhi. Due anni dopo, il 24 giugno, convola a nozze con l’attrice Franca Rame, che sarà la compagna di una vita intera: il 31 marzo del 1955 i due diverranno genitori di Jacopo, il quale nasce a Roma, la città in cui la coppia si era nel frattempo trasferita. Dario Fo e Franca Rame scelgono di distaccarsi dalla televisione dopo essere stati colpiti dalla censura, intervenuta sui testi che i due avevano scritto per la loro partecipazione al varietà “Canzonissima”, e perciò mettono la loro arte al servizio del teatro, dove si dedicano prevalentemente alla stesura di commedie ricche di elementi farseschi e non esenti da spunti che offrono loro l’input per dedicarsi alla satira di costume (1959-1961).
Qualche anno dopo, nel 1968, l’attore promuove la fondazione della compagnia teatrale “Nuova Scena” e poi porta a teatro “Mistero Buffo”, proponendo una satira che riprende lo stile della Commedia dell’Arte con un linguaggio che attinge a piene mani dai dialetti parlati nella Pianura Padana; poi, con la fondazione del gruppo “La Comune”, si dedica alla diffusione del teatro di strada. Con “Morte accidentale di un anarchico” Fo torna alla farsa (che si tinge di politica), mentre al 1978 risale la sua prima esperienza nel teatro dell’opera, nel quale si cimenta con la regia di “Histoire du Soldat”, diretta dal maestro Claudio Abbado. Negli anni Ottanta, con la commedia “Il papa e la strega”, l’attore coniuga attualità e posizioni anticlericali criticando col suo stile farsesco la riforma della legge n. 685 del 22 dicembre 1975, che puntava ad un inasprimento delle misure previste per combattere la droga. Il 9 ottobre del 1997, Dario Fo viene insignito del premio Nobel per la letteratura, fatto che non manca di suscitare alcune polemiche anche nell’ambiente culturale italiano, desideroso già da qualche anno che il riconoscimento andasse finalmente a Mario Luzi, mentre nel 2005 gli viene assegnata una laurea honoris causa dall’università parigina della Sorbona. Con spettacoli come “l’Anomalo Bicefalo”, Fo (accompagnato da Franca Rame) dirige i suoi strali verso Silvio Berlusconi e anni dopo, nel 2013, Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, propone che sia lui a prendere il posto di Giorgio Napolitano al termine del suo mandato come Presidente della Repubblica. Nello stesso anno (maggio 2013), Fo si trova ad affrontare la dolorosa perdita della moglie, fedele compagna di innumerevoli battaglie e sui palcoscenici teatrali.