Il film si intitola Ho ucciso Napoleone, e vede nei panni della prima protagonista la giovane Micaela Ramazzotti che, ahimè mi spiace per lei, a me proprio non è piaciuta. Una commedia simpatica per la regia di una brava Giorgia Farina, capace di una pungente direzione in grado di avvalorare ulteriormente il potere delle quote rosa. Sceneggiatura niente male, rovinata da una recitazione però purtroppo mediocre.
Anita (Micaela Ramazzotti) è una donna in carriera, padrona di sé e della sua vita. O almeno così crede. Perché l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e purtroppo non c’è felicità senza grande dolore. Così la sua carriera, pianificata, e il suo cuore allenato a “rimaner freddo come un sofficino congelato” vengono inevitabilmente distrutti, (o salvati, tutta questione di punti di vista) da una notizia… bruttina: test di gravidanza positivissimo.
Certo, avere un figlio resta la gioia più grande della vita di ogni donna, ma una gioia un pochino indigesta se il bimbo che porti in grembo è del tuo capo, se il tuo capo è sposato e non con te, e se, peraltro, a lui non interessi minimamente. Anita ci riflette, tenta l’aborto ma in Italia dopo i quattro mesi è illegale. E allora niente, non le resta che la vendetta. Con l’aiuto dell’avvocato aziendale segretamente innamorato di lei (oppure no?), Anita pianifica il futuro e “tutto ciò che dovrà accadere”.
La lezione, insomma, non l’ha proprio imparata! La vita le ha dimostrato che pianificare non occorre, ma non lei non l’ha afferrato, condannandosi, di nuovo, a pagarne le conseguenze. Con Libero De Rienzo, Adriano Giannini, Iaia Forte, Thony, e con la partecipazione di Elena Sofia Ricci, Ho ucciso Napoleone è un film completo, non banale e neppure scontato.
Prodotto da Bibi Film con Rai Cinema, e con il patrocinio della Regione Lazio Fondo Regionale per il cinema e l’audiovisivo, è questo un film capace di farti porre delle domande. Anzi, molte domande. Su te stessa, sulla tua vita, e sul tuo cuore. Ma anche sul “carpe diem”, il che non è cosa da poco.
Perché Anita, quando la sua bambina nascerà, il sofficino lo scongela. E allora forse è davvero tutto possibile! La sua quotidianità ultraprogrammata e impeccabile inizierà inevitabilmente a essere scombussolata da una serie di divertenti e buffi eventi incontrollabili, e si dovrà ricredere su tutto. Soprattutto sull’egoismo conservato in precedenza.
“La donna moderna è costretta a tirare fuori le unghie per colpa della società, modellata secondo esigenze e stereotipi femminili vecchi, irrealisticamente perfetti o totalmente perdenti che penalizzano il ‘gentil sesso’, sia nel campo del lavoro che in quello delle relazioni” , racconta Giorgia Farina alle telecamere. Proprio da qui, dopo il successo di Amiche da morire che nel 2013 le ha regalato una candidatura ai David di Donatello come miglior regista esordiente, la Farina riparte, con la direzione di un film vendetta in grado, a suo dire, di scagionare le donne dal volere la vita che hanno sempre desiderato senza lasciarsi condizionare da inutili stereotipi.
Un racconto niente male, impreziosito da una colonna sonora non prepotente ma interessante. “Una ventata di aria fresca”, lo definiscono alcuni. Una commedia per la quale non spenderei altro tempo, né altre parole, concluderei io. Insomma, carina. Non troppo entusiasmante, Ramazzotti orribile. Buona la regia, brava Farina, ma Ramazzotti orribile.