Sono passati poco più di 20 anni da “Mani pulite”, la grande inchiesta giudiziaria che in pratica rivoluzionò lItalia e la sua vita politica con una serie di inchieste giudiziarie. La data di nascita ufficiale è il 17 febbraio del 1992. Sono le 17.30 e un capitano dei carabinieri compie una irruzione con un gruppo di militari dellarma in un locale del “pio Albergo Trivulzio”, lufficio di presidenza, al cui interno si trovava Mario Chiesa, il quale stava contando i soldi che gli erano stati consegnati da Luca Magni, un imprenditore di Milano. Si tratta di sette milioni di lire, una mazzetta in tagli da 100mila lire, che secondo quanto dice lo stesso Mario Chiesa sono soldi suoi. Ma Mario Chiesa viene arrestato, sarà il primo di una lunga serie di arresti, perché le banconote che gli sono state consegnate erano state precedentemente fotografate e segnalate. Successivamente fu scoperto che in quel momento, sulla scrivania del presidente dellospizio cera unaltra tangente da 25 milioni, che era contenuta in una borsa, tangente che era stata consegnata prima da un altro imprenditore. E Mario Chiesa, fingendo dei malori, riuscì ad andare in bagno e a buttare nel water quasi tutti i soldi.



Linchiesta era coordinata da un pm allora sconosciuto, ma che sarebbe ben presto salito alla ribalta, Antonio Di Pietro. Le prime reazioni a quellinchiesta che avrebbe finito per rovesciare la “Prima Repubblica”, sulle prime si trova solo nelle pagine interne dei giornali italiani e non si vede nessun collegamento con la politica, e nei telegiornali dellallora Fininvest non viene nemmeno nominato il partito di appartenenza di Mario Chiesa. In quegli anni nel nostro Paese il governo era tenuto da quello che tutti chiamavano il “Caf”, dalle iniziali di Craxi, Andreotti e Forlani, i tre uomini di riferimento dellaccordo politico. La definizione dello stesso Craxi riguardo a Mario Chiesa è “mariuolo”, un mariuolo che però deciderà di collaborare con la giustizia, dando ai PM notevoli informazioni in merito alla corruzione dilagante.



In totale, presso la Procura di Milano sono state iscritte a registro per vari reati 4.250 persone, un numero enorme che da la visione di quanto il fenomeno della corruzione fosse esteso. Di queste il rinvio a giudizio è stato richiesto per 3200, mentre per poco più di 1300 gli atti sono stati trasmessi ad altre autorità giudiziarie. Molte le condanne, 620 a livello di udienza preliminare e 661 a livello di processo. Molte della assoluzioni, 586, sono arrivate per prescrizione, e solo 177 delle persone assolte lo sono state nel “merito”.

Le inchieste allinterno delloperazione “Mani Pulite” allinizio erano condotte da un pool di magistrati milanesi, del quale facevano parte alcuni magistrati come Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo e Ilda Boccassini, pool coordinato da Francesco Saverio Borrelli. Dopo aver mosso i primi passi a Milano linchiesta sulla corruzione si estese anche alle altre regioni italiane e mise fuori gioco una serie di partiti storici della nostra nazione come il Psi, la DC, il Pli e il Psdi, alcuni dei quali vennero ridimensionati nei loro consensi, mentre altri sparirono addirittura, dopodiché per molti opinionisti politici nostrani, si ebbe il passaggio alla “Seconda Repubblica”.



Craxi, come detto, aveva liquidato la notizia con noncuranza, descrivendo Chiesa come una “scheggia impazzita” all’interno di un partito, il suo, che in tanti anni di amministrazione nel capoluogo lombardo non aveva mai avuto nessuno dei suoi membri messo sotto indagine. La verità era però un’altra e le rivelazioni di Mario Chiesa contribuirono a far capire che la corruzione era ormai diventata una specie di vera e propria tassa, che interessava molti partiti, in special modo quelli al governo del Paese. Chiesa fece molti nomi e si ebbero molti arresti sia tra i politici che tra gli imprenditori.

Anche Craxi fu costretto a rassegnare le dimissioni, proprio nel momento in cui anche un altro esponente socialista, Silvano Larrini si costituì e iniziò a confessare quanto messo in atto da lui e da altri, così che anche Claudio Martelli si dimise da membro del governo, dove ricopriva la carica di Ministro della Giustizia. Nel 1993 entro nell’inchiesta anche Sergio Cusani, accusato di tangenti per quanto riguarda l’affare Enimont e in questo processo, che rafforzò le prove contro Craxi, vennero chiamati alla sbarra come testimoni molti esponenti politici italiani. Quando il 12 maggio del 1994 a Bettino Craxi venne ritirato il passaporto, per evitare la sua fuga, l’ex leader del Psi era già ad Hammamet in Tunisia, dalla quale non è più rientrato in Italia. Successivamente venne dichiarato latitante. La “fine” di “Mani Pulite” viene fissata da molti al 6 dicembre 1994 quando Antonio Di Pietro lasciò la carriera di magistrato dopo aver fatto l’ultima requisitoria nell’ambito del processo Enimont.