La puntata di domenica 8 febbraio di Che tempo che fa si è aperta con l’esibizione di Carmen Consoli, che ha offerto una parte di un suo pezzo storico, ovvero “Amore di plastica”, canzone che ha quasi 20 anni, visto che la cantante siciliana la cantò a Sanremo 1996. Il discorso con Fazio si è subito incentrato sul nuovo disco, dal metaforico titolo “L’abitudine di tornare”. L’artista, che aveva pubblicato l’ultimo lavoro quasi 6 anni fa, ha piegato di essersi dedicata ad altri aspetti della propria vita e che ha preferito “vivere una vita straordinariamente comune” e provare l’esperienza della maternità con la nascita del figlio, Carlo. Carmen Consoli ha affermato di essersi “dedicata alla vita, quella di quartiere” e che ha avuto così modo di vivere in modo equilibrato concedendosi un lungo periodo sabbatico che le ha fatto bene.Quindi ha spiegato come sono nate le canzoni del disco che segna il suo ritorno sulla scena, raccontando come ciò che le piace è “raccontare le storie” e come un giorno abbia sentito l’impulso di lasciare “il lavoro ai ferri per riprendere in mano la chitarra”. Quindi, sul contenuto dei testi di questo disco, ha fatto presente come lei cerchi di “mantenere lo sguardo imparziale su tutto, di modo che il suo giudizio non sia esplicito e chi ascolta possa dare il giudizio che ritene più opportuno”. Quindi, agganciandosi a Fazio che ha rammentato come lei sia stata l’unica artista nostrana a cui è stato chiesto di partecipare all’omaggio a Bob Marley, ha svelato cosa ha imparato dal grande artista: “scrivere con il cuore e non con le orecchi”. Quindi, prima di salutare il pubblico in studio e quello a casa ha eseguito la “title track” dell’album, che è anche il primo singolo.
In studio è a questo punto entrato Dario Fo e prima di tutto Fazio ha voluto mandare in onda un video omaggio al Premio Nobel, video nel quale sono state molteplici le immagini che lo ritraggono insieme alla compianta compagna di una vita, Franca Rame. La prima domanda di Fazio è stata ovviamente sul nuovo libro del premio Nobel, dal titolo “Cè un re pazzo in Danimarca” e Dario Fo dopo aver ricordato che “la storia è quella del figlio di Cristiano VII di Danimarca, Federico Vi, che fu considerato folle” e che “la storia del libro è ambientata nell’epoca dei Lumi, 25 anni prima della rivoluzione francese”, ha parlato del protagonista del libro, descrivendolo come un uomo che viene preso per pazzo perché propugna ideali tipici di una democrazia e di una società moderna. Fazio gli ha quindi chiesto se lui si consideri un po’ matto e Dario Fo, ridendo, ha risposto affermativamente, aggiungendo di aver scoperto su di lui che “la pazzia è contro il luogo comune, la banalità, l’ovvietà”. Quindi, passando a parlare dell’attuale situazione italiana ha attaccato la classe politica, tacciata di “sicumera e prosopopea”. Quindi ha citato Voltaire, ricordando come l’intellettuale francese affermasse che “un uomo che non ha dubbi è un imbecille”.Quindi si è passati a parlare della sua passione per la pittura e di come oggi dedichi parte del suo tempo a mettere a disposizione il proprio studio ai ragazzi che hanno questa passione. Il premio Nobel ha raccontato come ha cominciato giovanissimo, all’Accademia di Brera, a interessarsi alla pittura e come quella che pensava sarebbe stata la sua professione sia venuta meno come tale solo dopo l’incontro con il teatro. Tuttavia la pittura è rimasta la sua grande passione, anche perché lo ha aiutato nei momenti di crisi creativa. Quindi, ha criticato quegli artisti che “non hanno il coraggio di ammettere di aver sbagliato qualcosa e ricominciare da capo” e si è domandato ironicamente “cosa succederebbe se un atteggiamento del genere lo avessero i nostri politici”. Quindi, prima di salutare Fazio e il pubblico, alla domanda su quale sia stato per lui un incontro fondamentale, ha avuto un momento di commozione ricordando l’amatissima Franca Rame, che per lui “è stata tutto”.
