Antonio Di Pietro, oggi 65enne uomo politico italiano, nato in Molise, a Montenero di Bisaccia, è stato uno dei componenti del pool della Procura milanese che indagava sul cosiddetto scandalo di “Mani Pulite”. Dopo aver lasciato la magistratura è entrato in politica nel 1996 e due anni dopo ha fondato un suo partito lItalia dei valori, con il quale ha partecipato a varie elezioni parlamentari, e che ha lasciato poi nellottobre dello scorso anno. Il suo passaggio alla Procura di Milano avviene nel 1985 e le sue indagini riguardano soprattutto i reati commessi contro la Pubblica amministrazione. Di Pietro si mette subito in luce, anche per la sua capacità di utilizzare gli strumenti informatici, in quel periodo allinizio della loro escalation. Grazie a questa sua capacità in quel periodo era in grado di imprimere una notevole velocizzazione alle sue indagini, svolgendo una notevole mole di lavoro in poco tempo.
Nel 1989 viene nominato consulente per linformazione dallallora Ministero di Grazia e Giustizia, e fa anche parte di alcune commissioni che si occupano di riorganizzare dal punto di vista informatico proprio la Pubblica amministrazione. Già nel 1991 Di Pietro si interessava dellargomento tangenti ai politici e scrisse un articolo che venne pubblicato su ‘Società Civile’, un mensile milanese, nel quale sosteneva che le tangenti ai politici nel mondo degli appalti erano la norma, in quel periodo a Milano. Una situazione nella quale la tangente era talmente entrata a far parte del sistema per cui non era più nemmeno necessario “chiederla”, ne tantomeno “proporla”.
Quando nel 1992 cè il primo arresto dellera Tangentopoli, quello di Mario Chiesa, le parole di Di Pietro tornano alla mente e trovano la conferma nei fatti. Un arresto che dette il via, con un disastroso effetto domino, a quella fase della politica italiana che mise in crisi molti dei partiti politici al governo, provocandone il ridimensionamento, Insieme a lui, magistrato di punta, il pool della Procura di Milano, vedeva altri nomi che sarebbero poi diventati di primo piano nelle aule dei tribunali e sulle televisioni italiane, come Gherardo Colombo, Ilda Boccassini e Piercamillo Davigo. Le persone messe sotto accusa in quegli anni furono centinaia e tra questi molti politici di primo piano, tra i quali il più famoso era il segretario del Psi Bettino Craxi.
Parlando di quegli anni, in una trasmissione televisiva del 2009, Antonio Di Pietro ha rivelato che sia lui che altri magistrati erano divenuti obiettivi da eliminare e che venne messo sotto protezione, e che venne espatriato in Costa Rica sotto falso nome, pochi giorni prima che accadesse la strage di Via d’Amelio, dove perse la vita Paolo Borsellino. Nel 1994, un po’ a sorpresa, prima dell’interrogatorio di Silvio Berlusconi, che all’epoca ricopriva la carica di Presidente del Consiglio, Di Pietro si dimise, lasciando la magistratura.
Da parte di alcuni venne insinuato che l’abbandono della magistratura da parte del magistrato molisano fosse dovuto anche la fuga di notizie che si ebbe al momento dell’avviso di garanzia che venne consegnato a Berlusconi. Dopo le elezioni del 1994 Berlusconi gli aveva chiesto di entrare nel suo governo come Ministro degli Interni, lasciando quindi la magistratura, ma lui pur lusingato, non accettò di lasciare il suo lavoro per entrare in politica, cosa che poi avrebbe invece fatto anni dopo, partecipando anche al governo con l’incarico di Ministro dei Lavori pubblici con Prodi, nel 1996. L’anno dopo benne eletto in parlamento come senatore in un collegio toscano nelle file della coalizione dell’Ulivo, battendo Giuliano Ferrara che era il candidato della lista di Silvio Berlusconi. Nel mese di marzo del 1998 nasce poi il partito ‘Italia dei Valori’, con il quale Di Pietro ha partecipato alla vita politica fino al 2014.