Ieri sera, giovedì 2 aprile 2015, è andata in onda una nuova puntata di Servizio Pubblico, condotta come sempre da Michele Santoro. Ecco quello che è successo: si apre come sempre con l’editoriale di Michele Santoro, che parla degli scariolanti, ovvero quei lavoratori che portavano duramente la terra per realizzare gli argini dei fiumi. Furono loro a realizzare, anni fa, la Concordia, che è quella che ha comprato ben duemila bottiglie del vino di D’Alema, quello che De Luca non ha affatto gradito. La Coop non l’ha pagato molto, e la cosa potrebbe sembrare un affare, ma dal punto di vista ideologico, quegli scariolanti sarebbero furiosi con gli attuali dirigenti della compagnia.



Sono state pubblicate delle intercettazioni prive di rilievo penale, ma che mostrano un D’Alema irriconoscibile, che da vignaiolo non fa nulla di male, ma allo stesso tempo stringe rapporti, e idealisticamente tutto ciò è assurdo. Torna Santoro a parlare della canzone e degli scariolanti, che oggi magari non crederebbero alle belle parole dei socialisti, e in alternativa voterebbero Salvini. Si resta a parlare di operai, affrontando il tema delle case popolari del milanese, oggi colme di abusivi. Viene citata Anna Di Vita, che in una di queste abitazioni è stata uccisa un anno fa. Un italiano sostiene di sentirsi profugo nel suo stesso Paese, poiché abbandonato dallo Stato e senza diritti. Ci sono 70 inquilini in tutto nello stabilimento dove le telecamere si sono recate, e soltanto 10 sono italiani, al punto da autodefinirsi forestieri. La signora Di Vita fu uccisa da un giovane ladro, incastrato da un’impronta digitale. Si chiama Costantin Liusnea, ha 20 anni e ora è in carcere in Grecia. Trincia va nel suo paese, a Botosani, in Romania, dove incontra sua madre, disperata per quanto accaduto. Una signora, abusiva, racconta la verità che nessuno vuol sentire, ovvero che a Milano ormai non si assegnano più le case, e dunque chi non può pagare, guadagnare abbastanza ecc, si ritrova a dover sfondare le porte e vivere da abusivo per dormire al caldo la notte, o almeno con un tetto sulla testa. Viene intervistato DOmenico Ippolito, ex direttore dell’Aler, e nega ci sia un buco in società.



L’assessore ai lavori pubblici invece definisce l’Aler ormai fallita, con mutui non pagati che ammontano a ben 345 milioni, mentre i fornitori attendono ancora la bellezza di 96 milioni di euro. Boeri in studio indica come problema principale l’idea di base di voler realizzare città a parte, per i più poveri, ai confini delle grandi metropoli italiane. Borghezio ovviamente tira in ballo la Lega e tesse le lodi di Maroni, che almeno, dice, ha razionalizzato l’eredità societaria. Inoltre attacca Pavlovic, che avrebbe dovuto denunciare il gruppo criminoso dei romeni. 



Si discute anche dei danni che la Polizia compie, sfondando muri e sanitari, che hanno un costo. Borghezio però s’infuria e dice agli zingari di lavarsi la bocca prima di parlare delle forze dell’ordine italiane, le migliori al mondo secondo lui. Pavlovic non ci sta e risponde dicendo che loro hanno governato per 20 anni, e dunque sono responsabili, inoltre al singolo Borghezio rinfaccia i precedenti penali. Dragoni solleva la vera questione, ovvero che 1000 case popolari sono realizzate ogni anno, con una richiesta di 700mila. Maroni però dice d’aver approvato il risanamento dell’azienda. Ruotolo tira fuori un dato importante, ovvero che rapine e furti d’appartamento sono aumentati in Italia, del 195 e del 230%, ma la maggior parte degli arrestati, ben il 60%, è italiana. Borghezio ha la soluzione, ovvero, come da programma di Salvini, aumentare pesantemente la presenza di polizia nelle periferie. Pavlovic chiede allo studio di parlare con cognizione di causa, e dunque differenziare fra rumeni e rom.

Borghezio dice di non voler nessuno in Italia che faccia di professione il povero. Sempre in queste case vengono mostrati dei ragazzi fare la ronda, così da tutelare le case che hanno, evitando che qualcun’altro vi si infili. Una donna, vedova di un muratore, racconta la sua storia, dei pochi soldi che ci sono, dell’affitto che ammonta a 300 euro e del gran fastidio d’avere dei vicini zingari. La puntata si conclude con l’editoriale di Marco Travaglio, alquanto calmo per tutta la serata. Lui si occupa d’altro rispetto a quanto detto, discusso e urlato nelle ore precedenti, parlando del caso di Giosi Ferrandino, ovvero il sindaco d’Ischia arrestato e interrogato per molto tempo nel carcere di Poggioreale. Travaglio definisce emblematica la sua storia. Per prima cosa si candidò con Forza Italia, passando in seguito a Margherita e, per non farsi mancare proprio nulla, decide di passare in ultima istanza al PD. In pratica un voltagabbana di prima categoria, o semplicemente il classico politico a caccia d’opportunità e guadagni, a seconda del vento che tira. Ha provato perfino a vincere le Europee, ma con poco successo. Prende 80mila preferenza, ma non entra in parlamento, e ora lo scandalo che lo ha visto protagonista, e per il quale lui si dichiara innocente. La storia di un singolo che ben riassume quella di un’intera classe politica.

Replica Servizio Pubblico, puntata 2 aprile 2015: come vederla in video streaming – E’ possibile vedere o rivedere la puntata del talk show grazie al servizio Rivedila7 disponibile sul canale, cliccando qui