Dopo la pubblicità è arrivato il momento di Alex Zanardi, che ha prima di tutto raccontato l’emozione di aver potuto conoscere Zoff, che con Andretti era uno dei due sportivi più amati dal padre. Fazio gli ha chiesto cosa sia la cosa bella dello sport e Zanardi, oggi conduttore di “Sfide”, ha risposto che “la cosa bella dello sport è il fatto di saper dare un’emozione di un certo tipo, legata all’importanza dell’evento” e poi di saper regalare emozioni imprevedibili, “come il goal di Fabio Grosso contro la Germania”. Quindi, Zanardi ha parlato del terzo tipo di emozione che da lo sport, ovvero quelle che si provano quando si ascoltano i racconti di sport e chi parla riesce a far entrare l’interlocutore nel personaggio autore delle gesta sportive. Fazio gli ha quindi chiesto quale sia per lui il goal più bello e la scelta di Zanardi è caduta sul rigore a “cucchiaio” di Totti nella semifinale di Euro 2000 contro l’Olanda, goal su cui Zanardi ha scherzato, affermando che “quella palla la potevo parare io che non mi muovo con le game e magari mi arrivava dritta tra le braccia”. Zanardi ha poi detto di non riconoscersi negli appellativi di “eroe” o “Iron Men” e ha voluto porre l’accento su come secondo lui tutti abbiamo un talento e che quello che è importante è capire “cosa ci interessa davvero diventare”. Per Zanardi le scelte che i giovani fanno sono quello determinanti per il resto della loro vita e ha poi detto che è molto più complesso capire “cosa si vuole davvero diventare piuttosto che metterlo in pratica”. Quindi ha voluto ricordare i suoi genitori e il grande apporto che essi hanno dato a farlo diventare quel che adesso, stimolandolo sempre ad essere curioso, senza fargli mai dimenticare che quello che però porta ad ottenere dei risultati è il duro lavoro.Quindi, dopo aver commentato uno dei sorpassi più belli nella sua carriera sulle due ruote, quello a Laguna Seca nel 1996, nel punto del “Cavatappi” nel campionato GT3. Quindi, ha esortato gli automobilisti italiani ad essere più disciplinati, asserendo come in Italia vi sia “una mancanza endemica di attenzione alla guida”. Fazio gli ha quindi chiesto “che gusto ci possa mai essere a vincere sapendo che sei dopato” e Zanardi ha affermato che quello del doping è un problema prima di tutto di tipo educativo, aggiungendo però che “fortunatamente oggi c’è più attenzione al problema”. Per Zanardi quello che è fondamentale in Italia è far capire a chi si dopa “che sta compiendo un crimine” e far anche comprendere che queste pratiche “non sono in grado di regalare nessun tipo di gioia”.
A questo punto è arrivato il momento della comicità di Luciana Littizzetto, che dopo una battuta sul codice fiscale di Dario Fo ha scimmiottato il discorso di insediamento di Mattarella, a cui la comica piemontese ha già trovato diversi soprannomi e nomignoli. Quindi dopo altre battute aventi come oggetto i gatti del Capo dello Stato, prima di dare la linea a “Presa Diretta” è stato fatto entrare in studio il regista Andrea Jublin. Il regista, classe 1970, ha appena finito di girare il suo primo film, dal titolo “Banana”. La storia è quella di un adolescente che supera il complesso di avere una malformazione al piede grazie alla passione per il calcio brasiliano e per la filosofia sottesa al calcio carioca. Fazio lo ha definito un film di formazione e prima di dare appuntamento al prossimo weekend, ha invitato chi lavora nel cinema a “promuovere gli esordienti e a distribuire anche i film minori”.
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