Umberto Veronesi, ospite questa sera di Daria Bignardi a Le Invasioni barbariche, è intervenuto pochi giorni fa nella polemica che ha visto coinvolti Domenico Dolce & Stefano Gabbana, i due stilisti italiani presi di mira da più parti (primo tra tutti Elton John) per alcune dichiarazioni rilasciate a Panorama su famiglia tradizionale e procreazione assistita. Se lo stilista Domenico Dolce “ha definito i figli della provetta ‘sintetici’ ha detto una sciocchezza”, ha commentato l’oncologo a margine di un evento a Milano. “Noi siamo favorevoli alla riproduzione in provetta – ha aggiunto – perché ormai di fronte a un’aumentata infertilità, sia maschile che femminile, e a una procreazione sempre più avanti con gli anni dobbiamo trovare delle soluzioni. E la più semplice è la procreazione medicalmente assistita”. Poi aveva aggiunto, parlando delle adozioni per le coppie omosessuali: “Un gay può essere un bravissimo padre o una bravissima madre, non vedo che differenza ci sia”.



Stasera tra gli ospiti di Daria Bignardi a Le invasioni barbariche ci sarà Umberto Veronesi. Da campagnolo a cittadino, camminando anche per 5 chilometri ogni giorno per raggiungere la scuola, senza dimenticare il valore della famiglia. Il professore Umberto Veronesi è anche questo. Anzi, probabilmente lui direbbe che lo è prima di ogni altra cosa, perchè certe passioni e certe inclinazioni si sviluppano da giovanissimi, anche grazie all’educazione di una famiglia di sani principi e nonostante una giovinezza difficile. Tutto questo a lui non è mancato affatto. Veronesi nasce in un sobborgo agricolo alla periferia di Milano nel 1925, quinto di sei figli. Nonostante una situazione economica non florida, la sua infanzia sembra potersi svolgere in relativa tranquillità. Una tranquillità che però non durerà, sconvolta a soli 6 anni dalla perdita di un padre a cui era molto legato. Molti anni dopo, in un suo libro, Veronesi scriverà di quegli anni immediatamente successivi al lutto riservando parole dolcissime per la madre Erminia, capace di essere per i figli allo stesso tempo madre, padre e compagna di viaggio, donna con una tempra talmente forte da non aver paura di continuare a mostrare anche il proprio lato più tenero.



Con sudore e sacrifici ottiene nel 1952 una brillante laurea in Medicina e Chirurgia, scegliendo da quel momento in poi di dedicare il resto della sua vita alla lotta contro i tumori. Il suo nome comincia a circolare negli ambienti scientifici quando entra a far parte dell’Istituto Nazionale dei Tumori milanese (assumendone anche la dirigenza dal 1976 al 1994), e partecipando nel 1965 alla fondazione dell’Airc, tuttora una delle più autorevoli associazioni attive nella lotta al cancro. Questi fattori contribuiscono a diffondere ulteriormente il suo nome e la sua opera a livello italiano e internazionale nell’ambito della lotta ai tumori. Durante gli Anni di Piombo fu anche oggetto di minacce di morte da parte di esponenti delle Brigate Rosse. Ciononostante, non smise mai di dichiararsi fermamente contrario allo sciopero della categoria dei medici, pur riconoscendo nello strumento dello sciopero nel suo complesso un’arma importante nella dialettica fra lavoratori e aziende.



Veronesi stesso, nel suo libro Da bambino avevo un sogno (2002), descrive il suo stato d’animo di quel periodo come un bizzarro senso d’avventura, a causa di uno stile di vita fortemente irregolare che aveva dovuto adottare per sfuggire alle minacce, senza più abitudini o orari fissi. Il suo lavoro coinvolge in particolare il tumore al seno e il melanoma. Contro il primo sarà tra i promotori di tecniche innovative che evitino la mastectomia, giudicata troppo invasiva e psicologicamente invalidante per la paziente. Per il secondo, sarà tra i fondatori nel 1970 del Gruppo Internazionale sul Melanoma. Nel 1991 concretizza la sua storica vocazione internazionale fondando l’Istituto Europeo di Oncologia, di cui è tuttora direttore scientifico. Nel 1998 il suo nome è nel comitato chiamato a giudicare la controversa cura anticancro del professor Luigi Di Bella, giudizio che anche da parte sua sarà negativo nonostante alcuni tentativi (falliti) di attribuirgli presunti verdetti positivi.

A una fertile attività di medico, Veronesi affianca anche quella di politico, avendo ereditato dal padre la vicinanza alle idee socialiste riformiste. Dopo un periodo nell’assemblea nazionale del PSI di Craxi, l’oncologo diventa ministro della Sanità dal 2000 al 2001, periodo in cui si batte con vigore per una legge antifumo, che sarà poi di ispirazione per la legge emanata nel 2003 su proposta del ministro della Salute Sirchia. Dal 2008 al 2011, inoltre, ricopre la carica di senatore nelle file dell’allora neonato Partito Democratico. Alcune delle sue opinioni non mancano di suscitare polemica. Si dichiara infatti da sempre favorevole all’aborto solo perchè considerato un “male minore” rispetto agli altrimenti inevitabili aborti clandestini, molto più pericolosi per la salute. Per questo motivo si batte per una diffusione capillare della pillola abortiva RU486, considerato il metodo abortivo attualmente più indolore..

 Si ricordano inoltre alcuni alterchi con il celebre fisico Carlo Rubbia in materia di adozione di centrali atomiche, settore che vede Veronesi da sempre favorevole. È protagonista di discussioni ancora più aspre con il movimento Slow Food e con Beppe Grillo in materia di organismi geneticamente modificati, ai quali il professor Veronesi è favorevole non ritenendoli un pericolo per la salute dell’uomo. Con schiena dritta e mente sempre attiva, tuttora Veronesi non manca di prestare la sua opera e la sua consulenza per il contrasto a uno dei grandi problemi del nostro tempo, il cancro, con la stessa dedizione di una madre che voglia proteggere i suoi figli.