A soli tre giorni dall’apertura dell’Expo, mancano ancora da completare 24 padiglioni su 54, ma soprattutto fa mancare il fiato la notizia che ha rifiutato il posto ben l’80% dei giovani che avrebbero dovuto essere assunti tramite un contratto di apprendistato per lavorare durante i sei mesi della manifestazione. La causa potrebbe essere ricercata nella legge sugli appalti pubblici che rallenta i grandi lavori in Italia. In realtà, si tratta di un flebile alibi, un banale diversivo che nasconde ragioni ben più complesse da ricercare – come ha dimostrato una dettagliata indagine del professore, di chiare origini italiane, Carlo Canappia (Canappià nella corretta dizione francese) dell’Università Cyrano de Bergerac, concernente lo studio delle capacità olfattive del naso – nella bromidrosi ascellare e plantare e nella forse ben più studiata (seppure una soluzione definitiva è ancora di là da trovarsi) alitosi.
Dati alla mano, il 63% dei giovani avrebbe rifiutato di lavorare a Expo proprio per evitare contatti troppo ravvicinati con i milioni di visitatori (stimabili all’incirca tra i 10 e i 24) armati di felpe, zaini in spalla e scarpe comode per camminare ore e ore, pronti a trangugiare qualsiasi tipo di alimento verrà proposto nell’area di Rho Fiera, sede dei padiglioni. Tra cattivi odori, afrori, sudori, puzza di cibo, fritto e non, respirare pulito sarà un altro vero miracolo italiano, dopo quello della conclusione per tempo dei lavori.
Per non far mancare l’aria buona ai visitatori gli organizzatori hanno messo in piedi in poco tempo una singolare task force, chiamata S.P.I.A., Squadra Pronto Intervento Antibromidrosi (e antialitosi). Qual è il suo precipuo compito? Proporre rimedi efficaci contro ascelle, puzza di piedi e, come si dice in gergo per indicare l’alito pesante, fiatella.
Bromidrosi ascellare. A causarla sarebbero quei geni che vivono nella flora batterica della pelle sotto le nostre braccia. Lo hanno certificato due recenti ricerche; la prima, dell’Università di York, ha lavorato sull’analisi del microbioma ascellare umano su un campione di 100 soggetti, uomini e donne: i ricercatori hanno così scoperto che i geni permettono ai batteri, del tipo Staphylococcus, di produrre un particolare tipo di sostanza a base di sulfuri, che è il sottoprodotto della digestione del sudore da parte dei batteri. La seconda ricerca, più mirata, è stata condotta da una ricercatrice della Sniff University di Tanfo Bay, che ha studiato il comportamento, durante i mesi estivi più torridi, di un collega d’ufficio dai vestiti sempre felpati e dalle facili emozioni (un tragico binomio), identificando i batteri responsabili della produzione del cattivo odore.
stata la stessa ricercatrice a individuarne la cura, subito prescritta al collega. Si tratterebbe: primo, di adottare un abbigliamento più consono alle temperature estive; secondo, di organizzare un doveroso viaggio in una delle mete consigliate per la T.A.B.A. (Terapia Anti-Bromidrosi Ascellare), come le isole Seyascelles – dove, spaparanzati su un’amaca e rigorosamente a braccia alzate, ci si sottopone a massicce dosi di alisei che attraversano il ciuffo ascellare depurandolo da ogni gene e solfuro – oppure come la Polinesia, nell’isola di Boro Boro Talco, per applicarsi con rigore ai tipici fanghi a base di talco e acido borico.
Forti di queste informazioni a base scientifica, gli operatori della S.P.I.A. pattuglieranno i padiglioni dell’Expo a bordo di agili furgoni Apecar, dotati di potenti ventilatori a tre velocità (Brezza, Maestrale e Bora) e di enormi contenitori di borotalco.
Bromidrosi plantare. Il termine scientifico dell’assai comune puzza di piedi è un diffuso fastidio che colpisce tra il 10% e il 20% della popolazione italiana, con un impatto maggiore su quella maschile, che trova il suo picco in estate, quando la canicola ammorba i luoghi meno aerati. Si tratta di un fenomeno determinato nella quasi totalità dei casi da una cattiva traspirazione delle scarpe e dalla presenza di funghi e batteri, che agiscono con un’azione demolitrice della pelle, con conseguente decomposizione della cheratina e formazione di anione sulfidrico (zolfo), causa principale del cattivo odore. L’igiene è importante, ma esistono un paio di rimedi naturali a portata di mano… pardon, di piede: la vodka, che ha un effetto deodorante e rinfrescante, disinfettante e antisettico (peraltro, si badi bene, non altrettanto valido per sconfiggere l’alitosi, anzi…) oppure l’aceto, sia di vino che di mele, che è ottimo per i pediluvi e contrasta funghi e micosi. Con un’aggiunta d’olio produce un piacevole effetto emolliente, senza tener conto della possibilità di riciclare il tutto come originalissimo condimento… aromatizzato!
Forti anche di queste informazioni a base scientifica, gli immancabili operatori della S.P.I.A. pattuglieranno i padiglioni di Expo a bordo di un’altra serie di Apecar, dotati stavolta di potenti canne a triplice azione (Cannula,Cannuccia e Cannone) e di enormi contenitori di un liquido composto da vodka e aceto.
Alitosi. Patologia assai complessa, che può essere provocata da qualsiasi cosa, sia essa un pasto troppo abbondante oppure un digiuno ascetico. È sufficiente che quattro o cinque batteri si soffermino a parlare negli interstizi dentali che il rapporto con la fidanzata può diventare problematico, il colloquio con il capufficio per un aumento di stipendio può assumere il sapore (è il caso di dirlo…) di un azzeramento dell’onorata carriera costruita in una vita lavorativa esemplare e la chiacchierata vis à vis con l’amico del cuore rischia di concludersi nuca-contro-nuca perché non è davvero possibile interfacciarsi con una oltremodo saporita bruschetta all’aglio. Non si sottovaluti il fatto che nel 2% dei casi l’alitosi può essere causata da un riflusso della puzza dei piedi e in un altro 8% dal riverbero del tanfo ascellare.
Negli ultimi mesi del 2014, un nuovo passo in avanti per sconfiggere l’annoso problema è stato compiuto dall’Università “Agua in Boca Juniors” di Buenos Aires, segnatamente da due noti scienziati, i fratelli Cosme Carlos Cola Aimar La Spina e Pedro Pablo Simeon Cola Aimar La Spina (famosi in patria come Co.Ca. Cola e Pe.P.Si. Cola A. La Spina). Come ama ripetere “el profe gaseoso”, che sarebbe Co.Ca. Cola A. La Spina: “El alitosi es provocada da un cabron de gene muy tanfoso hablado “gene gnocchi”, mentre “el doctor bolicinado”, al secolo Pe.P.Si. Cola, è convinto che si tratti di un batterio: “El alitosi es provocada da un cabron de bacteria fetentosa hablada “raton de alcantarilla” (topo di fogna)”.
Esiste, in natura, un solo rimedio in grado di annientare tanto il “gene gnocchi” quanto “il raton de alcantarilla”. È il cosiddetto “gene P” (meglio conosciuto come “genepì”).
Ebbene, forti di queste informazioni a base scientifica, gli indefessi operatori della S.P.I.A. pattuglieranno i padiglioni dell’Expo a bordo dei soliti Apecar, corredati per l’occasione di potenti innaffiatori (a tre marce: Pioggia nel pineto,Acquazzone agostano e Tifone tropicale) e di enormi contenitori di genepì. A orari prestabiliti, e soprattutto nelle ore di punta, un megafono inviterà i visitatori ad aprire la bocca: ben pochi troveranno il modo di ripararsi da una pioggia di genepì, mentre un goliardico motivetto (in 24 lingue diverse) farà da invito quasi propiziatorio: “Osteria numero 8, paraponziponzipà / l’alitosi fa fagotto paraponziponzipà…”.